la versione di giulio

Tremonti anti complottista, ma solo quando al governo non c'è lui

Luciano Capone

Il mundus furiosus, le tasse sugli extraprofitti fatte bene quando c'era lui, il complotto che ora non c'è ma nel 2011 sì, il ruolo cangiante di Brunetta. Con le interviste dell'ex ministro dell'Economia il passato cambia in fretta

Gli argomenti dell’intervista sono quelli di sempre, gli stessi ormai da un decennio: il mundus furiosus e la fine della globalizzazione mercatista, l’errata politica monetaria della Bce (leggi: Mario Draghi) che avrebbe addirittura “violato le regole dell’euro”, la gestione finanziaria del governo di cui era ministro dell’Economia definita “prudente” dalla Banca d’Italia (leggi: Mario Draghi), il complotto del 2011 contro il governo Berlusconi, etc. C’è però qualcosa di nuovo e di diverso nell’intervista di Giulio Tremonti rilasciata a Repubblica.

 

Non si tratta della semplice constatazione che, a differenza di ciò che sostiene ad esempio il vicepremier Matteo Salvini, “c’è un caos globale, non un complotto” contro il governo Meloni. Adesso ci sono crisi geopolitiche e rischi finanziari globali, sostiene Tremonti, ma non complotti come invece fu nel 2011, quando c’era lui. Anche nel 2011 c’erano ovviamente crisi finanziarie globali ed europee, ma deve esserci stato per forza un attacco politico, altrimenti non si spiega ai suoi occhi come sia stato possibile che con lui alla guida dell’Economia l’Italia è arrivata a un passo dal default.

 

Oggi, invece, ci sono al limite degli errori da parte di chi è al suo posto in un contesto complicato. Ad esempio, la tassa sugli extraprofitti delle banche. "Diciamo che si sarebbe potuta fare meglio”, dice Tremonti ricordando che lui sì che le sapeva fare: “Una tassa sugli extraprofitti la facemmo anche nel 2008 ma non suscitò queste reazioni”. È singolare che Tremonti rievochi la sua “Robin tax”, l’addizionale Ires sulle imprese energetiche, come esempio di tassa fatta bene. Perché è stata dichiarata incostituzionale dalla Consulta.


C’è un altro passaggio, nella sua ricostruzione storica, che appare strano. Tremonti dice che “Trichet e Draghi scrissero la loro lettera”, la famosa missiva della Bce, “chiedendo all’Italia di tutto e di più” e a quel punto il governo Berlusconi si spaccò perché rispetto alla linea tremontiana di austerity “stava prevalendo, a Palazzo Grazioli, un’idea alternativa lassista, portata avanti da Brunetta” e altri.

 

Negli anni Tremonti e Brunetta, entrambi convinti del complotto contro Berlusconi, ognuno convinto che l’altro ne sia stato partecipe, si sono scontrati sul tema. Ma Tremonti ha sempre sostenuto che Brunetta sia stato, insieme a Daniele Franco, “l’estensore” della lettera “lacrime e sangue” della Bce (cosa ripetutamente negata dall’attuale presidente del Cnel). Ora però, secondo il senatore di FdI, il Brunetta del 2011 passa dal ruolo di suggeritore dei “falchi” di Francoforte a quello di alfiere del fronte “lassista” di Roma. Con le interviste di Tremonti il passato cambia così velocemente che non si sa mai cosa potrà succedere nel 2011.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali