Il retroscena
Così Renzi punta alla presidenza del Consiglio europeo
"Se c'è una possibilità, perché non provarci?". Ecco il piano del leader di Italia viva per succedere a Michel. Puntando sull'amicizia con il presidente francese Macron
“Mi gioco tutto. Anche questa volta, faccio all-in”. Ai suoi parlamentari, ai più stretti confidenti, Matteo Renzi in queste ore non sta nascondendo la grossa ambizione: “Se c’è la possibilità di diventare il prossimo presidente del Consiglio europeo, perché non provarci?”. E siccome lui è convinto che quella possibilità ci sia, che quello spazio potrà aprirsi, ci proverà. Così, prima di presentare il rebranding di Italia viva con il marchio “Il Centro”, con cui correrà alle elezioni europee del giugno prossimo, ha voluto infondere le truppe della sua consueta spavalderia. “La soglia del 4 per cento? Deve rimanere così com’è: incentiva le aggregazioni e con almeno 3-4 europarlamentari qualcosa puoi contare. Ce la possiamo fare. Ma ognuno dovrà metterci la faccia, come sto facendo io stesso in prima persona”.
Dunque l’ex premier è convinto che un buon risultato del gruppo “Renew Europe” farebbe sedere i macroniani ai tavoli che disegneranno l’Europa del prossimo quinquennio. Ed è su questo presupposto che poggia la sua sicumera. La presidenza della prossima Commissione europea, è il ragionamento che viene fatto dalle parti di Rignano, sarà con ogni probabilità appannaggio dei Popolari, a prescindere dal bis di Ursula von der Leyen. Per questo Macron potrebbe voler agguantare il secondo incarico più prestigioso, appunto la presidenza del Consiglio. Un ruolo politico, di contrappunto alla Commissione. “E chi meglio di me?”, pensa Renzi, che con il presidente francese ha una confidenza consolidata fatta anche di scambio di messaggi su WhatsApp. Il fondatore di Italia viva ha studiato la consuetudine susseguitasi durante le ultime legislature europee: l’attuale presidente del Consiglio europeo Charles Michel è stato primo ministro del Belgio. Quell’incarico lo hanno ricoperto altri ex premier come il belga Herman Van Rompuy e il polacco Donald Tusk. Eppure, nelle valutazioni del senatore, c’è la contezza di quali potrebbero essere i possibili avversari più quotati: l’ex primo ministro olandese Mark Rutte, su tutti. Ma anche l’attuale primo ministro estone Kaja Kallas, gravata però di recente da uno scandalo che ha coinvolto il marito, accusato di commercio con la Russia (a dispetto delle sanzioni internazionali). Sono nomi che a Bruxelles circolano da settimane, mentre quello di Renzi per ora è rimasto nell’ombra.
E del resto, se ha accarezzato l’idea di fare il successore di Michel, Renzi ha pur sempre preso in considerazione le valide alternative qualora il Consiglio finisca nelle mani dei socialisti, in una spartizione di cariche. Per esempio, la presidenza del Parlamento europeo. Una posizione che però lo attirerebbe molto meno, pur riconoscendone il prestigio. Mentre per quel che riguarda un ipotetico collocamento nella prossima Commissione, le percentuali vengono considerate dallo stesso Renzi pressoché nulle. “Perché Meloni piazzerà uno di Fratelli d’Italia. E io non sono nemmeno uno di famiglia”, ha voluto scherzare. Fatto sta che la fuga in avanti, con l’annuncio della candidatura nella circoscrizione nord-ovest e con i tentativi di allargamento ai centristi, è servita anche a pressare Calenda e la pattuglia di Azione. “Carlo? In ogni caso partiamo avvantaggiati. Se non si candida lascia fare il leader a Matteo”, dicono i renziani. “Se invece decide di essere della partita gli ricorderemo quanto e come lo abbia già fatto in passato. Quando l’impegno a Strasburgo è durato solo sei mesi. Comunque sempre meglio di quando si candidò sindaco di Roma”.
Sono suggestioni, forse, ma il piano c’è, è già partito. E ha un crono programma ben dettagliato. “Mi gioco tutto”, è il mantra dell’ex segretario del Pd. Forse conscio che le urne europee saranno per lui il vero referendum. Il progetto andrà in porto? Chissà. Lui intanto il percorso l’ha tracciato. E spera che quando servirà, il presidente Macron si dimostri l’amico su cui contare.