Il caso
La mano di Fazzolari e l'asse Salvini-Meloni: così è nato il blitz sulle banche. Con gli urrà di Conte
Il provvedimento sugli extraprofitti manda in fibrillazione Forza Italia e fa mugugnare Giorgetti. Il Quirinale è preoccupato e aspetta i testi
“E’ stata la mano di Fazzo”. Che non è quella di Dio del film di Sorrentino, ma appartiene a Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza di Palazzo Chigi, da sempre critico verso “la visione delle banche”, a partire da quella centrale. L’idea di tassare di botto gli extraprofitti degli istituti di credito parte da lui. E viene trasmessa alla premier di cui è l’ideologo, il ghostwriter e il correttore di bozze, quando ci sono libri da mandare alle stampe. Giorgia Meloni lunedì mattina avvisa manda i testi al ministero dell’Economia di Giancarlo Giorgetti. L’intervento coglierà di sorpresa molti ministri. E il titolare dell’Economia farà in modo di non presentarsi in conferenza stampa per illustrare l’intervento. Nel ripetersi del solito copione: mugugni senza strappi.
Al risveglio, il giorno dopo, mentre la Borsa apre con un tonfo memorabile, il ministro della Lega è fotografato in bella vista al vertice con Salvini. L’immagine viene diffusa dal Carroccio per spezzare una narrazione ormai nota. In privato Giorgetti si mostra preoccupato sia per le reazioni dei mercati sia per la possibile “incostituzionalità” della legge e dice che “era contrario”. Sembra un film del governo gialloverde, quello a trazione M5s-Lega, populista-sovranista. Non a caso il primo plauso arriva da Giuseppe Conte. Il capo dei grillini rivendica la paternità dell’idea sugli extraprofitti bancari: “Meglio tardi che mai”. Poi qualcosa accade nella maggioranza. Forza Italia si distingue. Antonio Tajani, descritto come “contrariato”, manda davanti alle telecamere il capogruppo della Camera Paolo Barelli: “Il governo avrebbe dovuto valutare meglio il provvedimento, punteremo a cambiarlo in Aula”. Parole, poi rimangiate in serata, che scatenano comunque nelle chat azzurre i commenti dei big contro il blitz di Meloni in Consiglio dei ministri, soprattutto perché a fine giornata la Borsa di Milano è maglia nera in Europa. Tajani fa anche un’altra mossa: chiama Antonio Patuelli, presidente dell’Abi.
Dalle parti del Quirinale non tira aria di festa dopo il botto dei titoli. I tecnici del Colle attendono di leggere il testo. Nel frattempo, però, emerge quasi una riflessione scontata: certe iniziative vanno ponderate, soprattutto nel loro ricasco concreto, i mercati vanno rincuorati. C’è da scommettere, inoltre, che Sergio Mattarella non sarà felicissimo dei due decreti omnibus in cui sono entrate le materie più disparate. Una lettera di rampogna al governo potrebbe essere nelle cose. La politica è in fermento: il dagli alle banche rimane uno sport popolare, di una stagione che sembrava passata con Mario Draghi. E anche il Pd si accoda al M5s. Stessa formula contiana: “Meglio tardi che mai”, dice il responsabile economico Antonio Misiani. Meloni rivendica la misura: “E’ un giusto sacrificio per le banche a favore delle famiglie”. E da Palazzo Chigi assicurano che l’intervento fosse stato preannunciato all’Abi. Salvini gongola: “il patto della fiorentina” con la premier durante la cena di domenica a Bolgheri (svelata dal Foglio) funziona. Giorgetti asseconda la linea del ritrovato duo “Giorgia-Matteo”. Chiude il cerchio “Fazzo”: “Questo è l’unico governo che ha la forza di tassare le banche perché non ha rapporti privilegiati col sistema bancario”.