Il caso
Meloni bifronte: domenica festeggia "Un anno di storia" e intanto agita complotti
L'evento della premier all'Auditorium della Conciliazione per rivendicare i successi di dodici mesi di governo, anche se nel frattempo vede sgambetti e regie occulte un po' ovunque. E dentro FdI è partita la corsa alle tessere
Volevano andare nei palazzi razionalisti dell’Eur. Ma poi in Via della Scrofa si sono autocensurati: “Per carità, così ci attaccano sul fascismo”. Sicché alla fine il grande compleanno elettorale di Giorgia Meloni domenica si celebrerà all’auditorium della Conciliazione. In contemporanea e a due passi dall’Angelus del Papa. Per l’occasione sarà anche dato alle stampe e distribuito un libriccino di una quarantina di pagine su questi dodici mesi di Fratelli d’Italia alla guida di Palazzo Chigi. Il titolo dell’opera non sarà “Storia di un anno”, per evitare antipatiche analogie, ma “L’Italia vincente, un anno di risultati”. Insomma, il clima sarà quello. Al centro della scena ci sarà lei, la premier Meloni, e in giro per il paese una specie di festa diffusa di ministri e sottosegretari di FdI. Ma come possono convivere rivendicazioni di successi e denunce di sabotaggio di lobby, Ue, Bce lanciate tutti giorni dalla premier?
E qui sta tutto il mistero buffo di chi, entrato nella stanza dei bottoni, si lamenta di trovarne un bel po’ sbeccati. Oppure un giorno rivendica di aver imposto la ricetta sui migranti alla Ue e l’altro spiega che a Bruxelles nessuno ci ama. Un doppio registro continuo. Tra sovranismo e realtà, tra governo e complotti prêt à porter , sgambetti in arrivo e bene della Nazione. L’evento di domenica è stato presentato a Palazzo Madama dai capigruppo di Camera, Tommaso Foti, e Senato, Lucio Malan, con la regia di Giovanni Donzelli, coordinatore del partito. Una parata di leggi e provvedimenti contro i gufi della sinistra (“abbiamo avuto 365 mila posti di lavoro in più”) e la mano invisibile del mercato che, si sa, può essere ferro e piuma (“da quando il governo è in carica la borsa è salita del 38 per cento e lo spread oggi è di circa 60 punti inferiore di quanto lo era prima”). Narrazione e contronarrazione: non ci si capisce più un granché fra la conferenza stampa con Ursula von der Leyen a Lampedusa e il baciamano di Viktor Orbán a Budapest in versione combattente per Dio. E’ possibile essere profeti in patria e poi camminare radente al muro appena si esce dai propri confini? Domenica, fa capire Donzelli, sarà l’elogio del “detto e fatto!”. Caso di pragmatismo che fa scopa con le promesse elettorali, nonostante tutte le forze che vorrebbero far saltare il banco, è il sottotesto generale.
Adesso riaffiora anche la storia di Daniela Santanchè, ministra alle prese con i guai delle sue aziende, per le quali la procura di Milano chiede il fallimento (è il caso della Ki Group). Lei, da Macao dove si trova per il Global tourism forum, si dice tranquilla. Ma anche questa gatta dovrà essere pelata dalla premier che nel dubbio ha bloccato la nomina del presidente dell’Enit, l’ente del turismo: se ne riparla il mese prossimo, con moltissima calma. Nulla potrà rovinare la giornata di domenica, con Meloni di ritorno dall’assemblea dell’Onu a New York (l’altra sera ha disertato il Consiglio di sicurezza e il ricevimento da Biden per una cena in pizzeria con staff e bimba)
Sullo sfondo ci sarà all’Auditorium una conciliazione poco probabile: quella del congresso romano. In questi giorni, lontana dai riflettori Arianna Meloni sta lavorando agli appuntamenti che si dovranno svolgere entro la fine dell’anno.
E’ stato deciso che potranno votare per i congressi tutti gli iscritti fino al 30 settembre del 2023. E così è ripartita la competizione interna, senza destare troppo rumore. Fabio Rampelli lunedì scorso ha riunito eletti e quadri romani (oltre duecento persone) all’hotel Universo, dietro la stazione Termini, per lanciare l’appuntamento di domenica, certo, ma anche per contare le truppe. Massimo Milani, coordinatore uscente e poi commissariato da Donzelli, è pronto a ritornare in pista per un chiarimento politico con quel pezzo di partito che lo ha messo in un angolo.
Dall’altra parte la maggioranza, che nell’Urbe punta su Marco Perissa, deputato anche lui, proveniente dall’associazionismo sportivo e da Azione giovani. Si prevedono piccole schermaglie, sempre nel nome di Giorgia, che nessuno osa mettere in discussione. L’argomento – quello dei signori delle tessere e non degli anelli – rimarrà sullo fondo dell’auditorium. Si festeggerà un anno dal successo elettorale cercando di capire quale sia il vero sguardo di Meloni: quello che a volte sembra specchiarsi nelle parole moderate di Tajani in politica estera in chiave anti-Salvini o quello che dà fiato alle intemerate del pirotecnico sottosegretario Giovanbattista Fazzolari? Quale delle due? La leader di un anno di rivoluzioni o quella di un anno di serpentine per evitare le buche più dure di tutti i nemici invisibili che la vorrebbero affossare?