Viale Mazzini
Rai Oppenheimer, la destra fa esplodere il sindacato Usigrai
Denunce, ammanchi, iscritti contro iscritti e la gaffe del caso Tg1. Lo storico sindacato rosso dei giornalisti Rai si spacca e ora c'è chi vuole fare l'anti Usigrai di destra. Gasparri se la ride
E’ un filmone come quello di Nolan: Usigrainhemer. La storia, in pillole: è la scissione dell’Usigrai, il sindacato rosso dei giornalisti Rai, disconosciuto oramai dai giornalisti Rai. Per chi non sa nulla di questa sigla sindacale, ecco il cast, in una riga: 1.800 giornalisti iscritti e un leader che vale più di Fidel Castro. Si chiama Vittorio Di Trapani, 47 anni, ed è già stato segretario Usigrai due volte, attuale presidente della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi). C’è chi lo vuole oggi in cda Rai al posto di Riccardo Laganà, componente venuto a mancare ad agosto. Notizia numero uno: esiste la possibilità che nasca l’anti Usigrai, un sindacato nuovo, spostato sulle posizioni della destra. Notizia due: si cerca un leader per questa nuova organizzazione. Tre: l’Usigrai non si arrende. Quattro: Maurizio Gasparri, e lo spiegheremo dopo, è il vero Oppenheimer: “Costringerò l’Usigrai alla resa con la mia bomba Twitter”. Rai come Los Alamos.
Dove eravamo rimasti? Ebbene, quando la storia Rai faceva il suo scalcagnato corso, noi eravamo felicemente alloggiati presso la masseria Necessità, quella di zio Totuccio (una puzza di letame che non vi diciamo). Era insomma il 25 agosto quando una giornalista del Tg1, il telegiornale del direttore Chiocci (ha nominato capo del politico Marco Valerio Lo Prete), intervista il generale Vannacci. Per inciso, la giornalista fa le domande, ma nel montaggio del servizio le taglia per velocizzare il pezzo. Usigrai strepita: “Al Tg1 hanno dato una tribuna al generale”. Scatta l’operazione. L’Usigrai compone il solito comunicato indignato (ce l’hanno prestampato, tipo griglia Excel) spiegando che “serviva un contraddittorio”. Sorpresa. Il cdr del Tg1 fa falange e risponde all’Usigrai: “Non accettiamo lezioni di giornalismo”. Controcomunicato dell’Usigrai alla risposta del cdr Rai: “La vostra risposta è offensiva e inaccettabile”. Siamo arrivati a questo: il sindacato spernacchiato dagli iscritti che si mette ad attaccare gli iscritti. E’ come se fosse caduto l’ultimo pelo di barba al busto di Marx. Mai si era andati tanto vicino alla “disarticolazione” dell’Usigrai. Pure Carlo Verdelli, ex direttore dell’informazione Rai e di Repubblica, uno che non può essere accusato di essere di destra, parlava di Usigrai come di un’associazione da Berlino Est. L’Usigrai, come si è compreso, non sta tanto bene. Pesa un’ulteriore storiaccia che ha gettato un’ombra sulla gestione Di Trapani, il segretario che ha lasciato il testimone a Daniele Macheda. Si tratta di un ammanco da cento mila euro dalle casse Usigrai, denaro degli iscritti. L’ammanco è stato denunciato, ma con l’ammanco è venuto fuori che chi doveva tenere i conti non era un revisore, ma un mezzo revisore. L’iscritto X: “In pratica, chi teneva i conti era una specie di factotum”. L’Usigrai, al suo interno, ha naturalmente una componente di destra. Due sono stati gli storici riferimenti: il ministro della Cultura ed ex direttore del Tg2, Genny Sangiuliano, e Paolo Corsini, ora direttore dell’approfondimento Rai. Insieme hanno fondato una corrente chiamata Pluralismo e libertà a cui non sembra vero poter rimproverare ai rossi: “Aridatece i soldi!”. Se c’è un politico, di destra, che non ha mai amato l’Usigrai, quel politico è Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, che a Viale Mazzini conosce pure i metronotte. Coltiva il sogno di bombardare i “bolscevichi” dell’Usigrai, anzi, come li definisce lui, gli “stalinisti”. Immaginate cosa accade quando viene a sapere che al Tg1 Marx è caduto dalle scale. Da mesi Gasparri insegue Di Trapani e gli chiede di presentarsi in Commissione di Vigilanza. Si inventa pure un tormentone estivo: “E’ diromaoditrapani?”. Di Trapani, che è giornalista di Rai news (in aspettativa) può contare su una rete tipo Comintern, Terza Internazionale. In pratica, mentre Lollobrigida cucinava granchi blu e Vannacci scalava le classifiche Amazon, la stampa italiana, almeno i suoi vertici, e quelle carovane di associazioni che si prefiggono di difendere i giornalisti (non si capisce più quali) si confrontavano a colpi di tweet con Gasparri che ancora oggi se la ride: “Quelli dell’Usigrai taggano pure il Quirinale. Ma io non mi spavento”. L’Usigrai: “Gasparri ci minaccia”. Gasparri: “Se solo in Rai si avesse un po’ di coraggio alla Gasparri”. Ed ecco che si arriva alla parte seria. L’idea di un sindacato nuovo. Di leader sindacali, a destra, ne sono rimasti ben pochi: chi c’era è stato promosso. Una trascinatrice era Incoronata Boccia, nominata vice di Chiocci al Tg1. Il candidato naturale era Corsini, ma passa le sue serate a setacciare le puntate di Report dato che l’opposizione a Meloni, in questo paese, si sa che la fa Sigfrido Ranucci. A destra dell’Usigrai sono convinti che un leader si trova. Una è Virginia Lozito consigliere della Fnsi, altri sono Francesco Palese, consigliere Usigrai in commissione Contratti, un altro ancora è Omar Reda, commissione sindacale Usigrai, mentre in commissione Pari Opportunità c’è Maria Magarik. I rossi dell’Usigrai, a questo punto, chiedono a Di Trapani di candidarsi in cda Rai. Gli scuri dell’Usigrai: “Non avrebbe i voti dei dipendenti”. L’Usigrai, due giorni fa, è tornata a comunicare contro la promozione, a vicecaporedattore, della moglie del condirettore del Tgr, Roberto Pacchetti. Lei lavora al Tgr Lombardia, lui ha la delega sulla redazione Lombardia. E qui, Gasparri, l’unico a conoscere l’equazione finale, invita a perseguire l’obiettivo storico, e a non offrire ragioni al nemico: “E’ diromaoditrapani? Siamo a un passo dalla disarticolazione”. Usigrainhemer, da un’idea di Christopher Gasparri.