Il confronto
Salario minimo, le proposte alternative di Meloni: oggi l'incontro con le opposizioni
Alle 17 il vertice a Palazzo Chigi con i leader di minoranza (ma senza Renzi). La premier punta a un ddl a settembre contro lavoro nero, contratti pirata e sgravi per chi adegua vecchi contratti
Se il salario minimo si infrangerà contro la tappezzeria damascata della Sala Verde, ci sarà almeno un’opposizione minimamente unita? La premier Giorgia Meloni alle 17 riceve i leader dei partiti di minoranza (con rispettive mini delegazioni al seguito).
Obiettivo: stroncare la loro proposta, non farsi accusare di essere nemica di quei tre milioni di italiani che sono sottopagati e annunciare una disegno di legge che dovrebbe prendere forma a settembre, quando le Camere torneranno a riunirsi dopo le vacanze. E dunque ddl Lavoro o un collegato. La premier castiga banca vuole intestarsi anche questa battaglia con tre proposte: estendere la contrattazione collettiva alle categorie che ne sono escluse, combattere i contratti pirata e il lavoro nero con aumento delle pene per i datori lavoro, rivedere le norme sui subappalti. E’ possibile però che Meloni, di ritorno dalle ferie in Puglia per le quali ripartirà subito dopo l’incontro, qualcosa se la inventi. Come la proposta di rinnovare i contratti collettivi che da anni non hanno avuto adeguamenti e detassandoli. A Palazzo Chigi fino a ieri hanno pensato a una soluzione: sarà un momento di ascolto, certo, ma anche di proposta per evitare che le opposizioni escano dal vertice sparando sul quartier generale.
Il governo si presenterà a ranghi non completi, ma quasi. Meloni sarà affiancata dal vicepremier Antonio Tajani e l’altro Matteo Salvini, seguirà l’appuntamento collegato in videoconferenza. Per il ministero del Lavoro ecco la titolare Elvira Calderone e il sottosegretario Claudio Durigon, leghista con un passato da sindacalista nell’Ugl, e dunque esperto della materia.
Dall’altra parte l’opposizione. Con un primo colpo d’occhio: non sarà unita al cento per cento. In quanto Italia viva da giorni si è defilata. Matteo Renzi non ci sarà. Questa la sua versione: “Non vado, anche se la premier mi ha chiamato. Quando ci sarà una proposta la valuteremo in Parlamento”, è la linea dell’ex premier espressa in questi giorni ai suoi parlamentari.
Al contrario ci saranno Carlo Calenda e Matteo Richetti (Azione), Elly Schlein e Cecilia Guerra (Pd), ma anche Bonelli & Fratoianni (Verdi e Sinistra), Giuseppe Conte e Nunzia Catalfo (M5s), Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova (+Europa). Dopo lo stop di Meloni alla proposta sul salario minimo, annunciata l’altro giorno attraverso la sua rubrica social degli appunti, sono iniziati i primi distinguo di merito. Calenda è pronto “a trattare”. Con la premessa che “saremo costruttivi” e il consiglio alla premier di “parlare con chi lavora nelle imprese”. C’è anche un timore, dalle parti di Azione. E cioè che l’appuntamento si trasformi in un “varie ed eventuali”. Con la ricerca da parte dei vari partiti dell’opposizione di parlare più all’esterno, e dunque al proprio elettorato, che all’interno, e cioè alla presidente del Consiglio vista la chiusura netta che ha anticipato l’incontro odierno.
Non è una sorpresa, per esempio, che Schlein sia intenzionata a “inchiodare” Meloni sulla ricostruzione dell’Emilia-Romagna allagata, ma anche sulla strage di Bologna, dopo il caso del capo della Comunicazione istituzionale della regione Lazio Marcello De Angelis. Conte, invece, sarebbe tentato di unire il salario minimo alla brutta fine capitata al suo Reddito di cittadinanza.
Di sicuro il faccia a faccia con la premier, per il capo del M5s sarà anche l’occasione per ribadire la paternità della proposta sul salario minimo, cavallo di battaglia grillino, un po’ scippato dal Pd (mediaticamente) nelle convulse contrattazioni delle scorse settimane in commissione lavoro. E +Europa e i rossoverdi? Nessuno rimarrà a guardare. D’altronde questa, finora, è stata un’occasione più unica che rara (seconda solo al giro di tavole sulle riforme di qualche mese fa).
Usciranno tutti i partiti con una nota comune dopo il vertice con la presidente del Consiglio? C’è chi dice no. E dunque ci sarà nel metodo una corsa a differenziarsi e nel merito il tentativo di sembrare uniti nell’approccio davanti a un problema che investe milioni di italiani e quindi di elettori.
Simone Canettieri