L'intervista

Colosimo: "Basta antimafia show e liste di proscrizione: cambio le regole degli impresentabili"

Simone Canettieri

La presidente della commissione: "Il controllo va fatto in maniera preventiva e non con le liste depositate. Supererò il codice di Morra: via i reati d'opinione. A settembre apro le indagini sulla verità storica di Via D'Amelio"

Dice: “Basta con l’antimafia da avanspettacolo”. E aggiunge: “Il tempo delle liste di proscrizione degli impresentabili è terminato. Proporrò di cambiare il codice di autoregolamentazione del mio predecessore Nicola Morra affinché entri in vigore prima delle elezioni europee e delle comunali del 2024”.

Cioè? “Saremo più severi sui reati di mafia e contro la Pubblica amministrazione, ma niente lettere scarlatte sui reati di opinione: quella non è mafia”.

Chiara Colosimo, presidente della commissione Antimafia, è seduta nel suo ufficio al quinto piano di Palazzo San Macuto, già sede nel 1600 della congregazione del Sant’Uffizio. Facile provocarla: la commissione che presiede, in passato, è sembrata un tribunale etico. Anzi l’Inquisizione: “Voglio cambiare approccio”.  


Bisogna partire dall’attualità con Colosimo, romana, 37 anni e soprattutto sorella d’Italia purissima in quanto è assai legata a Giorgia e Arianna Meloni (e quindi a Francesco Lollobrigida).

Un finanziere della Direzione antimafia spiava e confezionava dossier su politici e vip: come si supera questa onta?

“Il procuratore Raffaele Cantone ha chiarito i margini della vicenda: gli anticorpi si sono subito messi in moto, c’è stata una riorganizzazione della Dnaa e il finanziere è stato trasferito”.

Tra le vittime c’era anche il suo collega di partito e ministro Guido Crosetto. 

“La sua storia mi ha colpito, ma per questo dobbiamo andare avanti, essere feroci. Mi fa paura, anzi vomitare, chi usa questi metodi contro gli avversari politici”.

Spesso chi siede nel suo ufficio, con questa vista incredibile sulla chiesa di Sant’Ignazio, inizia ad avere vertigini giudiziarie: è anche il suo caso?

“No, ma posso darle un’anticipazione: a settembre aprirò un  filone investigativo sulle verità storiche delle stragi di mafia, partendo da quella di via D’Amelio”.

Appunto, vede? Cosa spera di trovare dopo trent’anni: vuole riscrivere le sentenze?

“Mai. Non mi sovrapporrò mai a un’indagine in corso, ma voglio concentrarmi sulla verità storica di quella stagione, che ancora non è chiara. Cosa accadde nei 57 giorni che passarono dall’uccisione di Falcone a quella di Borsellino. Perché la frase del magistrato sul nido di vipere? E i documenti del Csm? E’ un’operazione verità che dobbiamo alle famiglie delle vittime”.

Cerca mandanti, terzi e quarti livelli, vuole arrivare ai legami con la nascita di Forza Italia?

“No , anzi.  Semmai vorrei fare chiarezza sui depistaggi, quanto alla trattativa stato-mafia, anticipo la sua domanda, per formazione politica non ci ho mai creduto”.
 

C’è un problema fra politica e antimafia. Anche lei sventolerà le liste degli “impresentabili”, ma che per la legge sono candidabili, il giorno prima del voto?

“No, non lo farò. Ma bisogna procedere per tappe. A ottobre vanno alle urne tra  i comuni Foggia, Rosarno, poi le province autonome di Trento e Bolzano e le suppletive a Monza. Ho chiesto a partiti e liste civiche di inviarci, settantacinque giorni prima del voto, i nomi dei candidati per visionarli. Così  voglio evitare proprio questo: la gogna tardiva, lo show, l’antimafia d’avanspettacolo”.

Lei fa politica da quando era ragazzina: le liste si chiudono la notte prima che vengano depositate.

“Lo so, ma noi vogliamo fare un controllo preventivo, semmai. Vogliamo essere uno strumento per far riflettere la politica sulle scelte, in modo che poi non possa dire: ah, non lo sapevamo”.

Non basta la legge Severino sugli incandidabili?

“In alcuni casi può evitare che si arrivi alla legge Severino per reati di mafia e contro la Pubblica amministrazione, ma solo per queste fattispecie”.

Cosa pensa del regolamento adottato dal suo predecessore, l’ex M5s Nicola Morra?

“Oggi viene preso a riferimento in quanto fa parte della legge istitutiva della commissione che presiedo ed è mio dovere seguirlo, se lo avessi fatto io lo avrei fatto in un altro modo. Su certi temi bisogna essere nettissimi. Ma mettervi dentro la diffamazione, il cumulo di reati sopra ai quattro anni dentro cui magari c’è una condanna per rissa o  la  legge Mancino mi sembra fuoriluogo. Presiedo l’Antimafia, non la commissione bravi ragazzi: sono scelte che spettano ai partiti, quelle di non mettere persone discutibili”

La  legge Mancino si occupa di incitamento all’odio, alla violenza,  di discriminazione e per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali: sa già che verrà attaccata, essendo esponente di un partito di destra?

Su questi argomenti Fratelli d’Italia non deve prendere lezioni da nessuno. Le ripeto: le liste di proscrizione non mi piacciono, e non servono, io credo che sia compito di questa  commissione dare ai partiti strumenti per evitare infiltrazioni criminali e lanciare l’allarmi sui reati contro la Pubblica amministrazione. Stop. E non dopo che è stata presentata la lista e i candidati sono ormai in corsa, ma prima. Guardi, non è un favore ai partiti, ma il contrario: così li mettiamo prima davanti a una scelta, meglio sollevare un dubbio finché si è in tempo per intervenire, no?”.

Cambierà il regolamento prima delle europee e della tornata delle comunali?

“Sì, è il mio obiettivo”.

Rifarebbe la foto con l’ex Nar Luigi Ciavardini viste  le polemiche che hanno accompagnato la sua elezione qui?

“Faccio politica   e gli attacchi degli avversari non mi spaventano, discorso diverso per la reazione delle famiglie delle vittime delle stragi: quella mi ha ferito profondamente. E mi scuso ancora se ho turbato la sensibilità di qualcuno. Detto questo,  le visite alle associazioni di ex detenuti rientrano nella facoltà di chi fa politica, così come la riabilitazione di chi ha sbagliato”.

A proposito di Ciavardini, si occuperà anche della strage di Bologna?

“Se verranno fuori collegamenti con l’antimafia ovviamente, altrimenti no”.

Com’è cambiata la sua vita?

“In maniera totale per via della presenza dei ragazzi della scorta, ma non mi lamento. Però, nota di colore: ormai non guido più la mia auto dal 23 maggio, giorno in cui sono stata eletta”. 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.