Inedite amicizie

Fratelli di Gualtieri. L'asse romano tra Meloni e il sindaco Pd

Gianluca De Rosa

Da quando la premier è a palazzo Chigi, dal Campidoglio non è arrivato nemmeno un attacco. In cambio Meloni aiuta la capitale (e il sindaco)

E’ l’asse che non ti aspetti. Oltre il patto della Pajata di Alemanno e Bossi, è un compromesso storico alla Giudia. Un fritto misto per il bene di Roma. Unisce Giorgia Meloni e Roberto Gualtieri. La presidente del Consiglio di FdI e il sindaco Pd. Expo, Giubileo, metro e rifiuti. Su tutti i principali dossier Campidoglio e Palazzo Chigi viaggiano compatti. Un tacito atto di non belligeranza rispettato dai contraenti in maniera maniacale. Da quando Giorgia Meloni è al governo, dal Campidoglio non è mai arrivato un attacco scomposto. E la cosa, nonostante le condizioni non proprio perfette della città, vale anche al contrario.

 

“Con Meloni il rapporto è ottimo”, si vantano nella ristretta cerchia del primo cittadino. E d’altronde non potrebbe essere altrimenti. Gualtieri, non proprio un campione della gestione dell’ordinario, si gioca il mandato sulle partite cruciali di lungo periodo: dal Giubileo al termovalorizzatore. Insomma, ha bisogno di avere il governo dalla sua parte. Meloni, invece, non può non stare con Roma. E non solo per la natura ultra romanocentrica del suo partito, ma anche perché l’orgoglio nazionale che la premier sogna di risvegliare negli italiani necessita di una capitale in grado di scuoterlo. Ma non è solo questione di “coerenza patriottica”. “In prospettiva – dice un malizioso consigliere comunale del Pd – vogliono prendersi il Campidoglio e sanno benissimo che farlo lasciando la città com’è sarebbe una follia, si troverebbero come noi a ripartire dalle ceneri lasciate da Raggi”. 


E così la premier non ha stoppato i poteri speciali del sindaco sul termovalorizzatore. Anzi, li ha ampliati alle metro. Sempre sui trasporti, è intervenuta personalmente con la Ragioneria per sbloccare tre miliardi di euro per completare entro il 2033 la metro C e con il decreto per rinviare il bando dei diesel ha tolto al sindaco le castagne dal fuoco sulla ztl verde. Gualtieri ricambia come può. Il mese scorso, come ha raccontato per primo questo giornale, ha restituito a Fratelli d’Italia la storica sede del Colle Oppio, la culla politica della premier. Ma anche nelle scelte interne alle municipalizzate il sindaco è stato ben attento a non far fuori i manager graditi a FdI. Esempio: Claudio Scilletta, responsabile della manutenzione treni di Atac, con un passato da segretario del Circolo di An del V municipio. “Consociativismo”, avrebbe gridato un tempo Meloni. 


L’anello di congiunzione più forte tra Gualtieri e Meloni però è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. A lui la premier ha affidato il coordinamento del tavolo sul Giubileo  e con lui Gualtieri vanta un rapporto di assoluta e reciproca fiducia. Al punto che, quando è stato inaugurato il cantiere di piazza Pia, il più impattante del Giubileo, è stato proprio Mantovano a difendere il comune dagli eventuali attacchi degli automobilisti romani inferociti: “Siate più pazienti e comprensivi del solito”. 


L’asse Meloni-Gualtieri si riverbera anche nei rapporti tra Roma Capitale e la Regione Lazio. Massima collaborazione istituzionale. Tanto che, quando qualche giorno fa Nicola Zingaretti ha  criticato Meloni e Rocca che “hanno tagliato i fondi del Pnrr”, pare che tra i corridoi di via della Pisana il consigliere di FdI Daniele Sabatini si sia messo a ridere: “Ma come Zingaretti si lamenta, non vede come governiamo bene  insieme a Gualtieri?”. Ma non è solo con la premier che il sindaco coltiva un rapporto speciale. Anche con l’ex mentore e ora avversario interno di Meloni, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, l’intesa è solida. La trattativa su Colle Oppio è stata fatta con lui. E se appena vinte le elezione al Foglio Rampelli disse: “Gualtieri può stare tranquillo, gli daremo una mano”. Il sindaco nelle scorse settimane ha finanziato, lodato e presentato insieme a lui il progetto del VI municipio, guidato dal rampelliano Nicola Franco, per realizzare un parco solare a Tor Bella Monaca. Per paradosso è proprio in quella occasione che,   in coro con Rampelli, è stato fatto l’unico timido appunto al governo per chiedere al ministro che gestisce il Pnrr, Raffaele Fitto, di reinserire nel piano gli stanziamenti per Tor Bella Monaca.