l'intervista
Il sindaco di Trieste Dipiazza striglia il governo sui migranti: “Così non va”
L'esponente di centrodestra: "La gestione dell'immigrazione sta diventando un problema enorme per i comuni. Si adottino misure forti come il blocco delle partenze e si velocizzino i rimpatri. Nel frattempo usiamo le caserme"
“L’immigrazione per noi sindaci sta diventando un problema enorme. Non sappiamo più dove metterli. E’ una cosa che ci sta facendo impazzire. Basta mezze misure, ora il governo abbia il coraggio di prendere misure forti. Di bloccare le partenze”. Il sindaco di centrodestra di Trieste Roberto Dipiazza è quasi sconfortato. Colloquiando col Foglio non nasconde le preoccupazioni che in questi giorni stanno emergendo da un fronte trasversale di primi cittadini, preoccupati che la situazione, con i flussi sempre più ingenti delle ultime settimane, possa degenerare nel caos e nell’anarchia. “Ieri mi ha chiamato un sindaco di un piccolo comune alle porte di Trieste”, racconta Dipiazza. “Mi ha chiesto aiuto, perché il problema non sono solo i migranti. Ma anche i minori non accompagnati, per cui c’è bisogno di tutta una serie di accortezze che non per forza si riescono a reperire sul territorio”.
I dati si conoscono, ma forse è utile ripeterli. Nei primi otto mesi del 2023 gli sbarchi sono più che raddoppiati rispetto all’anno precedente, superando quota 100mila nuovi ingressi (in totale sono stati 101.386). E’ per questo che il governo vorrebbe redistribuire migliaia di migranti sul territorio nazionale, spostandoli principalmente nelle regioni più popolose del nord, soprattutto Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. “Ma il governo deve capire che il sistema dell’accoglienza diffusa, tanto caro alla sinistra, ha dimostrato di essere un fallimento totale. Si vuole una soluzione temporanea? Riaprissero le centinaia di caserme che abbiamo qui nel nord-est. Quello sì che sarebbe un modo per respirare”, spiega Dipiazza. Che al governo imputa un altro errore: “Stimo la premier Meloni, sta facendo un grande lavoro, ma tenere le persone appese 4-5 mesi per sapere se sono rifugiati o meno sta rallentando troppo le procedure. Bisogna velocizzare i rimpatri, le espulsioni, altrimenti il sistema collassa. Noi che conosciamo bene la rotta balcanica dovremmo essere ascoltati”.
Anche perché si pone il tema delle risorse, con i margini di spesa che per gli amministratori pubblici si fanno sempre più risicati. “Io guido da circa vent’anni un comune senza debiti. Ma gli altri come fanno? Non siamo come i privati, che possono mettere mano liberamente al portafoglio”, spiega ancora il sindaco triestino. Insomma, in definitiva, cosa chiedete? “Che il problema lo si affronti con soluzioni concrete e tempestive. Continuare a far arrivare gente prima o poi farà esplodere il sistema di accoglienza”. E quindi? “Lo ripeto, bisogna intervenire a monte, bloccare le partenze. Anche perché questi sbarchi sono un chiaro attacco anche nei confronti del governo. Guardate cosa sta succedendo in Tunisia. Non ci sono altre strade”.