Lotta alle fake news
L'altra guerra: tra slogan, scuole, piazze, disinformazione e tv. Parla la dem Simona Malpezzi
La senatrice del Pd commenta il caso di disinformazione che sta colpendo la scuola e i social: "Mi preoccupa non soltanto l’ignoranza dei fatti, ma l’adesione per luogo comune a una posizione, senza avere le categorie per analizzare quello che succede"
Un professore francese accoltellato ad Arras al grido di “Allah akbar”, nel cortile dell’istituto dove insegnava: la notizia rimbalza sui telefonini, assieme alle immagini dal fronte mediorientale. Ed è una notizia che plana, in Italia, sulla preoccupazione di chi teme anche la confusione mediatico-ideologica che circonda il dibattito di questi giorni. Sulla scena si muovono il mondo dell’informazione e le catene della disinformazione, la scuola e i social. Come intervenire, per evitare che le parole sbagliate diventino magari atti sbagliati? Come mantenersi lucidi mentre arrivano voci scomposte? E’ un compito che investe anche il principale partito d’opposizione, il Pd, che, dopo aver espresso in Parlamento ferma condanna per l’atto terroristico di Hamas e sostegno a Israele, si trova per così dire circondato dai distinguo di alleati (vedi M5s), elettori ed internauti. E ieri la segretaria Elly Schlein è intervenuta per dire che sì, “ci siamo tutti schierati al fianco di Israele, senza ambiguità, nel condannare nettamente l’attacco terroristico di Hamas, di violenza efferata contro i civili israeliani”, ma che ora “è il tempo della politica e di fare ogni tentativo per evitare un’escalation del conflitto e nuove vittime innocenti. Bisogna lavorare perché il diritto di Israele a difendersi dall’aggressione e di contrastare e fermare il terrorismo di Hamas si realizzi nel rispetto del diritto internazionale e proteggendo la vita dei civili palestinesi, le cui vite non valgono di meno”.
E mentre le ore dell’ultimatum per l’evacuazione di 1,1 di persone a Gaza corrono, resta sul campo il tema del come informare le nuove generazioni per evitare che cadano, se non in quello che in Francia è stato chiamato “jihadismo d’atmosfera”, clima che giustifica atti non giustificabili, in un gorgo di fake news e slogan non aderenti alla realtà. La senatrice dem Simona Malpezzi, ex capogruppo del Pd, è rimasta molto colpita dal caso degli slogan pro-Hamas postati su Instagram da alcuni studenti del liceo Manzoni di Milano, e si dice d’accordo con l’iniziativa dell’ex parlamentare pd ed esponente della comunità ebraica milanese Lele Fiano, dettosi disponibile ad andare nelle scuole per “discutere assieme della storia – che non è mai bianca o nera”. E insomma, di fronte allo slogan “quant’è bello quando brucia Tel Aviv”, per non dire degli insulti sulla bacheca Instagram di Malpezzi dopo la sua partecipazione alla manifestazione a sostegno di Israele organizzata da questo giornale, la senatrice pensa che, “per quanto minoritarie possano essere quelle posizioni, sia ora di riflettere seriamente sulla pericolosità delle parole lanciate sul web senza conoscenza adeguata. E mi preoccupa non soltanto l’ignoranza dei fatti, ma l’adesione per luogo comune a una posizione, senza avere le categorie per analizzare quello che succede. Per questo dico al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di chiedere prima di tutto alle scuole, agli insegnanti, di dedicarsi all’approfondimento di gravi fatti di attualità e di aiutarli a farlo”.
C’è anche un problema di percorsi: spesso non si arriva, con la storia, a studiare i decenni appena precedenti al nostro. “Ci sono studenti, e lo dico da ex docente, che non conoscono la differenza tra Olp e Hamas, ma la colpa non è loro: non se ne parla perché ci si ferma prima nel corso di storia”, dice Malpezzi, “e per questo sarebbe importante stimolare la comunità scolastica a cercare momenti di confronto docenti-esperti-studenti. Il Pd è stato determinato nel condannare senza ambiguità l’atto terroristico di Hamas, ma anche nel dire che Hamas non sono i palestinesi. Ora dobbiamo fare di tutto per contrastare la spirale di disinformazione e odio fuori e dentro la rete”. Come? “Un primo strumento potrebbe essere la Commissione straordinaria contro l’intolleranza, il razzismo, l’antisemitismo, l’istigazione all’odio e alla violenza guidata da Liliana Segre, per poter formulare proposte preliminari a una discussione su eventuali nuovi strumenti legislativi. L’obiettivo è non semplificare, informare, capire”.
L'editoriale dell'elefantino