Viale Mazzini

C'è la guerra in Israele e la Rai manda La Zampata. La catastrofe di una televisione

Carmelo Caruso

Non si riesce a organizzare uno speciale per coprire la guerra in Israele. Reti all news, corrispondenti esteri per poi essere scavalcati da Rete 4. La Rai è la Motorizzazione civile della notizia

Roma. Sta sulla notizia nove ore dopo la notizia. Solo la Rai riesce a farsi notizia di fronte alla più grande: la guerra. Se oggi fosse un quotidiano non ci sarebbe ragione per acquistarlo, per aprirlo. Se la Rai fosse sul mercato, domani, dichiarerebbe default. Scoppia il conflitto in Israele e la televisione pubblica non è nelle condizioni di organizzare uno speciale. Uno. E’ saltato il Medioriente e in Rai non si è capaci di far saltare un palinsesto, ridisegnarlo, collegarsi con i suoi due corrispondenti, due, che sono sul posto e che andrebbero valorizzati come fossero la Fallaci o Terzani. Tre reti televisive, una all news, e lasciamo perdere il numero dei giornalisti che supera pure il numero dei razzi lanciati dai fanatici di Hezbollah. Lasciamo perdere i mega mezzi che, giustamente, la Rai ha a disposizione grazie al canone. Ebbene, tutto questo per essere, alla fine, scavalcati da Rete 4. Il suo volto simbolo, Andrea Giambruno, troppe volte insolentito, oggi è il nostro eroe (Peppino Brindisi, lo sappiamo che lo speciale lo conducevi tu, ma Giambruno ormai è la parte per il tutto: è Rete 4). Grazie, caro Giambruno. Grazie, Rete 4, per questa diretta, questa dimostrazione di forza: la buona ed essenziale informazione che si chiama “copertura”.

 

Si scrive questo articolo alle 17,11 di sabato sette ottobre, quando i morti, in Israele, sono cento, gli ostaggi cinquanta e la Rai non è capace di informare gli italiani perché gli studi sono ostaggi di semisvipatti, perché la catena di comando Rai non legge le comunicazioni dei suoi dirigenti. A Roma, Hamas deve essere un cocktail. Su Rai1 c’è La Vita in diretta (fino alle 16,30 c'era A sua Immagine) e su Rai 2 c’è La Zampata. Sembra di stare allo zoo. Alle 11 di mattina, Beppe Convertini, su Rai 1, cucinava e perfino Rai News aveva la guerra nei sottopancia. Si contavano già i morti. Per ben otto ore si attende una finestra che si apra, si brama perfino la prossima star di Rai 3, Nunzia De Girolamo: entra Nunzia e fai uno speciale! Niente. Di mattina tutti i siti del mondo, compreso quello di Rai news, nelle loro home page, hanno foto dall’inferno ma non si capisce a Viale Mazzini chi deve ordinare cosa e come.

 

Si stabilisce alla fine di coprire la prima serata allungando il Tg2 post, anticipando il Tg3 mondo. Allungare e anticipare sono verbi da televisione precaria. E’ come nei quotidiani quando il caporedattore ha buchi e allarga le foto. Ma la Rai ha uffici di corrispondenza nel mondo. Ha più direttori che portinai. Ogni giorno ci somministra le opinioni di Marcello Foa in radio e oggi che serve un’opinione di un diplomatico, di un professore, di un esperto di geopolitica, ci offre Matano. Ci sono programmi di informazione dove gli autori si permettono ormai di spiegare giornalismo a chi il giornalismo prova a farlo, con fatica, e sul serio. In Rai si moltiplicano i pensatori che si permettono di dire “ci servono notizie” e che non riescono neppure a gestire quelle che gli passano sotto il naso. Sono tutti professionisti del copione e vi sanno spiegare il linguaggio, ma non sanno parlare la lingua. Insegnano archeologia del giornalismo salvo poi lasciare che a farlo sia il video amatoriale. Raccontano di uno, uno di questi tecnici che la Rai assolda, che ancora si lamenta contro un giornalista di carta stampata: "Io gli ho dato le informazioni e lui si è fatto bello. La televisione è fatica, nella carta stampata è diverso!". Magari fossero borseggiatori di immagini, di sensazioni, di scrittura, anziché ingozzarsi come il dottor Balanzone. La Rai si sta riempiendo di questi docenti del giornalismo invidiosi perfino della straordinaria miseria economica dei quotidiani di carta, dei siterelli che riescono a coprire una guerra mentre loro si stravaccano nell’isolotto. Prima di fare lo speciale devono essere sicuri di avere lo straordinario pagato; dopo, il direttore deve autorizzare la messa in onda; dopo ancora, serve il lasciapassare dello studio. E’ la procedura Rai: controlliamo i freni, il clacson, c’è anche la convergenza. La Rai è la Motorizzazione civile della notizia.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio