I sindaci della crescita - 3 Viaggio a puntate sulla A4 (e dintorni)
Infrastrutture, Pnrr, immigrazione: ecco l'agenda Pd di Udine
“Non è casuale che da Torino a Bergamo a Milano a Brescia a Vicenza fino alla mia città, lungo l’asse dell’A4, l’autostrada che taglia il nord del paese da ovest a est, e lungo le strade derivate, molti dei principali agglomerati urbani siano in mano al centrosinistra”, dice Alberto Felice De Toni, sindaco “civico” di Udine, già ingegnere chimico e docente di Economia gestionale, eletto primo cittadino nell’aprile scorso con il 52,85 per cento dei consensi e con il sostegno di Pd, Terzo Polo (allora unito) e Alleanza Verdi Sinistra. “Ho vinto perché non appartengo a nessuno”, diceva poco dopo la vittoria De Toni, e “grazie a un’unità costruita con pazienza”. Oggi le sue parole in qualche modo rimbalzano contro quelle pronunciate dalla segretaria pd Elly Schlein: “Rispettiamoci”, ha detto Schlein domenica scorsa, non prima, però, di aver commentato l’uscita dal Pd di trentuno esponenti dem in Liguria, passati ad Azione, con un: “Qualcuno ci accusa di aver spostato il partito a sinistra. Non so se ho questa colpa e non so nemmeno se sia una colpa”. Dalla prospettiva di chi governa sul territorio, in questo caso da Udine, dice De Toni, “un centrosinistra pragmatico diventa la casa naturale per chi, conoscendo i flussi fisici, economici, finanziari e culturali che percorrono questa zona d’Italia, sa di non potersi permettere protezionismi, da un lato, ma neanche ideologismi, dall’altro”. I ceti produttivi che investono lungo la A4 “hanno tutto l’interesse a essere europeisti e rigettano gli orientamenti corporativi”. A Udine, in particolare, “non vedono come fumo negli occhi la parola ‘immigrazione’, anzi: c’è bisogno di lavoratori, c’è bisogno di operai qualificati, c’è bisogno di percorsi di integrazione che accompagnino chi arriva in Italia – cosa questa che favorisce anche la produttività delle imprese, e infatti molti imprenditori la dicono a voce alta, alla destra e alla sinistra. Non ci si può chiudere in un fortino, e illudersi che i problemi restino fuori”. De Toni ha vinto a Udine anche perché “civico”? “Non è casuale neanche il fatto che spesso i sindaci eletti con il centrosinistra al Nord presentino profili capaci di aggregare una pluralità di forze e di raccogliere consensi che riescano a proiettare la coalizione oltre il 20 per cento. Il Pd di Schlein è apparso, nella fase immediatamente successiva al congresso, sbilanciato sui diritti civili. Ma sappiamo bene che il problema sono i diritti sociali: lavoro, welfare, salario equo. In generale, penso che cercare l’aggregazione soltanto sui valori non basti. Serve il progetto. Nel caso di un sindaco: progetto per la città. Nel caso del paese: progetto di sviluppo. Parliamo di infrastrutture, parliamo di Pnrr, parliamo in modo non ideologico di come ridurre la tensione sociale – e mi riferisco, al Nord, anche rispetto all’immigrazione – per esempio attraverso un ente specifico dedicato a gestire il flusso di persone in arrivo. E’ una gestione complessa, un mestiere, servirebbe una struttura permanente che se ne occupi”. Durante la campagna per il Comune, De Toni aveva puntato sull’idea di una città e di una regione che guardino oltre i propri confini: “Affrontiamo insieme le sfide per dare alla città e ai suoi abitanti un futuro migliore, ascoltando i loro bisogni e le loro prospettive per riaccendere la fiducia e l’orgoglio del sentirsi parte di un Friuli mitteleuropeo”. Ma aveva puntato anche sul “rispetto delle diversità” (e chissà se il concetto può tornare utile al Nazareno dopo i fatti liguri).
3. continua