La corsa di Roma

Gualtieri a Skopje a caccia di voti per l'Expo 2030. Ultimi tre mesi per provare a battere Riad

Gianluca De Rosa

Bin Salman ha investito quasi 8 miliardi sulla candidatura ed è convinto di avere la vittoria in tasca. Il sindaco e il governo però sono convinti di poter ribaltare la partita. Il 28 novembre si saprà chi ha vinto

Che ci fa il sindaco di Roma Roberto Gualtieri a Skopje, capitale della Macedonia del Nord? Campagna elettorale. Se non state ridendo, tranquilli, non è una barzelletta. Ieri il primo cittadino capitolino era in effetti in Macedonia. Sulla carta, per incontrare la sindaca Danela Arsovska in vista di future collaborazione universitarie. In pratica, il sindaco faceva campagna elettorale per la candidatura di Roma all’Expo del 2030. La Macedonia del Nord, insieme a Trinidad Tobago, è entrata a far parte del Bureau international des expositions (Bie), l’organismo con sede a Parigi che, tra le diverse candidature, sceglie, un voto per ognuna delle 181 nazioni aderenti, la città che ospiterà l’esposizione universale. Roma se la deve vedere con la saudita Riad. Una sfida in salita, ma che il governo Meloni, il sindaco e il comitato promotore sperano ancora di poter ribaltare. Insomma quelli dei nuovi aderenti, sono voti a cui dare la caccia. E in fretta. Ecco dunque Gualtieri a Skopje.


Il giorno del voto finale a Parigi per la scelta del vincitore, il 28 novembre, si avvicina. Mancano meno di tre mesi. Settimane decisive per rosicchiare gli ultimi voti e impedire almeno la vittoria al primo turno – quando servono i 2/3 dei voti (120) – dell’Arabia saudita, cercando di ribaltare la partita al ballottaggio. L’Italia conta già su circa 40-50 paesi, ne serviranno almeno un’altra decina. “Adesso, è normale, le missioni s’intensificheranno”, spiegano dal comitato promotore, presieduto dall’ex segretario generale della Farnesia Giampiero Massolo che coordina un gruppo di una decina di diplomatici comandati alla causa (ultima missione, in pieno agosto, in Cile, mentre l’11 ottobre sarà l’occasione per incontrare tutti i delegati a Parigi). 


Lo scorso 19 giugno nella capitale francese – in occasione della presentazione delle candidature – il ministro degli esteri saudita, Adel Al-Jubair, aveva ringraziato pubblicamente i 120 paesi che avrebbero già preso l’impegno a votare Riad. Smargiassate, più tattica che verità, sono convinti i nostri diplomatici. Quel che è certo però è che i milioni sauditi pesano. Per sintetizzare la sfida, il Financial Times ha scritto: le tasche profonde (deep pocket) dell’Arabia saudita contro il soft power italiano. Mohammed Bin Salman ha stanziato 7,8 miliardi di dollari per finanziare la candidatura, la metà dell’intero bilancio del comune di Roma. Riad ha  incluso anche un pacchetto da 343 milioni per aiutare i paesi nella costruzione dei padiglioni e per finanziare i costi dei viaggi. Vagonate di denaro in grado di portare voti. Un po’ come nel calcio, dove grandi  campioni abbandonano la Premier League e la serie A, calamitati nel Golfo dai milioni della Saudi League. E d’altronde l’Expo 2030 come la lega araba, che sogna di partecipare alla Champions,  rappresenta per Mbs un altro tassello per l’ammodernamento e l’emancipazione internazionale del paese, considerato dall’opinione pubblica occidentale, dopo l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi e la guerra in Yemen, alla stregua di uno stato canaglia. 


Ma proprio questo cercare di “comprare” prestigio e affidabilità, sono convinti alcuni diplomatici, sta cominciando a stancare. Di certo non è stato questo l’effetto sulla Francia. Macron nei mesi scorsi ha annunciato il voto francese per Riad. Mentre i successi italiani si sono registrati con la visita di Giorgia Meloni negli Usa, al termine del quale la Casa Bianca ha diramato un comunicato che includeva anche un passaggio su Expo: “Gli Stati Uniti accolgono favorevolmente l’offerta presentata dall’Italia per ospitare Expo 2030, riconoscendo l’opportunità di usare Expo come una piattaforma inclusiva per per trovare soluzioni a problemi comuni”.  Ma anche, seppur in tono minore, la vacanza in Albania della premier è servita a garantirsi un voto. 


Mentre, lo scorso maggio, dopo un incontro in Campidoglio con Gualtieri, il presidente brasiliano Lula ha annunciato il suo voto per l’Italia. Al sindaco le trattative diplomatiche riescono bene. Anche per questo, dopo Skopje, ci sono già almeno due appuntamenti in programma. Il primo a metà settembre, quando sarà a Tokyo in Giappone insieme al teatro dell’Opera. Si lavora anche a un’altra missione per il primo novembre, quando i voti da contendersi saranno sempre meno.  Africa (dove l’Arabia saudita è però fortissima) e sud est asiatico, in questo momento il quadrante più in bilico, saranno i principali obiettivi delle missioni diplomatiche per provare a battere Riad.