Nomine
La rumba della Consulta. Meloni tifa il suo consigliere Marini. In corsa anche Sandulli
A novembre si concludono i mandati di tre giudici della Corte. Mattarella deve nominarne due, il Parlamento uno. In corsa anche l'Avvocato generale dello stato (libera così un'altra casella)
Per cominciare, tre. A novembre scade il mandato di tre giudici costituzionali. Due li deve nominare Mattarella, l’altro il Parlamento: Meloni potrebbe scegliersi pure il nuovo Avvocato dello stato. Per la Consulta si fa il nome di Gabriella Palmieri Sandulli, che guida l’Avvocatura generale. Una nomina sola, ma due sedie decise. E’ la rumba del giudice supremo. Scrive Sabino Cassese, nel suo “Dentro la Corte” (Il Mulino) che quando si parla di “supremi”, vale questo detto: “Non abbiamo l’ultima parola perché siamo infallibili, ma siamo infallibili solo perché abbiamo l’ultima parola”. Hanno l’ultima parola.
Un giudice costituzionale resta in carica nove anni. Il mondo passa, i Btp pure, ma un giudice della Consulta vale quanto un diamante. L’11 novembre si concludono i mandati di Silvana Sciarra, attuale presidente, Daria de Pretis e Nicolò Zanon. Meloni ha la prima occasione per restare meno “basita” dopo il dispositivo della giudice catanese Apostolico. Per la prima volta FdI ha la possibilità di indicare un giudice costituzionale di suo gradimento. L’Avvocato dello stato, Sandulli, ha tutte le carte in regola per far parte della Corte. C’è un precedente. Si tratta di Luigi Mazzella, già Avvocato generale dal 2001 al 2005 e poi eletto alla Consulta. Si può benissimo replicare. Ogni premier vorrebbe avere “il suo” Avvocato generale. E’ l’Avvocatura generale che impugna sentenze avverse al governo. Sandulli può essere indicata da Mattarella, ma non va escluso che possa essere votata dal Parlamento. Pochi mesi fa, Vincenzo Nunziata, vice Avvocato generale dello stato, ha accettato l’incarico a presidente dell’Aeroporto di Roma. Era un possibile candidato al posto di Sandulli, ma adesso che è andato via due sono i nomi qualora Sandulli lasciasse.
Uno è Ettore Figliolia, vice Avvocato generale, l’altro è Maurizio Greco. Anche lui fa parte dell’Avvocatura generale dello stato. È segretario generale ed è il marito di Francesca Quadri, una donna di valore, oggi a capo del Dagl, e durante il governo Draghi, capo di gabinetto di Mara Carfagna, ministro per il sud. Greco è il fratello di Francesco Greco, generale di Corpo d’armata, in corsa per diventare Comandante generale. Quando si parla di queste cariche è tutto “generale”. Greco è senza dubbio, uno dei nomi, più accreditati, in futuro per succedere all’attuale, De Gennaro. Questa è l’Avvocatura che si intreccia con la partita Consulta. La destra di Meloni, per la Corte, ha più nomi.
La rassegna: Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente del Garante per la privacy, e professoressa di Diritto costituzionale, già editorialista del Giornale. Un’altra è Ida Nicotra, anche lei professoressa di Diritto costituzionale, già in Anac e nominata nel cda della società Stretto di Messina, la società che dovrà costruire il Ponte sullo stretto, voluta dal governatore Schifani. E’ moglie di Felice Giuffrè, professore di diritto pubblico ed eletto al Csm. Un altro nome di area liberale è Alfonso Celotto, ordinario di Diritto costituzionale.
Ancora uno. Ed è il favoritissimo. Questo è davvero vicino a Meloni. E’ il suo consigliere giuridico, Francesco Saverio Marini, figlio di Annibale, giudice e presidente della Consulta, riferimento per la destra. Titolato, e non poco, è Renato Balduzzi, ex ministro della Salute, già componente del Csm. Tutti i nomi elencati sono di blasone e sono interscambiabili. Anche Mattarella può scegliere da questa rassegna che è di Meloni. Ma Mattarella ha la rosa delle rose. Due, da anni, a un passo dal fare parte della Corte sono Massimo Luciani, ordinario di Diritto pubblico alla Sapienza, e Giovanni Pitruzzella. Nel caso di Pitruzzella servirebbe un altro articolo per raccontare la sua lunga e bella vita. E’ attuale Avvocato generale presso la Corte di giustizia dell’Ue, ed è stato Garante della concorrenza.
Non si può dimenticare l’allieva di Massimo Severo Giannini. E’ Luisa Torchia, ordinario di Diritto amministrativo e consigliere giuridico nei governi Prodi. Infine, la cronaca: la nomina del nuovo presidente. Con l’uscita di Sciarra sarà necessario eleggerlo a stretto giro. Si guarda ai più anziani e sono i giudici Franco Modugno, Giulio Prosperetti e Augusto Barbera che è addirittura “il Barbera”, il manuale sui cui hanno studiato tutti i giuristi. Il nome dovrebbe essere quello di Prosperetti. Il prossimo anno tutti e tre saluteranno la Consulta. Altri tre. A quel punto perché non pensare a Luciano Violante, già in corsa per essere eletto, in passato, e che è un noto cosacco per Meloni, il sinistrodestro? In dodici mesi la Corte cambierà sei dei suoi giudici: gli unici “imperturbabili” nel paese dei “basiti”.