il caso
Ritirata patriottica: Lollobrigida si rimangia il ddl sulla "carne sintetica"
Il governo richiede, in gran segreto, la revoca della notifica a Bruxelles della legge che proibisce i cibi da "colture cellulari" per evitare la bocciatura della Commissione. Un'altra retromarcia
Mentre in pubblico assaltavano le multinazionali e il cibo di Frankenstein, in segreto il governo Meloni prepara la ritirata. Così mentre a Roma la Coldiretti, l’organizzazione che detta la linea al ministero dell’Agricoltura, in piazza rivendicava la lotta contro la “carne sintetica” (“Ci dicono che siamo oscurantisti – dice il segretario generale Vincenzo Gesmundo – invece siamo gli unici che hanno acceso una luce sul fenomeno”), a Bruxelles di fatto si prende atto dell’insostenibilità della norma oscurantista. “Si richiede il ritiro della richiesta di notifica – recita la comunicazione del ministero guidato da Francesco Lollobrigida inviata lunedì al Mimit, che si occupa di queste pratiche – per un approfondimento delle tematiche oggetto del ddl, alla luce della discussione parlamentare in corso e delle modifiche che il testo potrebbe subire”.
È stato impossibile avere dalla Commissione una spiegazione ufficiale sulle ragioni che hanno spinto il governo italiano a ritirare la notifica. Ogni iniziativa del governo Meloni viene trattata come “politicamente sensibile”. A Bruxelles vogliono evitare ogni possibile scontro o polemica in pubblico. Ma alcune fonti dell’Ue ammettono che è “raro” che uno stato membro si tiri indietro su una notifica una volta avviata la procedura, salvo quando “c’è un rischio di bocciatura”.
Il disegno di legge contro la carne coltivata, volgarmente chiamata “carne sintetica”, un caposaldo della culture war del ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Lollobrigida, aveva sollevato sin da subito dubbi dentro la Commissione. L’Ue vuole restare aperta alle innovazioni scientifiche, anche in campo alimentare, per l’impatto che possono avere su salute, ambiente e lotta alla fame. Da marzo a oggi la linea è rimasta sempre la stessa. “I consumatori europei saranno sempre liberi di decidere cosa mangiano”, hanno ripetuto più volte i portavoce dell’esecutivo comunitario: “Il ruolo dell’Ue è di assicurare che il nostro cibo, inclusi i nuovi alimenti come la carne coltivata, sia sicuro”. La valutazione scientifica sui rischi è affidata all’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (l’Efsa, quella con sede a Parma, conquistata a fatica usando la bandiera del suo prosciutto) ed è tra “le più rigide al mondo”. Ma “finora la Commissione non ha ricevuto richieste di approvare carne coltivata per i mercati europei”.
Tuttavia, il principale problema per la Commissione riguarda il mercato interno, a cui è legata la notifica che il governo ha ritirato. L’Ue è un grande mercato unico e i singoli paesi non possono frapporre barriere, tranne in rare eccezioni come la sicurezza nazionale. Il disegno di legge di Lollobrigida impone un divieto di importazione e produzione della carne coltivata: in sostanza, vieta una cosa già vietata dato che non esistono cibi sintetici autorizzati. I governi devono informare la Commissione attraverso il sistema TRIS di qualsiasi progetto di regolamentazione tecnica, che potrebbe ostacolare la libera circolazione delle merci, prima della sua adozione. Questo consente alla Commissione e agli altri paesi di esaminare il testo e rispondere, compresa la possibilità di imporre uno stop se effettivamente ci sono ostacoli alla libera circolazione. Prima, però, ci sono tutta una serie di potenziali passi intermedi. Se la Commissione presenta un “parere circostanziato”, lo stato membro interessato è obbligato a rispondere, spiegando le ragioni del suo provvedimento. Se la Commissione invia dei “commenti”, lo stato membro è obbligato a tenerne conto nell'adozione definitiva della regolamentazione.
La scadenza della procedura sarebbe stata il 30 ottobre, ma siccome dalle interlocuzioni era chiaro che la legge Lollobrigida sarebbe stata bocciata – anche per l’introduzione dell’emendamento Centinaio sul “meat sounding” che vieta l’utilizzo di nomi che fanno riferimento alla carne per prodotti vegetali, già introdotto dalla Francia e bocciato da Bruxelles – il governo ha preferito ritirare la notifica. La ragione formale, come detto, è che il Parlamento potrebbe modificare la norma. In realtà il ddl, già approvato al Senato, è stato iscritto nel programma dei lavori della Camera a novembre e in commissione l’iter procede spedito, senza che sia prevista alcuna modifica sostanziale.
Dal ministero dell’Agricoltura fanno sapere che “la notifica ritirata sarà rinotificata all’esito dell’approvazione parlamentare”, anche perché altrimenti il governo subirebbe una procedura d’infrazione. Ma a quel punto la bocciatura arriverebbe dopo l’approvazione. In pratica il governo scrive a Bruxelles che ritira la notifica perché la norma potrebbe essere modificata, ma in realtà ritira la notifica proprio per evitare di modificare una legge in contrasto con la normativa europee.
L'editoriale del direttore