(foto Ansa)

L'editoriale dell'elefantino

Mattarella è più forte d'ogni Grandeur

Giuliano Ferrara

Con toni pacati il capo dello stato cancella ogni ansia di decisionismo e mette in guardia contro l’imperialismo putiniano. Le parole felpate di un presidente, che umiltà e verità rendono forti quanto l’acciaio

Sta’ attento, Giuliano, la vita è fatta per smentirti. Hai sempre pensato e sostenuto che il pensiero o il disegno politico è nullo se non si appoggi su modi, comportamenti e parole forti. I democristiani, e tra questi con tutte le riserve e tutta la gloria Aldo Moro, sono vissuti e morti per dimostrarti che sei in errore. E adesso è arrivato il politicamente e istituzionalmente longevo Sergio Mattarella, che Dio lo benedica, a impartirti un’altra lezione contro la tua ansia di decisionismo, la tua vocazione al sì sì no no, il tuo evangelico machiavellismo privo del suo Cinquecento. Il presidente stilisticamente mi era sempre apparso una nullità, un prodotto confezionato dell’establishment di sinistra cattolica, sebbene agisse propriamente sconfiggendo con elusione, sapienza, dirittura costituzionale e capacità di manovra i nemici della Repubblica, anche quando si ritrovarono in una abborracciata maggioranza del contratto, osceno mercimonio di voti e posizioni politiche a sfondo razzista e antieuropeo e antioccidentale, durato un annetto e scomparso nelle onde dell’Adriatico, mare fatale. 

 

Ma tutto questo, e il molto altro di cui sto per dirti, caro illuso della politica d’acciaio, Mattarella lo ha realizzato e lo realizza con i suoi ragionamenti felpati, inattaccabili, che aderiscono come grandi ventose ex Cost. a ogni situazione: arrembaggi populisti, governo dei partiti, esecutivi supertecnici, prima prova della destra politica ed elettorale riunita sotto la guida di una sperimentata e gavettata Meloni. Ora per lui, che ha una lunga storia politica di militante dell’atlantismo, e non a chiacchiere, ma ha anche frequentato la scuola demo-mediterranea della Prima Repubblica, da Fanfani e La Pira ad Andreotti e Moro, Craxi compreso, è venuto il momento della verità, della decenza, del ragionamento corto al servizio di una prospettiva lunga, della politica nutrita senza vanità, senza rotondità vocali, senza circonlocuzioni e senza esplosioni decisionali nel lessico e nella sintassi della funzione che ricopre.

 

Cazzo che momento è venuto, te ne sarai accorto in Portogallo. Lì Mattarella ha detto che se indebolissimo il sostegno all’Ucraina aggredita da Putin, se cedessimo a una pace che non sia giusta né solida, ma effimera, riprodurremmo lo schema storico del 1938, quando concedemmo al Reich montante il terreno giusto per l’esplosione della Seconda guerra mondiale. Armamenti, quattrini, una tremenda logica di morte e di resistenza e di esodo: sono cose che dispiacciono, che fanno disperare solo a pensarle, ma imposte dalle circostanze, e tutto questo Mattarella lo dice senza alzare mai il tono, è un discorso intraistituzionale come anche personale, un discorso repubblicano che non prevede intimazioni, vuole un tranquillo consenso che per la maggioranza del paese e anche della politica c’è, per quanto certe volte si nasconda sotto la feccia mediatica e le ubbie di un fronte rossobruno che agita il pacifismo in favore del neoimperialismo, l’unico vero e accertato imperialismo della nostra epoca, zarista, territoriale, carnefice e ribaldo. Accidenti che prova di serenità e convinzione, di decisionismo ovattato e modesto ed efficace. Ripensaci, amico mio, il senso della umile sfumatura, integrato dalla passione di verità, in certi casi in cui c’è da evitare la vergogna può anche più della magniloquenza, della Grandeur. 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.