L'intervista
“Non ha senso insistere con i rigassificatori”. Parla la responsabile Ambiente del Pd
Annalisa Corrado sostiene il Pd locale e contesta la decisione di Snam e Regione Liguria di portare a Vado la nave rigassificatrice Golar Tundra: "Non dobbiamo appiattirci sul Gnl. É costoso e ha un prezzo molto instabile"
“Il rigassificatore non deve andare a Vado Ligure, è assurdo che in un paese civile non esista uno straccio di piano industriale serio per una vera transizione energetica e il progressivo phase-out dalle fonti fossili e che garantisca la possibilità di discutere e pianificare, con tutti i livelli istituzionali coinvolti, scelte che impattano su economia e salute dei territori”. Annalisa Corrado, schleinianissima responsabile Ambiente del Pd si scaglia contro la scelta di Snam, supportata dal governatore ligure Giovanni Toti, di spostare la nave rigassificatrice Golar Tundra da Piombino a Vado, cittadella portuale della Liguria di ponente, a pochi chilometri da Savona. Non solo un problema di metodi. Ma anche di tecnologia. Corrado se la prende più in generale con l’utilizzo dei rigassificatori. “Non ha senso – dice – appiattirci così su gas naturale liquefatto e la sua rigassificazione, è una tecnologia costosa e dal prezzo molto instabile, che rischia di diventare un boomerang per le tasche dei cittadini”.
La nave, acquistata da Snam durante il governo Draghi, ha svolto un ruolo centrale nella riduzione della dipendenza italiana dal gas russo. A Piombino è ormeggiata a una banchina del porto, ma lo sarà per massimo tre anni, poi servirà una nuova collocazione. Vado appunto. Nel porto ligure sarebbe sistemata in mezzo al mare, a circa tre chilometri dalla costa. Una collocazione simile (ma con una distanza minore) a quella dell’altra nave rigassificatrice acquistata da Snam che si trova in Emilia-Romagna, a Ravenna, una scelta condivisa e supportata dal governatore e presidente Pd della Regione Stefano Bonaccini. Insomma, il Pd è favorevole al rigassificatore in Emilia-Romagna, ma non lo è in Liguria? “Innazittutto – ci risponde Corrado – il percorso in Emilia-Romagna è stato decisamente diverso, ha coinvolto tutti gli interessatii. Inoltre, in quel momento occorreva rispondere in via emergenziale a un’esigenza come quella dell’uscita rapida dal gas di Putin. Adesso la situazione è mutata e consentirebbe processi diversi, anche di messa in discussione di questo appiattimento su Gnl, non è questo il futuro”. Ma come si potrebbe fare a meno della tecnologia che sta liberando l’Italia da gas russo? “Lo si può fare credendo nelle potenzialità ormai più che dimostrate delle rinnovabili. Abbiamo contestato il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima del governo proprio perché troppo timido sugli obiettivi. Saranno le rinnovabili a renderci davvero indipendenti dalle fossili e anche dal gas: se gli industriali di settore garantiscono di poter arrivare all’84 per cento di produzione elettrica da rinnovabili, con investimenti privati per 320 miliardi di euro e con un potenziale di 540.000 nuovi posti di lavoro perché il governo punta solo a 65 per cento?”.
Intanto però la Gola Tundar – con quattro serbatoi per lo stoccaggio di 170mila metri cubi di gas naturale liquefatto e una capacità di rigassificazione di 5 miliardi di metri cubi l’anno – garantisce l’Italia. Bisognerebbe farne a meno? “Sul destino della nave bisognerebbe ragionare con un piano complessivo: tempi, modi e luoghi del suo eventuale collocamento dovrebbero dipendere da una strategia complessiva che invece non c’è”, dice la responsabile Ambiente del Pd.