il caso
Arianna Meloni proroga le iscrizioni a FdI in vista del congresso di Roma
Dietro la scelta della responsabile della segreteria politica e del tesseramento ci sono dossier interni riservatissimi che parlano di soli 5mila adesioni finora rispetto ai 12mila del 2022. Il calo ha fatto suonare il campanello di allarme: e se l’ala di Rampelli avesse la maggioranza?
L’unico congresso vero di Fratelli d’Italia, quello della madre Roma, diventa un piccolo caso. Il tesseramento, che doveva scadere oggi, è stato prorogato fino al 16 ottobre. Perché? Versione ufficiale del partito di Via della Scrofa: “Il tesseramento di norma scade il 31 dicembre, quest’anno è stato anticipato a settembre per i congressi, ma avendo Roma tanti iscritti c’era il rischio che non tutti riuscissero a rinnovare la tessera”. Va però fatta una premessa doverosa: lo scorso gennaio, a pochi giorni dalle elezioni regionali che vedranno FdI trionfare nel Lazio, Giorgia Meloni commissaria la federazione romana. Toglie il deputato Massimo Milani, da sempre vicino a Fabio Rampelli, e nomina al suo posto Giovanni Donzelli, coordinatore nazionale del partito. E’ una bega non banale perché scuote le fondamenta del melonismo delle origini. Gli ex ragazzi della primigenia sezione di Colle Oppio anche se adesso hanno la pancetta e i capelli bianchi la prendono malissimo. Ma così ha deciso la “capa” e così si fa. La “questione romana” diventa la spia di un malessere, ma anche il racconto di un partito che cambia, si allarga e, per paradosso, si contrae ancora di più. Tutto si tiene e tutto si intreccia dalle parti dei patrioti perché la decisione di prorogare il tesseramento di Roma indovinate da chi è stata presa? Da Arianna Meloni, sorella della premier, responsabile della segreteria politica e delle adesioni.
Dietro a questa scelta c’è la lotta per le tessere, così come quella per i database degli iscritti. Nel 2023, complice anche la scelta di commissariare Roma, non c’è stata la fila nella Capitale per prendere la tessera del club della nazione. Dossier interni riservatissimi parlano di soli 5mila iscritti finora rispetto ai 12mila dell’anno precedente (numeri approssimativi in quanto ricoperti dal segreto di stato). Questo calo però ha fatto suonare un campanello: e se l’ala di Rampelli al congresso avesse la maggioranza dei tesserati? Così è scattata la proroga e la corsa ai rinnovi. Non è un mistero infatti che quando si celebrerà l’assemblea romana potrebbero spuntare due candidati in lizza fra loro. Uno della real casa meloniana, si fa il nome del deputato Marco Perissa, un altro più vicino a Rampelli, vicepresidente vicario della Camera e quindi quinta carica dello stato. Sarebbe la prima conta, sempre nel nome di Meloni che nessuno osa mettere in discussione, all’interno di un partito che finora si è dimostrato leninista nella gestione e bulgaro quando c’è da fare una votazione interna.
Al momento regna il fair play e nessuno si sbottona. Anche perché c’è un altro dettaglio: deve essere ancora emanato non solo il regolamento del congresso romano, ma di tutti quelli territoriali che dovrebbero celebrarsi entro la fine dell’anno. Il testo è ancora in via di elaborazione. E se ne sta occupando, tra gli altri e su tutti, Arianna Meloni. A seconda di come saranno scritte le regole d’ingaggio si capirà se ci saranno norme per bloccare le ambizioni di quella che tecnicamente è una minoranza interna disciplinata (alla famosa assemblea nazionale del partito, Rampelli non ha rotto, anzi è stato molto applaudito anche dalla premier, sottolineando nel finale che non era stato d’accordo con la scelta di commissariare Roma).