passeggiate romane

Il Pd teme una mossa di Conte. La Lega per Zaia candidato alle Europee

I dem sono convinti che presto l’avvocato di Apulia tra un sorriso e l’altro sposerà una causa su cui Schlein faticherà ad andargli dietro. Le difficoltà del progetto di Dario Franceschini per dare vita a una sorta di Grande Centro del Pd. Grande lavorio di Matteo Renzi per trasferirsi a Bruxelles

Al Nazareno temono una prossima offensiva di Giuseppe Conte per mettere in difficoltà Elly Schlein. I sondaggi, sia quelli che appaiono in tv che quelli che arrivano solo alle segreterie di partito, raccontano tutti la stessa storia: è vero che il Pd è inchiodato al 20 per cento o su di lì, ma è anche vero che il leader del Movimento 5 stelle, nonostante le sue posizioni barricadiere, non è riuscito a far guadagnare al suo partito nulla e così il M5S continua a restare dietro al Pd. Per questa ragione i dem sono convinti (e qualche vocina dal sen grillino uscita glielo ha confermato) che presto l’avvocato di Apulia tra un sorriso e l’altro sposerà una causa su cui Schlein faticherà ad andargli dietro, perché seguirlo significherebbe spaccare il Partito democratico. 

 

Nel frattempo, restando sempre in casa dem, si registra una certa difficoltà del progetto di Dario Franceschini. Nella corrente dell’ex ministro della Cultura sono in molti i perplessi, ma, come se non bastasse, i cosiddetti neo ulivisti (i lettiani, per intendersi) ai quali si rivolgeva quell’operazione appaiono più che cauti. Non sono affatto convinti che supportare la segreteria di Elly Schlein sia una buona mossa, anche se intendono continuare a marcare le distanze nei confronti di Stefano Bonaccini. Eppure Franceschini è convinto che “entro Natale” il suo progetto di dare vita a una sorta di Grande Centro del Pd andrà in porto. Probabilmente a renderlo così ottimista è la prossimità con le elezioni europee. Infatti sono in tanti quelli che, sanno di non saranno più ricandidati alle future elezioni politiche, dove, restando probabilmente il sistema elettorale immutato, sarà Schlein a decidere chi potrà sedere in Parlamento. E quei tanti, di fronte all’opportunità di un seggio a Strasburgo, alla fine capiranno che entrare in una corrente di peso del Pd che potrà sedersi al tavolo delle candidature con una certa forza e un certo peso, è più che conveniente. 

 

A proposito di Europa, c’è da registrare il grande lavorio di Matteo Renzi per trasferirsi a Bruxelles. Raccontano che il leader di Italia viva non abbia più interesse per la politica italiana, che, a suo giudizio, per i prossimi quattro anni, non produrrà sostanziali novità, e che per questo motivo aspira a un seggio nell’Europarlamento. Ma il problema per l’ex presidente del Consiglio è che con il divorzio da Carlo Calenda (peraltro da lui voluto) le probabilità di emigrare al Parlamento europeo potrebbero essere assai scarse (Renzi è convinto, facendo leva con i suoi buoni uffici all’Eliseo, di poter giocarsela, in caso di elezione, per competere per la carica di presidente del Consiglio europeo). Per questa ragione Renzi è tornato alla carica con il leader di Azione per convincerlo a presentarsi insieme alle europee. “Carlo – è il ragionamento del leader di Italia viva – deve capire che nemmeno lui riuscirà a superare la soglia del quorum fissato per quelle consultazioni. Perciò, o nel corso della legislatura Forza Italia, apparentemente disinteressata, ma in realtà a rischio quorum, tenterà di convincere Giorgia Meloni ad abbassare la soglia, oppure nell’Europarlamento non ci sarà nemmeno Calenda”. Ma il leader di Azione, almeno finora, non ha abboccato.

 

A proposito di Europa ancora. Ci sono movimenti che il centrosinistra osserva con preoccupazione, specie nel nord est. Elly Schlein sta valutando se candidarsi personalmente alle Europee, in tutti i collegi, come faceva un tempo Silvio Berlusconi, non per andare in Parlamento europeo ma per aiutare il Pd a fare il pieno di voti. Anche gli altri partiti stanno ragionando su cosa fare. E una scelta che potrebbe far discutere, e creare scalpore, è quella che si sta facendo strada in Veneto, dove il governatore Luca Zaia, a sorpresa, potrebbe candidarsi alle Europee. Dicono nella Lega: solo per portare voti, non per andare al Parlamento. Ma se dovesse servire un Commissario di peso a Bruxelles, si ragiona nel centrodestra, chissà che uno come Zaia non faccia comodo. Anche per evitare di parlare ancora di terzi mandati. Chissà.