l'intervista
Rotondi: "Ma quali Renzi e Calenda. La vera leader del centro è Meloni. Sì al partito unico con FI"
Lo storico esponente Dc: "La premier sta dimostrando che il governo non è di destra o di sinistra, è democristiano. Si sta rafforzando con la forza tranquilla e sopravviverà a lungo. Tajani? Alla fine si ritornerà al Popolo delle libertà"
Quando l’onorevole Gianfranco Rotondi sosteneva come oramai fosse Giorgia Meloni l’unica vera erede della Democrazia cristiana, più di qualcuno al centro storceva il naso. Ora che sono anche i sondaggi a registrare quanto gli italiani percepiscano la premier come sempre più moderata, lui, l’ultimo esponente della Dc, non si scompone: “L’ho sempre detto: il blocco sociale che si sentiva rappresentato dal fascismo, poi dalla Dc e poi ancora da Berlusconi, ha trovato in Meloni la sua nuova referente. Ha mantenuto il carisma del Cav., ma è ritornata alla collegialità dello scudo crociato”. E’ una lettura assecondata da una rilevazione Swg, secondo cui dall’inizio del governo la presidente del Consiglio è riuscita a passare, nella considerazione degli elettori, da leader di destra-destra a leader di un centro-destra a trazione molto più moderata, riscuotendo apprezzamenti anche a sinistra. E che viene avallata anche dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, esponente di primo piano di Fratelli d’Italia, secondo cui adesso al suo partito tocca diventare il “partito centrale della coalizione di governo”. “Quando sento questi ragionamenti mi torna sempre in mente la lezione del mio professore di Filosofia politica all’Università Federico II: in politica c’è la sinistra, c’è la destra, e poi c’è il governo. E il governo è sempre democristiano. Perché come direbbe Lenin, i fatti hanno la testa dura. Così il cimento del governo tende a mitigare le asprezze ideologiche e a donare la virtù della moderazione”.
Secondo il deputato eletto alle ultime politiche nelle liste di FdI, “se ci si pensa bene, anche un presidente del Consiglio dichiaratamente comunista come Massimo D’Alema in politica estera è stato capace di essere in massima continuità con la Democrazia cristiana. Ma a Meloni vanno riconosciuti degli sforzi ulteriori. Perché a livello europeo e internazionale ha cercato di giocare delle partite per ridare centralità all’Italia, collocandosi su una scia che non prevede ambiguità. Pensiamo solo al rapporto con le istituzioni europee. E così che è arrivata a oltre il 30 per cento nei sondaggi, grazie a una forza tranquilla, per dirla alla Mitterand o alla Forlani”. Eppure questo spostamento in atto verso il centro non rischia forse di riaccendere le tensioni, mai davvero sopite, all’interno della maggioranza? Che sempre manifesta un’unità di intenti. E che però sempre più spesso mostra segnali d’insofferenza. Pensiamo soltanto alla Lega: non teme che possa collocarsi in uno spazio sempre più identitario, sempre più a destra, dalle alleanze europee alla difesa per esempio del generale Vannacci, proprio per rubare consensi a FdI? “Ma la Lega fa un suo percorso che non credo possa andare a detrimento della coalizione. Più volte ho contestato Salvini, ma mi pare che in questa sua nuova veste stia dimostrando di sapersi reinventare in maniera proficua”, dice ancora Rotondi. Tutt’altro è il discorso, invece, per Forza Italia. “Perché in quel caso prevedo che nel lungo termine forzisti e meloniani possano fondersi in un’unica forza politica. Non ha molto senso che Meloni e Tajani stiano in due partiti diversi. Provengono entrambi dall’esperienza del Popolo delle libertà. Nel centrodestra è un po’ come nel gioco dell’oca: prima o poi si ritorna alla casella di partenza”. E nel breve termine? “Guai a dare Forza Italia per morta. Già con Berlusconi aveva intrapreso una spirale discendente. Ora potrà ritagliarsi un ruolo da nuova Udc, ma non è impossibile che alle elezioni europee vada oltre il 10 per cento”.
Sempre a proposito di previsioni, che fine farà il centro di Calenda e Renzi (che proprio ieri ha annunciato di volersi candidare alle europee con la lista “Il Centro”)? “E’ uno spazio politico che non esiste: la Dc aveva senso solo perché era l’alternativa alla sinistra. Tutt’al più potrebbero diventare una costola sinistra con cui si possono trovare delle convergenze puntuali con la maggioranza”. Insomma, Meloni si è mangiata il centro non lasciando nulla ai cosiddetti liberali? “Il mio intento come Democrazia cristiana è continuare a sostenerne il percorso pur dalla nostra posizione. Non è come dice Schlein, che della premier vede il rischio fascismo. L’unico rischio che vedo è quello democristiano. Non bisogna mai sottovalutare i politici che incutono tranquillità: di solito sopravvivono a lungo”.