l'intervista
"Cappato candidato a Monza? Schlein ha sbagliato metodo". Parla il segretario del Pd locale
La base dem "amareggiata e perplessa" per la decisione di appoggiare la candidatura del radicale alle suppletive. "La cosa migliore sarebbe stata giocarcela: non ci fa paura la sconfitta ma la rinuncia", dice Pietro Virtuani
"Non possiamo nascondere la nostra amarezza e la nostra perplessità per questa decisione". La decisione è quella del Pd di Elly Schlein di supportare Marco Cappato alle elezioni suppletive nel collegio di Monza e Brianza, il seggio che fu di Silvio Berlusconi. La delusione è invece quella del Pd locale, che con una dura nota ha preso le distanze da una scelta che alla fine si è stata calata dall'alto. "Noi avevamo avanzato un'altra proprosta".
Centralismo poco democratico, insomma. È andata proprio così, hanno fatto tutto al Nazareno? "Un confronto c'è stato", dice al Foglio Pietro Virtuani, segretario provinciale dem. Ma a quanto pare, poco proficuo. "Con Igor Taruffi, della segreteria nazionale, ci siamo sentiti, magari ci si poteva sentire prima. Ma alla fine il nazionale ha preferito prendere questa strada". Quella di Cappato, di un radicale, con il suo portato di esperienze e battaglie politiche per i diritti civili, che non sembrano parlare direttamente al tessuto produttivo che connota questa parte di Lombardia. Voi su chi avreste puntato? "Non è una questione di nomi", dice Virtuani. E cosa allora?
"Il nostro è un ragionamento di metodo. Va deciso insieme ai dirigenti nazionali quale può essere la figura, tra i diversi profili sul territorio, per competere nel nostro collegio. Non è andata cosi. Da questo punto di vista, mi pare di capire, a Roma hanno preferito privilegiare il tema dell'unità del centrosinistra, che nei fatti è andata componendosi solo a pezzetini sulla figura di Cappato". Un'unità e un campo largo – va notato – che per ora sono solo presunti. E infatti mentre Azione aveva annunciato il sostegno al radicale già a fine luglio, il M5s ha sciolto le riserve solo oggi decidendo - dopo essere stato a lungo scettico - di convergere e non presentare un proprio nome, per non contribuire a una frammentazione dell’area progressisti. Divergenze di tempi e modi che non a caso vengono evocati nel comunicato del Pd locale.
"L'unità è senza dubbio importante, ma questa non può venire a scapito della soggettività. E peraltro proprio in Brianza si sono radicate larghe alleanze stabili (non immaginate, ma sperimentate) che sono la base di molti governi cittadini", si legge in un passaggio della nota particolarmente critico. Schlein immagina alleanze che non esistono? Ha inseguito Calenda in questa partita? "Da Monza ai comuni più piccoli siamo stati capaci di comporre coalizioni che vanno da Sinistra italiana a Italia viva, era questo che intendevamo", spiega il segretario. "A livello locale, ci siamo riusciti, anche con il supporto delle liste civiche. E in una supplettiva come questa, con un dibattito non necessarimanete schiacciato sui temi nazionali, forse anche queste realtà potevano essere incisive in termini di voto. Questa è l'operazione che volevamo mettere in campo".
Eppure tutto lascia intendere che quello di Monza e Brianza sia un collegio dal destino segnato, vincerà Adriano Galliani. Meglio che il volto della sconfitta non abbia i tratti del Pd. Magari è questo che hanno pensato al Nazareno e si sono comportati di conseguenza. “Non lo so. Se c'hanno voluto fare un favore, ringrazio. Ma noi non l'avevamo chiesto e ne avremmo fatto volentieri a meno", dice ancora Virtuani. "Noi siamo qua sul territorio e pensiamo che la cosa migliore sarebbe stata giocarcela. Non ci fa paura la sconfitta, ci fa paura la rinuncia. Il protagonismo dei territori farebbe molto bene al Pd".
E invece Schlein, soprattutto negli ultimi tempi, non sembra andare troppo d'accordo con le realtà locali. Dopo la fuga dei militanti e dirigenti dem verso Azione in Liguria, ecco la nuova polemica. Che si consuma "in una delle pochissime province – ricorda Virtuani – in cui al Congresso anche tra gli iscritti, di poco, ha vinto Elly Schlein". Un boccone ancora più amaro da digerire. "Per certi versi sì, ma l'amarezza in questo caso riguarda soprattutto altro". Il mancato ascolto del territorio e dei suoi dirigenti? C'è un aspetto di fiducia che nei militanti viene meno? "Sicuramente questa per noi non è stata una bella pagina. Ma non mi sento di accusare il nazionale. Non sono nuovo alle logiche di partito", dice ancora Virtuani, che a fine mese lascerà il posto di segretario locale, dopo dieci anni, poiché arrivato alla scadenza (già prorogata) del mandato. "Certe dinamiche le abbiamo già viste con i diversi segretari quando s’è trattato di individuare le candidature". E oggi anche con Schlein, alla faccia della discontinuità.
(Articolo aggiornato alle ore 9 del 15/09)