La direzione
L'orologio di Schlein. Mobilita il Pd ma scansa Conte (che vuole candidare Emiliano)
Compatta il partito, ma il leader del M5s spadroneggia nella coalizione. Dice no a Gribaudo candidata in Piemonte, impone Todde in Sardegna. In Puglia pronto a sostenere il governatore Pd (contro il Pd)
Ecco l’avverbio che la racconta: attorno. E’ “attorno”, come la direzione del Pd che Elly Schlein ha convocato “attorno” alle 14, ma che inizia alle 15.07. I deputati erano in commissione, a occuparsi di salario minimo, e lei fissa la direzione, “attorno alle 14”. Una direzione di un partito serio o è alle 14 in punto o alle 15.07, ma mai “attorno”. Come si presenterà, alle prossime regionali di Piemonte, Sardegna, Abruzzo, se gira ancora “attorno” a Conte?
E che ci vuole a dirla come la dice il suo Peppe Provenzano, alla Camera: “Conte sembra un populista di destra. Non ho problemi a dirlo”. E’ trascorsa più di un’ora, prima dell’arrivo della segretaria che era insomma “fuori orario”, così come quando parla alla Camera precisando che “questa dichiarazione è fuori sacco”. E non è una cattiveria, davvero, e non è neppure un’irrisione, ma, direbbe Schlein, solo un modo, un consiglio, per allontanare “gli animal spirits” della destra e forse pure quelli che così, inevitabilmente, risveglia suo malgrado. Alle 14, gli utenti collegati per ascoltare la sua relazione, su Facebook, erano settanta e quando è iniziata erano 114, perché, e qui ha ragione la segretaria, è necessario tornare alle iniziative popolari, e non virtuali, e dunque stare “attorno” alla gente. Di iniziative ne ha annunciate tre. Lunedì, una delegazione Pd vola a Liverpool per incontrare i laburisti di Starmer. A dicembre ce ne sarà una, di manifestazione, grande sull’Europa. Un’altra sarà a Venezia per parlare di case, la più importante, invece, l’11 novembre, e ancora raccolte firme sul “salario minimo”. Va bene, tutto, ma quando, Schlein, si mobiliterà contro il nobilotto che si aggira per le sue contrade, il nobil Conte? La sera prima della direzione, in segreteria, c’è stato chi, con garbo, le ha ricordato: “Cara Elly, va bene prenderle, ma a volte, e ovviamente si intende politicamente, è giusto anche darle”. Va bene, guardare i sondaggi, e giustamente, pattinare da opposizione dicendo che si è a fianco dell’Ucraina “percorrendo tutte le vie diplomatiche” (pure Fassino era felice), e però, perché non dare a Conte un Conte e mezzo? Alle prossime elezioni regionali, in Piemonte, il M5s si sta permettendo di dire “no” a Chiara Gribaudo, che sarebbe una candidata eccezionale. L’altro possibile candidato, del Pd, è Daniele Valle, vicepresidente del Consiglio regionale, ma Chiara Appendino odia tutto il Pd, dalla Mole fino a Siracusa. Si vuole candidare lei. La direzione convocata era chiaramente un modo per stare desti, il fiato da spogliatoio, contro Meloni (“una ragazza mi ha definito l’opposto di Meloni, mi piace”) e il “volto egoista, suprematista della destra”. Il Pd è pronto a votare contro lo scostamento di bilancio, tanto più, spiegava la segretaria, se a mancare saranno le risorse sulla sanità. Ha argomentato, sempre con il suo brogliaccio, con le sue parole scritte, perché, come Italo Calvino, lo racconta Ernesto Ferrero, in Italo (Einaudi), anche per Schlein la parola orale deve sembrare “sempre troppo superficiale, imprecisa e molle”. Spiegava che le “elezioni europee sono uno spartiacque” e che non “devono essere un derby” tra alleati. Ma le regionali? Il partito è infastidito dal rap del M5s, il candidiamo i nostri a casa vostra. In Sardegna, il Pd aveva provato, si dice, perfino a richiamare Renato Soru, ma non c’è stato nulla da fare e la candidata sarà Alessandra Todde del M5s. In Campania, Roberto Fico, ed è l’unico motivo per cui rimane zitto, si immagina sceriffetto al posto di De Luca e ricatta il Pd: o sceriffetto o sindachetto di Napoli e Manfredi alla regione. In Abruzzo è stato già individuato il candidato. Si chiama Luciano D’Amico ed è vicino al Pd, ma non si può dire che sia del Pd. E’ un civico. Mercoledì, a Roma, sempre alla Camera, c’era Antonio Decaro, sindaco di Bari, che sarebbe un candidato impeccabile presidente di Regione per la Puglia, se non fosse che Conte, da mesi, offre lo status di rifugiato a Michele Emiliano, al suo secondo mandato. Se non lo candida Schlein, Conte ha già fatto sapere che “ti candido io, caro Michele”. Lui, Conte, che è segretario del popolo, altro che Salvini, ha ormai allestito una ong e sbrana Elly come il Lupo con Cappuccetto. In Rai, al Tgr, le vuole soffiare pure il caporedattore dell’Emilia-Romagna, e lasciamo perdere che la sua Barbara Floridia, la presidente della Vigilanza Rai, M5s, si sta rivelando la migliore sponda di FdI (ai deputati del Pd, agguerriti, come Stefano Graziano, manda lettere di risposta che sembrano compilate dalla Lagarde). La relazione di Schlein è stata condivisa, perché negarlo, ma la frase che si faceva scappare “il Baruffi”, il suo responsabile enti locali del Pd, sembra quella di un giocatore che si toglie i soldi dal portafogli prima ancora di giocare. Diceva infatti: “Il Pd ha un’ottima classe dirigente, ma non ha pretese di precedenza o imprimatur”. “Attorno”, con Conte, non funziona. L’ex premier va pazzo per gli orologi patacconi. Una volta lo pizzicarono con le lancette ferme e disse: “Non le regolo mai”. Schlein si regoli con Conte. Al posto del Mac, che esibiva durante la replica, un bell’orologio. Con lui, “attorno”, serve anche la sveglietta.
Carmelo Caruso