L'editoriale del direttore

La gran marcia dell'Italia contro i nuovi fascismi

Claudio Cerasa

Con Israele. Con l’Ucraina. Contro i nemici della libertà. L’antifascismo del presente mostra un eccezionalismo italiano. Il dovere di preservarlo

Un conto è la chiacchiera, un altro è la realtà. Un conto è la schermaglia, un altro è la scelta. Un conto sono i distinguo che possono emergere durante una discussione in Parlamento, come è successo ieri pomeriggio alla Camera sulle mozioni su Israele. Un altro conto sono le posizioni che emergono con forza quando invece si alza lo sguardo, come abbiamo provato a fare ieri sera a Roma nella formidabile serata per Israele organizzata dal Foglio all’Arco di Tito, a Roma. E quando si osserva ciò che succede nel nostro paese sui grandi temi, mettendo cioè in relazione ciò che capita da noi e ciò che capita nel resto d’Europa, si avrà una impressione netta e sorprendente: in Italia vi è un eccezionalismo non scontato, reale, di cui essere orgogliosi. E in Italia, oggi, nonostante le chiacchiere, vi è un antifascismo moderno, e trasversale, che ha pochi eguali in Europa.

 

La notizia più importante della nostra serata di ieri a Roma, all’Arco di Tito, non è stata l’incredibile mobilitazione che si è attivata spontaneamente, e senza bandiere di partito, a favore di Israele, a favore del suo diritto di esistere, di resistere e di difendersi da tutti coloro che sognano di cancellare l’unica democrazia del medio oriente dalla mappa geografica. La notizia più interessante della giornata di ieri, a guardar bene, è stata un’altra. Ed è stata la conferma, incoraggiante, che sulla politica estera l’Italia è, tra i grandi in Europa, uno dei paesi più all’avanguardia quando c’è da declinare l’antifascismo dei fatti. Ci si può dividere sui dettagli, sulle mozioni, sulle risoluzioni, sulle parole, sugli ordini del giorno ma quando si va al succo la questione è più semplice ed è lì di fronte. Pochi paesi in Europa hanno una classe dirigente così schierata a favore della difesa dell’Ucraina come l’Italia. Pochi paesi in Europa hanno una classe dirigente così schierata a favore della difesa di Israele come l’Italia. E pochi paesi, di conseguenza, hanno una classe dirigente così schierata contro i fascismi del presente più pericolosi che esistano sulla faccia della Terra. Il primo è il modello targato Putin: un modello che usa metodi terroristici per spazzare via il popolo ucraino (il presidente polacco, Andrzej Duda, ha recentemente e giustamente notato che le truppe russe si stanno comportando in Ucraina con metodi simili a quelli seguiti in passato dai nazisti).

 

Il secondo modello è quello targato Hamas: un modello che usa strategie terroristiche per spazzare via dalla faccia della Terra il popolo israeliano (l’ex ministro della Giustizia israeliano, Ayelet Shaked, ha affermato, come molti, che Hamas “ha agito come un gruppo nazista”, portando avanti nei confronti degli israeliani metodi simili a quelli intravisti nel 1939 nel ghetto di Varsavia). L’eccezionalismo italiano contro i fascismi del presente – l’unico gruppo politico che ieri non ha aderito alla fiaccolata del Foglio a favore di Israele è il M5s, gli altri c’erano tutti: Fratelli d’Italia, Partito democratico, Forza Italia, Lega, Italia viva, Azione, Noi Moderati, +Europa – è rilevante per due ragioni diverse. E’ rilevante perché se si paragona il caso italiano a quello di altri paesi come la Francia (vedi Mélenchon, che parteggia per Hamas), la Spagna (i partiti di sinistra sono contro Israele), la Germania (l’AfD è con Israele ma è contro l’Ucraina) si noterà che solo l’Italia ha un numero così imponente di partiti schierati contemporaneamente a favore dell’Ucraina e a favore di Israele sia all’interno della maggioranza (tutti) sia all’interno dell’opposizione (l’unico che usa distinguo, pur senza schierarsi con Putin e con Hamas, è il M5s, e almeno su questo c’è da registrare una discontinuità con il M5s del passato). E’ rilevante per questo, e già questo non è poco. Ma è rilevante anche perché a portare avanti queste battaglie, contro i fascismi dei nemici di Israele e dell’Ucraina, sono partiti e realtà politiche che hanno seguito un percorso di maturazione nel corso del tempo. Sono partiti che con il putinismo hanno flirtato per anni (i sovranisti di destra).

Sono partiti che con l’antisionismo hanno flirtato per anni (i progressisti di un tempo). E sono partiti che solo negli ultimi anni sono riusciti a mettere da parte nei momenti decisivi l’ambiguità contro i nemici della democrazia liberale, della società aperta. “Non c’è nessun altro paese al mondo come l’Ucraina che abbia avuto così tanta influenza sulla cultura ebraica e sul sionismo prima dell’Olocausto”, ha scritto giorni fa Israel HaYom, il più diffuso giornale israeliano. E in fondo un filo tra le due storie c’è. Entrambi lottano per difendere la propria esistenza. Entrambi lottano per difendere la propria democrazia. Entrambi lottano contro nemici che hanno scelto di combattere due popoli per quello che sono, per quello che rappresentano, per quello che testimoniano. Israele ha stimato che nel 2022 sono stati circa 100 mila gli arrivi di ebrei dall’Ucraina. L’antifascismo delle chiacchiere è quello che si occupa del passato. L’antifascismo del presente è quello che si occupa dei fatti. E i fatti ci dicono che oggi non c’è modo migliore per combattere il fascismo del presente se non quello di fare tutto il necessario per mostrare al paese quali sono i totalitarismi del presente. Da una parte c’è un’organizzazione terroristica, dall’altra c’è uno stato terroristico. Il male è sempre lo stesso. E di fronte a questo male l’Italia ha trovato finora un modo sorprendente per mostrare la sua eccezionalità. Difendere Israele, così come difendere l’Ucraina, significa questo.  Significa difendere le libertà. Significa difendere le democrazie. Significa difenderci dall’oscurantismo. Significa difendere noi stessi. Israele siamo noi. E grazie a chi c’era ieri.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.