A Montecitorio
Salario minimo, passa la sospensiva: se ne riparla dopo l'estate. Le opposizioni: "Vergogna"
Pd, M5s e Azione si ricompattano contro il governo. "Fuggite dalla realtà, andremo in piazza", attacca Schlein. E Conte: "Non tornate a ottobre con proposte furbe per dividere i lavoratori". La difesa di Lupi: "Non è un rinvio sine die, serve per poterci confrontare"
Alla fine della votazione, i deputati di opposizione scandiscono "vergogna - vergogna - vergogna!". Lo fanno mentre Fabio Rampelli, il presidente della Camera, comunica i risultati del voto sulla questione sospensiva di sessanta giorni, presentata dalla maggioranza, alla proposta per l'istituzione del salario minimo: 168 i voti a favore, 127 contrari e 3 astenuti. Se ne riparlerà dopo l'estate, così come sul Mes e sull'Autonomia, seguendo una sorta di consuetudine di questo esecutivo.
Non è insomma un gran notizia, semmai lo sarebbe stata il contrario, l'esito di oggi era ampiamente annunciato. Ma è stata comunque l'occasione per i partiti che si oppongono a questo governo per mostrare un'insolita unità di vedute e mettere in fila quelle che dal loro punto vista sono le contraddizioni e gli errori dell'esecutivo sul provvedimento. Definito "misura sovietica", dal ministro degli Esteri Antonio Tajani; "assistenzialista", nel ragionamento di un altro ministro, quello per la Protezione civile Nello Musumeci; o ancora "un bello slogan", per dirla con le parole di Giorgia Meloni che ha poi aperto al confronto, sebbene non troppo fiduciosa. La sensazione è che se l'offerta della premier aveva in qualche misura fatto emergere alcuni distinguo tra le opposizioni, il voto di oggi le ricompatti. Dal Pd al M5s, fino ad Azione (Italia viva sin dall'inizio non aveva sostenuto la legge sul salario minimo) arrivano infatti dure parole contro il governo.
"Quella che oggi ci troviamo a discutere non è una semplice sospensiva ma la rappresentazione della fuga della maggioranza", attacca Elly Schlein. "Almeno abbiamo fermato il vostro tentativo di votare l’emendamento soppressivo. Purtroppo però dalla realtà non si può fuggire. Esiste una questione salariale enorme in Italia che non può essere rinviata, la povertà non va in vacanza", continua la segretaria dem, prima di ricordare "i 3,5 milioni di lavoratori che hanno salari da fame" e annunciare che la mobilitazione continuerà fuori dall'Aula: "Porteremo avanti questa battaglia nelle piazze".
Dichiarazioni che fanno il paio con quelle di Giuseppe Conte, che ha preso la parola subito. "E’ così che interpretate il mandato che vi hanno conferito gli elettori? Non ve lo permetteremo", promette il leader del M5s. "In piena estate sono stati ripristinati i vitalizi al Senato e un ordine del giorno di ieri apre la strada a un aumento degli stipendi dei deputati. Aiutateci a capire: no al salario minimo per i cittadini in difficoltà e sottopagati, sì agli stipendi massimi per i politici?", si chiede ironicamente il fu Avvocato del popolo che poi risponde delle obiezioni sollevate da Meloni nei giorni scorsi: "Tutti i paesi che hanno introdotto questa misura hanno visto complessivamente un aumento di stipendi, Pil e occupazione", ha aggiunto, per poi avvertire: "Non vi ripresentate a ottobre con proposte furbe dirette a spaccare la platea dei lavoratori sottopagati".
Netta anche la posizione di Matteo Richetti, che ha ripercorso nel suo intervento i lavori della Commissione e le incongruenze mostrate da Walter Rizzetto - meloniano, che quella commissione la presiede - durante le discussioni sul salario minimo. "La vostra richiesta di rinviare l'analisi della proposta sul salario minimo, come avete fatto con il Mes, con il voto ai fuorisede, la proponete direttamente a quel 20 per cento di lavoratori più fragili, a quelle famiglie che subiscono un’inflazione reale quasi pari al 20 per cento, a quei ragazzi che firmeranno contratti per 5 o 6 euro l'ora: dire loro che se ne parlerà più avanti senza specificare in che termini significa commettere un grande errore", è il ragionamento del parlamentare del partito di Carlo Calenda. Tra i partiti di opposizione sono intervenuti anche Riccardo Magi per più Europa - "Avete dato dimostrazione di non essere pronti e di creare danni al paese" - e Nicola Fratoianni di Sinistra italiana: "Fate la guerra ai poveri e non alla povertà. Noi rilanciamo".
A stretto giro è arrivata la nota dello stesso Rizzetto: "Offriremo soluzioni concrete per un aumento dei salari, non certamente slogan", assicura l'esponente di Fratelli d'Italia, invitando le opposizioni "a non soffiare oltre sul fuoco della protesta". Secondo la maggioranza invece, "il metodo dovrebbe essere il dialogo, rivolto alla soluzione", coma ha ricordato Maurizio Lupi, uno dei firmatari della questione sospensiva, che non è stata presentata "per un rinvio sine die, ma per la possibilità di poterci confrontare". Anche perché "il salario minimo non è l’unica soluzione al lavoro povero", ha detto ancora in Aula. E così forse sarà, ma dopo l'estate.