ricostruzione in emilia romagna
“Sull'alluvione Meloni non ascolti Bignami”. Parlano i sindaci dem
I primi cittadini del Partito democratico dell'Emilia Romagna, insieme al governatore Stefano Bonaccini, negli scorsi giorni hanno scritto alla premier per chiedere un incontro a Palazzo Chigi: "La risposta è stata un no rabbioso, pieno di offese e delegittimazioni"
“Chi è stato delegato da Giorgia Meloni di occuparsi di Romagna le sta evidentemente raccontando un film che non esiste”. Michele De Pascale, sindaco di Ravenna e presidente della sua provincia, la più colpita dall’alluvione dello scorso maggio, con 18 comuni su 18 coinvolti e due piccoli municipi, Solarolo e Sant’Agata sul Santerno, in cui il fango non ha risparmiato neppure una casa, ce l’ha con Galeazzo Bignami, sottosegretario alle Infrastrutture di FdI e referente diretto della premier Meloni in Emilia-Romagna. “D’altronde – dice De Pascale – sono mesi che da queste parti non lo vede nessuno e un motivo c’è: sa benissimo che i cittadini aspettano gli indennizzi e che gli indennizzi non ci sono”.
De Pascale, insieme al sindaco di Cesena e presidente della provincia di Forlì-Cesena Enzo Lattuca e al governatore Stefano Bonaccini, negli scorsi giorni ha scritto a Giorgia Meloni per chiedere un incontro a palazzo Chigi. “La risposta – dice oggi – è stata un no rabbioso, pieno di offese e delegittimazioni, ora sappiamo che per il governo dire che gli indennizzi non ci sono e chiedere di fare presto è considerato un reato di lesa maestà”. C’è chi dice che ai sindaci Pd non è andata giù la mancata nomina a commissario di Stefano Bonaccini. “Noi – replica De Pascale – non facciamo politica, sappiamo distinguere la dialettica tra i partiti e gli aspetti istituzionali, stiamo solo lavorando per i nostri territori, ce lo chiedono anche i sindaci del centrodestra”.
Due sono i principali problemi sollevati: l’assenza d’indennizzi per cittadini e imprese (esclusi i primi contributi d’immediato sostegno da 5 mila euro stanziati dalla Regione) e la mancanza del decreto per il riparto dei primi fondi per riparare strade, argini dei fiumi e rimuovere le frane. Questa seconda questione riguarda in particolare le province di Bologna e Forlì-Cesena, le più collinari, dove le frane hanno fatto i danni maggiori. “A Cesena – racconta il sindaco Enzo Lattuca – abbiamo fatto interventi in somma urgenza per oltre tre milioni di euro, ma adesso ci siamo dovuti fermare perché i fondi stanziati non arrivano e non abbiamo ancora potuto pagare le aziende”.
A Ravenna sono gli indennizzi la questione più urgente. “Nella nostra provincia – spiega il sindaco De Pascale – il problema è quello, d’altronde delle 20 mila domande di contributi immediati, 14 mila vengono da qui, la prima volta alla presidente Meloni lo dissi quando venne qui in prefettura, sono passati mesi invano”. De Pascale e Lattuca chiedono al governo di dirottare gli 1,2 miliardi stanziati per ammortizzatori sociali e bonus autonomi su ristori e credito d’imposta per le aziende, mentre da palazzo Chigi fanno sapere che per questo bisognerà aspettare fine settembre. “E’ un’assurdità attendere – dice Lattuca – ne sono stati spesi nel primo mese solo 30-40 milioni, significa che tutti quei fondi per la cassa integrazione non servono, non c’è bisogno di un data analyst per capirlo, c’è almeno un miliardo che potrebbe essere sbloccato subito”. Secondo il sindaco di Ravenna De Pascale quella del governo è una scelta precisa: fingere di muoversi, senza farlo davvero. “Con un decreto – dice – sono stati stanziati i 2,3 miliardi in tre anni per gli investimenti, ed è stato relativamente semplice perché il governo ha fatto il giro dei ministeri, trovato fondi che non sarebbero stati spesi in tempo, e li ha riallocati nel capitolo per la Romagna, poi ha fatto uno stanziamento sproporzionato sugli ammortizzatori sociali con la clausola che i fondi torneranno al ministero se non spesi, in pratica ha finto di stanziare 1,2 miliardi, mentre con gli indennizzi servirebbe spostare poste di spesa corrente dicendo davvero che la Romagna è una priorità, ma evidentemente non c’è ancora la forza politica per farlo”.
“Eppure – aggiunge Lattuca – Meloni promise quando venne qui di ristorare tutti i danni al 100 per cento e invece siamo fermi ai 5 mila euro stanziati da Bonaccini a metà giugno, intanto potrebbero almeno spiegare ai cittadini come fare le perizie asseverate per ricevere questi fondi se mai arriveranno”.
I sindaci dem propongono un metodo: “Con il superbonus – dice De Pascale – abbiamo dato anche ai miliardari la possibilità di rifarsi la casa a spese dello stato, una scelta per me sbagliatissima, ma adesso questo strumento non può non essere usato per gli alluvionati”. In questo modo – assicura il sindaco di Ravenna – il 90 per cento dei romagnoli avrebbe risolto, e le risorse si potrebbero concentrare su quel restante 10 che non ha capienza fiscale”.