Il vertice a Palazzo Chigi
“Ci pensa Brunetta”. Sul salario minimo Meloni chiama il Cnel
Due ore di incontro con le opposizioni, ma niente accordo. La premier allunga, ma non rompe. Salvini silura le minoranze
Ci penserà Renato Brunetta in due mesi. Così dice Giorgia Meloni alle opposizioni che hanno sconvocato come lei le ferie per presentarsi caracollanti sotto il sole delle cinque a Palazzo Chigi. La premier, arrivata in mattina dalla Puglia dove tornerà in serata, dice ai gruppi di minoranza (ci sono tutti, eccetto Iv di Matteo Renzi per partito preso e Angelo Bonelli dei Verdi per impegni con la famiglia) che la loro proposta sul salario minimo non la convince. O meglio: “Nessun pregiudizio, ma va incardinata in una riforma più ampia del lavoro povero, ecco perché va coinvolto il Cnel che ci presenterà una proposta in sessanta giorni. Il presidente è pronto a ricevervi da domani”. E dunque ecco Brunetta, ecco il ritorno del Cnel, da cimitero degli elefanti da abolire (referendum del 2016) a fabbrica di idee. “Lavoro povero” è la nuova formula che Palazzo Chigi vuole contrapporre al “salario minimo” perché anche di slogan si nutre questa politica. Per il resto tutto si è acceso e spento in due ore. Opposizioni scontente, governo aperturista ma non troppo. Pronto al dialogo, ma a non farsi fagocitare. Non è un no, ma continuiamo a parlarne. Il tavolo balla, ma forse regge, perdendo commensali.
L’ultimo ad arrivare all’appuntamento, come d’abitudine, è stato Giuseppe Conte (“ho portato con me i grafici”, che però non mostrerà). Il primo è Carlo Calenda in compagnia di Matteo Richetti. In mezzo le altre delegazioni, a partire da quella del Pd con il tandem rosa Cecilia Guerra-Elly Schlein (la segretaria del Pd, a margine, chiede conto a Meloni delle parole di Marcello De Angelis sulla Strage di Bologna e sui ritardi della ricostruzione in Emilia: per il primo si sente rispondere che non si occupa di regione Lazio, per la seconda contestazione controbatte alle parole di Bonaccini). Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, è partito da Brindisi la mattina con il volo Ita trovando anche Meloni. “Dispiaciuto di vedermi?” “E tu?”. Sarà stato un prevertice ad alta quota con nuove affinità elettive dopo la mossa del governo contro gli extraprofitti delle banche? Non esageriamo. Anche se durante l’incontro nella Sala Verde un gioco di simpatie scanzonate in effetti è emerso. Con Fratoianni che ha pungolato la premier “sul perché adesso non passiamo a una bella patrimoniale visto che sulla banche siamo d’accordo?”. Risate per smorzare la tensione.
Si è partiti così: Meloni per 25 minuti ha letto un testo pieno di dubbi sulla proposta di legge delle opposizioni. Al punto che Riccardo Magi di +Europa si è fatto sfuggire questa provocazione: “Sembra il question time del governo alle opposizioni”. Ma le minoranze hanno preso la parola e sono uscite dal governo per contestare l’ipotesi Cnel. A cui sembra interessato per spirito di pragmatismo solo Calenda. Se ne riparlerà a fine settembre e intanto tutti “chez Renato”, almeno chi vuole. Meloni – si concede una pausa sigaretta con Calenda, Fratoianni e Schlein – non vuole rompere del tutto. A incontro chiuso ecco la nota della Lega (Matteo Salvini era collegato, Antonio Tajani era presente): “Le opposizioni sono ideologiche”. Non proprio un favore a Meloni.