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Via il Rdc per tutti, anche per gli occupabili, trattati come abusivi
Sebbene il Reddito di cittadinanza abbia mostrato tanti limiti, in particolare per la parte di accompagnamento al lavoro, quello che è davvero imperdonabile per il governo è aver cancellato la misura senza offrire una alternativa davvero praticabile
Dopo la pandemia ci poteva pure stare una stretta al Reddito di cittadinanza, per lo meno per quella parte che si riferisce agli “occupabili” che – si è sempre detto – non ha mai funzionato a dovere. Quello che è davvero imperdonabile per il governo è aver cancellato il Reddito per tutti gli “occupabili” senza dargli una alternativa praticabile. Come se fossero tutti degli abusivi.
“Dopo la pandemia” sono parole cruciali. Durante la pandemia il Reddito di cittadinanza è stato uno strumento assolutamente fondamentale che ha fatto sì che la povertà non esplodesse durante la crisi del Covid nel 2020 e 2021. In verità durante il Covid il Reddito di cittadinanza non è bastato, si è dovuta allargare la platea con il Reddito di emergenza.
Ciò non toglie che dopo la pandemia, appunto, tornati a condizioni di normalità, si debbano riconoscere tutti i limiti del Reddito di cittadinanza per la parte di accompagnamento al lavoro. Sono sempre esistite infatti due categorie “occupabili” e “non occupabili” determinate a tavolino dall’Anpal, senza nessuna verifica di persona, tanto poi comunque toccava lo stesso identico beneficio a tutti. I primi venivano indirizzati ai centri per l’impiego, mentre i secondi no. Ma prima gli si dava il Reddito sulla base dei requisiti reddituali e patrimoniali e poi li si mandava ai centri dell’impiego. Con il risultato che o i centri non li convocavano (per le note difficoltà ormai chiare a tutti) o loro non ci andavano, o comunque l’offerta congrua di lavoro non si realizzava mai perché un vero colloquio di lavoro non avveniva mai (o perché nessuna impresa li voleva o perché comunque non si presentavano al colloquio). Quindi in principio un nullatenente o senza redditi in chiaro poteva ricevere il reddito per un tempo indefinito a intervalli di 18 mesi più un mese di sospensione.
In teoria ci poteva quindi stare una stretta sui nuclei composti da una persona singola senza carichi di famiglia che a fine 2022 erano ben 480 mila (molti in età da lavoro), il 40 per cento del totale dei nuclei percettori di Reddito. Visto che comunque il sistema dell’offerta congrua non funziona, il punto è evitare che chi è davvero in grado di lavorare abbia l’incentivo di mantenere i redditi in nero al solo fine di mantenere i requisiti formali di diritto al beneficio. Durante il governo Draghi fu proposto un décalage nel tempo della misura per gli occupabili (come la Naspi) in modo da incentivarli a trovare un lavoro. In cambio i risparmi sarebbero stati impiegati per integrare i redditi di chi, pur ricevendo il Reddito di cittadinanza, lavora già in chiaro e guadagna così poco da rimanere nei requisiti della misura. Un incentivo a trovarsi un lavoro e a dichiarare redditi in chiaro seppur bassi. La proposta non passò per l’opposizione dei 5 stelle ma era già chiaro che esisteva un trade off tra dare una misura a tutti, rischiando anche di darla a chi non ne avrebbe diritto (il che è andato bene durante gli anni della pandemia), oppure di darla a meno persone rischiando di lasciar fuori qualcuno (ma dando i giusti incentivi al lavoro). Non esiste il target perfetto, comunque si fanno errori o in un senso o nell’altro.
Ma la colpa imperdonabile di questo governo è il modo in cui hanno voluto togliere la misura agli occupabili. Come se tutti gli “occupabili” fossero degli abusivi. Chiunque abbia mai fatto un colloquio di lavoro sa che, prima di sapere se uno è davvero occupabile o no, lo devi intervistare. Molte persone sono in età da lavoro, sono fisicamente sane, non hanno carichi famigliari, ma non per questo sono in grado di fare alcun tipo di lavoro. Non puoi togliergli il beneficio e basta. Non si è mai visto un governo togliere improvvisamente misure di beneficio, di solito c’è sempre un décalage. L’unico modo civile era valutare uno a uno tutti gli “occupabili” e a quelli davvero occupabili dare un sussidio a tempo o legato alla dichiarazione di redditi in chiaro. Invece li hanno lasciati a se stessi o li hanno affidati ai sindaci che hanno ben donde di lamentarsi che, oltre a tagliargli il Pnrr, gli scarichi addosso il lavoro che il governo non sa fare (da Rdc a taxi).
Così adesso il percorso per gli “occupabili” sarà a ostacoli. Prima dovranno fare una domanda all’Inps con lo Spid o tramite patronato (e gli analfabeti come faranno?). Quindi verrà notificato l’obbligo di iscrizione alla piattaforma di incontro domanda-offerta di lavoro. Quindi partiranno le verifiche dei requisiti formali di reddito e patrimonio e solo successivamente verrà sottoposto all’interessato il patto di attivazione digitale. Infine l’assegno non arriverà subito, ma solo dopo che il richiedente si sarà recato presso un centro per l’impiego e avrà sottoscritto un patto di attivazione di politiche attive. Auguri. Poi non si lamentassero delle proteste, che avvengono sempre quando togli un beneficio monetario senza spiegare. Successe anche negli anni 2000 quando si fece il primo esperimento di Reddito di cittadinanza che aveva di per sé durata limitata.