l'intervista
Parla Tajani: “Meloni non può imporre, deve confrontarsi con noi. Mai più tasse sugli extraprofitti”
"Le cose potevano essere fatte meglio, ora dobbiamo preservare la nostra credibilità internazionale e rassicurare gli investitori", ci dice il vicepresidente del Consiglio dopo l'approvazione della tassa alle banche. "Presenteremo emendamenti, ne valutiamo uno per escludere i piccoli istituti dalla norma"
“Mi auguro onestamente che in Consiglio dei ministri una cosa come quella avvenuta con la norma sugli extraprofitti delle banche non accada più”. Il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri di Forza Italia Antonio Tajani è ancora turbato per quanto successo lo scorso lunedì, quando a Palazzo Chigi il Cdm ha approvato il decreto omnibus con all’interno la norma sugli extraprofitti delle banche. Il provvedimento – che prevede un prelievo del 40 per cento sugli utili degli istituti dovuti all’aumento degli interessi sui finanziamenti – non è piaciuta affatto al terzo partito di maggioranza. “Adesso – dice al Foglio il vicepremier – lavoreremo per migliorarla, andremo avanti per la nostra strada, noi rappresentiamo l’anima liberale del centrodestra, siamo parte del Ppe, mica siamo Fratoianni o Elly Schlein”.
Ma Forza Italia è stata presa alla sprovvista? “La norma – racconta Tajani – non era stata concordata, invece doveva esserci una discussione prima e non un dibattito successivo all’appovazione, e inoltre il pacchetto andava annunciato a mercati chiusi”. Perché questo dibattito preventivo non c’è stato? “Questo lo dovete chiedere al presidente del Consiglio e al ministro Giancarlo Giorgetti”, risponde secco il vicepremier. Salvini dice che si tratta di una misura di equità: anche Mario Draghi tassò gli extraprofitti, in quel caso quelli delle società energetiche, perché non può farlo questo governo? “Guardi – ci risponde Tajani – fare si può fare tutto, ciò che conta è farlo bene e in questo caso le cose potevano essere fatte meglio”. Al vicepremier e leader di Forza Italia non sono piaciute parti dei contenuti e modalità di presentazione del provvedimento. “Non possiamo sembrare ideologicamente contro le banche”, dice. “Se servono soldi per il bilancio dello stato è giusto che possano essere presi anche dalle banche, ma senza che questo sembri un atto ostile, dobbiamo preservare la nostra credibilità a internazionale, non possiamo permetterci di spaventare gli investitori mostrando un atteggiamento punitivo con gli istituti che, per di più, sono indispensabili nelle situazioni di difficoltà finanziaria, adesso quello che ci preme è rassicurare i mercati, tutelare la nostra credibilità internazionale e rassicurare gli investitori”.
Intanto Forza Italia lavora già ad alcune modifiche del provvedimento quando il decreto approderà in Parlamento per la conversione. “Certamente”, dice Tajani. “Durante il dibattito in Parlamento verificheremo se sia in sintonia con la Costituzione, in particolare dobbiamo tutelare le piccole banche, quelle che sono più vicine ai cittadini, ci saranno delle audizioni e noi presenteremo degli emedamenti, ne valutiamo uno proprio per chiedere di escludere gli istituti più piccoli dalla norma”. Si dice che seguirete le indicazioni dell’Abi. "L’Abi l’ascolteremo come ascolteremo altri soggetti, ma sarà comunque la politica a decidere”. Ci saranno emendamenti condivisi con il Terzo polo? “Assolutamente no, nessun inciucio con l’opposizione, ma correttivi migliorativi per trasformare il decreto in un buon provvedimento”.