Viale Mazzini

La Nadef Rai di Meloni. Ascolti disastrosi, programmi riciclati. E' Rai3%

Carmelo Caruso

Il Tgr esploso, i nuovi volti non funzionano, le sostituzioni neppure. Il contratto di servizio è oggetto di trattativa con il M5s. La destra Rai è prigioniera della sindrome Insegno

Solo la Nadef Rai è peggio della vera: Rai 2 è Tele Colle Oppio, il mattino di Radio 1 è nelle mani dei terrapiattisti, mentre Rai 3 rischia di fare la fine della banca Lehman. Giorgia Meloni sta perdendo un’altra  sua scommessa: farci apprezzare la sua Rai. Ascolti imbarazzanti, programmi improvvisati, conduttori riciclati. Sta nascendo  una nuova  televisione, la televisione  minima, Rai3%.   Pino Insegno, il portinaio di Palazzo Chigi, l’amico della premier, il conduttore del Mercante in Fiera, su Rai2, due giorni fa, è sceso all’1.9%. Fa ormai più ascolti pure la pubblicità dell’Olio Cuore.


Il programma più amato di Angelo Mellone, il direttore del Day Time, Il Provinciale, rimane fermo, in prima serata, su Rai 3 al 3,6 %: vale in pratica come il  centro di Renzi, Calenda, e Moratti. Va bene che Rai 3 era Tele Kabul, ma ora ci si sta affezionando, pericolosamente,  al numero 3. Agorà, la striscia di informazione, anche questa su Rai 3,  la colazione del pensionato dello Spi-Cgil, è stata affidata a Roberto Inciocchi, togliendola a Monica Giandotti. Inciocchi era il volto di Sky, ed è un moderato, ma in quello spazio, dispiace, ma (ancora) non funziona, così come non funziona (ancora) la nuova Linea Notte affidata a Giandotti, dopo averle tolto il programma, promesso, per affidarlo a Nunzia De Girolamo. Agorà week- end è calato all’1.7%. Chi ci ha guadagnato? Era questa la Rai che Meloni desiderava? Al Tg2, diretto da Antonio Preziosi, il menù è fisso: manda in onda tutti i messaggi autogestiti del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. In redazione, sui tavoli, ci sono solo i nastri delle sue interviste e sono ormai oggetti di culto come i vhs a luci rosse. E possiamo continuare... C’è un intero palinsesto di nuovi programmi Rai che vengono quotidianamente bocciati dal pubblico che guarda sempre meno questa Rai. Serena Bortone, con il suo Che sarà, un’altra a cui era stato tolto il programma che poi è stato affidato a Giandotti e De Girolamo (sembra il programma dinamite: passa, passa che esplode!) è già stata battuta da Massimo Gramellini trasferito a La7 dove recita con la lacrimuccia e la maglietta slim-slim. Su Rai 1, alle 14, nello spazio che era di Bortone, c’è ora Caterina Balivo che presenta La Volta buona, ma, purtroppo, ogni giorno non è mai quella giusta. I dati di ascolto sono pessimi come quelli di Fake Show, in onda su Rai 2, la rete voragine. E’ il quiz di Max Giusti e ha come sottotitolo “Diffidate delle imitazioni”. E’ un monito che i nuovi dirigenti Rai, di destra, non hanno preso in considerazione se è vero, come è vero, che hanno riproposto a Insegno, di rifare questo Mercante, un programma che era già vecchio ai tempi di Angelo Branduardi e della sua fiera dell’Est. A Insegno sarà affidato pure un altro programma perché ne bis in idem: se va male uno, si è assolti pure per l’altro che va male. E verrebbe, sul serio, da giustificare questa destra Rai, e dire “è ancora presto, aspettiamo”, se solo ci fosse tempo, se solo non fossero tanto spacconi come Insegno, un antipatico senza talento, che alla presentazione dei palinsesti Rai, a Napoli, si dava le arie da ministro, vestito  orbace. Dopo il fallimento del suo programma si è messo infatti a spiegare che i risultati sono buoni quando sarebbe bastato dire, come non ha avuto il coraggio di dire fino in fondo, che tutta Rai 2 è oggi una rete da tre per cento, una rete, che, se lo sa Andrea Crippa, il vicesegretario bum bum della Lega, dichiara: “Vendiamola ai tedeschi e facciamo un po’ di soldi”. Verrebbe, ancora, da dire: “Hanno il diritto di sperimentare, e di sbagliare” se solo Mellone, l’arcangelo, e Paolo Corsini, direttore Approfondimento, il fratello dell’arcangelo, i due campioni  Rai  della destra, non ci sterminassero sempre con il racconto della  provincia e con il recupero, nientemeno, di Funari (“faremo un programma alla Funari”). Non sono vere novità, ma sempre le stesse idee raffazzonate, valige di cartone. E’ dunque questo il nuovo piano di lavoro della Rai? A proposito: che fine ha fatto quello vero, il piano industriale? Che fine ha fatto la cessione di Rai Way e il contratto di servizio? Per farlo passare con il voto essenziale del consigliere M5s in cda, Alessandro Di Majo, c’è una trattativa in corso, nuovamente una, tra FdI e M5s, volta a promuovere il vicedirettore della Tgr, Roberto Gueli a condirettore. L’altro condirettore è Roberto Pacchetti, il Giambruno Rai, il condirettore Lega che ha promosso, indirettamente, la moglie, e che si tiene la delega del Tgr Lombardia, dove lavora la moglie. Ne macchia due: la moglie e la Rai. Non si può neppure dire, gli ascolti vanno male, ma in Rai è tornata l’armonia. A Giampaolo Rossi, il direttore generale Rai, è sempre stata attribuita come qualità quella di conoscere gli umori dell’azienda. Ebbene, è accettabile avere una redazione da 850 giornalisti, parliamo del Tgr, che, ogni giorno, anziché occuparsi di informazione regionale passa la giornata a farsi la guerra tra colleghi? Ogni giorno ci sono comunicati di sfiducia dei giornalisti contro i direttori. Il 26 settembre, all’unanimità, è stato votato un documento contro Pacchetti Giambruno e contro la nomina del nuovo caporedattore del Tgr Sardegna. Era ex consigliere della Lega, portavoce fino a due mesi del governatore della Lega. Il Cdr ha già votato contro la sua nomina. Fra sessanta giorni, il caporedattore del Tgr Sardegna deve presentare il suo piano editoriale e si sa già che sarà bocciato pure quello, come si sa già che, dopo la prima bocciatura, sarà bocciato anche la seconda. Una manovra economica si può provare a fare anche con pochi spiccioli, e in deficit, ma fare dei programmi sciapi chiedendo ancora gli spiccioli del canone non è da patrioti. Meloni è riuscita a portare il suo partito dal 3 per cento al 30, ma se non vuole fare scendere la Rai al tre per cento, stabile, cominci ad aiutare la Rai. Se si abbassano gli ascolti della Rai aumenta il rendimento di chi scommette contro Meloni. La premier ci provi. Candidi Pino Insegno alle Europee con FdI, tolga l’alibi a tutti i dirigenti che si difendono dietro al “ce lo chiede Giorgia”. Esiste un solo modo. Dica a Mellone che al posto di Balivo “ci mettiamo la Annunziata”. E al primo tre per cento, tutti a lavorare all’Esselunga.


Carmelo Caruso

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio