Il retroscena

Vertice fra Arianna Meloni e Rampelli: così all'assemblea di FdI non volerà una mosca

Simone Canettieri

Oggi l'evento del partito a porte chiuse, ieri il confronto fra la sorella della premier e il leader della minoranza per evitare strappi. Congressi locali a partire da ottobre

Quattrocento delegati. Porte chiuse. Ingresso interdetto anche agli staff. Contro il logorio della vita moderna, questa mattina in un centro congressi a due passi da piazza di Spagna, la premier Meloni si chiude in conclave con il suo partito, Fratelli d’Italia e figli di Giorgia. Inutile immaginarsi scene da assemblee del Pd – che al contrario sono aperte con tanto di popcorn – con le varie anime  che se le danno di santa ragione. Oggi non volerà una mosca  contro la gestione del quartier generale. Parlerà Fabio Rampelli, quasi sicuramente, ma il fondatore non affonderà il colpo. Ieri si è confrontato con Arianna Meloni, numero due del partito.  

Questa assemblea servirà più che altro all’altra Meloni, Giorgia, per farle dimenticare la chigite, sindrome da grane e complotti che assale tutti i politici che entrano a Palazzo Chigi.
Se la Lega è il partito leninista di Salvini, Fratelli d’Italia è il partito della nazione gestito con il telecomando dal tinello di casa. I risultati però stanno dando ragione a chi l’ha creato e dunque: perché inalberarsi e contestare?

“Chi c’è meglio di lei? Chi può rimproverarla di aver sbagliato?”, si domandano con retorica da Via della Scrofa, fra le scrivanie che furono di Giorgio Almirante e Gianfranco Fini. 
Per dire: l’ordine del giorno dell’assemblea odierna, la prima da quando si dà del tu al potere, è stato firmato dalla seconda carica dello stato: Ignazio La Russa. 


Ecco i punti che accompagneranno la giornata di puro marciapiede per i cronisti che seguiranno l’evento fuori dal centro congressi: relazione del presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni; prospettive, iniziative, eventi e impegni per la prossima stagione politica; congressi; adempimenti regolamentari e formali; varie ed eventuali. L’attenzione è sul punto tre, quello dei congressi. Ma anche in questo caso non bisogna eccitarsi troppo.  Ci saranno quelli provinciali, ma non quello nazionale perché sarebbe comico pensare a uno sfidante che non si chiamasse G. di nome e M. di cognome.  

Ci sarà da capire quando e come si voterà sui territori. Se i congressi si svolgeranno quest’anno occorrerà prendere in considerazione gli iscritti del 2022 (circa 204 mila), se invece bisognerà aspettare l’anno prossimo, quello delle Europee, si conteranno le tessere del 2023. La prima ipotesi sembra essere quella più potabile. Anzi, così è stato deciso: si partirà a ottobre. Con il brivido di uno scontro all’ombra di Colle Oppio, terra natia, fra i gabbiani rampelliani con Massimo Milani, coordinatore poi commissariato, e uno tra Francesco Filini (vicinissimo a Giovanbattista Fazzolari e dunque alla super capa) e Marco Perissa, colui che raccolse il testimone di Azione giovani proprio dall’attuale premier. Siamo all’entomologia politica. “Perché il resto dei congressi provinciali saranno al 90 per cento unitari con piccole eccezioni forse in Sicilia e a Napoli o a Vicenza con la sfida fra l’assessore regionale Elena Donazzan e l’europarlamentare Sergio Berlato. Ma insomma: che noia. Niente luci a San Siro: neanche Milano potrebbe far sognare, nonostante le varie anime da sempre in contrasto fra loro La Russa-Santanchè da una parte e il gruppo dell’eurodeputato Carlo Fidanza dall’altra. Nessuno in questa fase si vuol contare. 


Gli occhi, questo sì, saranno puntati su Arianna Meloni, la sorella della leader che, come rivelato da questo giornale lo scorso agosto, è stata promossa non solo a responsabile del tesseramento ma anche a capo della segreteria politica di Via della Scrofa: doppio salto carpiato, olé. Non è detto che Arianna parli questa mattina, perché non deve farlo per editto. Sarebbe pronta e intervenire solo se l’assemblea si riscaldasse contro di lei, contestando le scelte di chi ha deciso di rendere pubblico un lavoro che da anni porta avanti dietro le quinte. Ma insomma: una scena del genere sarebbe da fantascienza. E quindi di cosa parliamo? 

E’ molto probabile, invece, che tutto scivoli via senza veleni, ma magari con qualche cattivo pensiero ricacciato indietro. Anche perché – questa è la notizia –    ieri pomeriggio c’è stato un confronto fra Arianna Meloni e Fabio Rampelli. Uno scambio di vedute sul partito. Per nulla burrascoso. Un modo per tastare, forse, il polso della minoranza  ed evitare incidenti. Cosa che appunto non è prevista. Centralismo meloniano.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.