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Quant'è seria l'idea di Pier Silvio Berlusconi in politica? Parlano Scajola, Urbani e Brachino
Secondo un sondaggio la stragrande maggioranza degli elettori di Forza Italia vorrebbe che fosse l'ad di Mediaset a raccogliere il testimone del Cav. "Tajani garantiva l'atterraggio più morbido, ma il futuro è tutto da scrivere: il sangue non è acqua", dice il sindaco di Imperia. Contrario l'ex ministro Urbani: "In politica non conta il cognome, ma le capacità"
Non è facile capire quanto resti solo una suggestione. E quanto invece, dalle parti di chi ha frequentato i Berlusconi, ne ha conosciuto e tuttora osserva le meccaniche famigliari aziendali e politiche, ad Arcore, a Cologno Monzese, a palazzo Grazioli, sia presa sul serio o con un certo dileggio l’ipotesi che Pier Silvio possa scendere in campo, raccogliendo l’eredità del padre. Questo perché in molti preferiscono scansare la semplice curiosità, e con un poco d’imbarazzo si sottraggono: “Preferirei non entrare in queste dinamiche. Senza il Cav. si è chiusa un’epoca”. Eppure c’è chi come Claudio Scajola, sindaco di Imperia, ex coordinatore di Forza Italia, pluriministro dei governi Berlusconi, questo scenario non lo trova così peregrino. “Pier Silvio in politica? Perché no? Lo valuterà lui. Dipenderà dall’evolversi degli equilibri nazionali, ma forse anche internazionali”, dice al Foglio.
Se ce ne stiamo occupando è perché mercoledì sera il Tg5 ha pubblicato un sondaggio realizzato da Winpoll in cui si dice che Pier Silvio Berlusconi viene considerato l’erede di Silvio in politica dal 68 per cento degli elettori di Forza Italia. Una rilevazione di cui è stato notato il tempismo particolare, visto che lo stesso Pier Silvio lo si era appena visto in veste di “leader ispirazionale” in occasione del Trofeo Berlusconi, prima della partita Milan-Monza. E in effetti, sempre Scajola, quando gli si chiede se lo immagina come nuovo leader di Forza Italia, risponde così: “Lo ricordo da ragazzo: pulito e serio. Attento osservatore. E il sangue non è mai acqua. Lo si vede da alcune sue azioni recenti”. Uno che conosce bene l’universo Mediaset, “anche se con Pier Silvio non ho più contatti dal periodo del Covid”, è Claudio Brachino. Ex direttore di Videonews, di Sport Mediaset, è stato dipendente del gruppo per oltre trent’anni. “Scendere in politica adesso? Non credo gli convenga. Mi sembra troppo preso dalla gestione dell’azienda”, analizza. Anche se questi sondaggi potrebbero pur sempre segnalare che l’elettore di Forza Italia preferisce tornare a un Berlusconi piuttosto che affidarsi a Tajani, la cui leadership è tutta ancora da provare. “Tajani è il leader di questa fase, ha esperienza, era quello più naturale per raccogliere pro tempore l’eredità di Berlusconi. Dovrà affrontare il congresso, un passaggio che ha poco a che fare con la storia di Forza Italia. Ma non è detto che lo resti dopo il 2024, perché le europee saranno una specie di spartiacque”. E però c’è un dato che merita di essere segnalato. E cioè che “un certo attivismo Pier Silvio lo sta dimostrando. Una sua leadership, seppur per adesso slegata dalla politica, se la sta costruendo. E’ in movimento. Si può senz’altro dire che è stato il vero vincitore del calciomercato televisivo”.
Chi invece non crede affatto a questa successione dinastica è Giuliano Urbani. “Perché l’unico in grado di dare una certa continuità all’interno di Forza Italia è Tajani. E poi perché in politica non conta il cognome che hai ma le capacità personali. E non mi risulta affatto che Pier Silvio Berlusconi abbia un qualche carattere politico rilevante”, dice l’ex ministro, tra i fondatori di FI. Secondo Urbani, in realtà, “il tema della leadership all’interno di Forza Italia non si pone neppure, perché quel che importa è la leadership del centrodestra. E qui il vero interrogativo è quanto Giorgia Meloni riuscirà a tenere unita tutta la coalizione. A muoversi non danneggiando gli altri partiti”.
La tagliola delle europee, però, potrebbe pur sempre essere il passaggio che archivia Forza Italia, ne toglie il senso stesso di continuare a esistere. Qualora perdesse milioni di voti rischierebbe di scomparire? E’ per questo che si fa il nome dell’altro Berlusconi? “Io credo che sia essenziale una formazione che si ispiri ai princìpi cristiani, liberali e riformisti, con una forte visione europeista, atlantista e garantista, che è l’ossatura del partito del quale sono orgoglioso di aver contribuito, accanto a Berlusconi, alla formazione e definizione attraverso lo statuto del primo congresso di Forza Italia ad Assago nel 1998” risponde Scajola. “Credo peraltro che la maggioranza degli italiani abbia ancora questa cultura. C’è la domanda, deve esserci l’offerta”, aggiunge l’ex ministro. Secondo cui Tajani, dopo la morte del Cav. “era l’atterraggio più morbido e sicuro. Il futuro però è ancora da scrivere”. Lo scriverà suo figlio Pier Silvio? Per dirla ancora con le parole di Brachino, “adesso no, ma domani chi può escluderlo? Del resto, sta dimostrando di essere molto ambizioso”.