la festa dell'ottimismo
Roccella: "Sogno per le donne la libertà di fare i figli che vogliono"
La ministra della Famiglia sul palco del Foglio: "La natalità è un problema non solo economico, ma anche culturale. Non si riconosce valore sociale all'essere madri. Sono fiera del primo governo a guida femminile"
"Assistiamo a un paradosso demografico: è nei paesi affluenti che si fanno meno figli. In Italia siamo sotto il cosiddetto tasso di sostituzione, ovvero i 2,1 figli per donna che servono per mantenere in equilibrio la popolazione fra nati e morti. E non solo in Italia, ma in tutta Europa e nel mondo vediamo che a più benessere corrisponde l'abbassamento della natalità. Prendiamo la Corea del sud: in vent'anni è passata dall'essere un paese poverissimo a molto ricco, e da una media di sei figli per donna a meno di uno". Così Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia. la Natalità e le Pari opportunità intervistata da Matteo Matzuzzi sul palco di Palazzo Vecchio a Firenze.
A proposito dei Istat, secondo cui le nascite sono crollate da mezzo milione a 390 mila all'anno, Roccella commenta: "E' un problema non solo economico ma anche culturale. Il paradosso italiano è che da noi la famiglia è sempre stata data per scontata, si parlava per gli italiani di 'familismo amorale'. Nel mentre la Francia metteva in campo misure robuste. In Italia invece si procedeva con provvedimenti spot, laddove sarebbe servita continuità e sicurezza. Un inizio è stato l'assegno unico, ora noi mettiamo la questione al centro. Non si tratta solo di far quadrare i conti del welfare pensionistico, dover investire sulla sanità per gli anziani che aumentano, è anche una questione di vitalità, di sguardo sul futuro, saper inventare nuove professioni. Senza nuove generazioni il paese si incarta su se stesso".
Commentando la possibilità che la regolarizzazione dei giovani migranti sia una soluzione al problema della natalità, Roccella dice: "Noi puntiamo sui flussi regolari, siamo il primo governo a farlo da molti anni, però c'è un'altra questione: quando gli immigrati si integrano, assumono le nostre stesse abitudini sul piano procreativo: infatti vediamo che nelle seconde generazioni la natalità immediatamente cala. C'è qualcosa nel nostro stile di vita che riduce la voglia di fare figli, non si dà valore sociale alla maternità: il mio è il ministero della famiglia, della natalità e delle pari opportunità, e le tre cose sono strettamente connesse. Oggi essere madri non è premiante. è vero che prima c'era una retorica che non ci fa nostalgia, ma vogliamo adeguare welfare e ambiente di lavoro ai bisogni e alle aspettative di oggi. Se dico di essere una professionista sono guardata con considerazione, se dico di essere mamma la cosa non ha nessun valore. Questo non va bene, essere genitori è un lavoro socialmente utile, non è solo una scelta privata: apre uno sguardo al futuro, alla solidarietà fra generazioni".
Cosa risponde a chi la giudica il simbolo di una politica che mette le mani sul corpo delle donne? "Io approccio la politica attraverso il femminismo, quello della differenza. La cittadinanza nel tempo si è costruita sull'uomo maschio che non genera. la differenza è stata usata per escludere e prevaricare. Bisogna ripartire da questo, pari opportunità non significa schiacciarsi sull'equivalenza con il maschio, bisogna valorizzare la differenza. Il nostro welfare è generoso nei confronti della maternità ma è costruito su schemi vecchi, sul padre procacciatore di pane. I diritti delle donne oggi partano dalla considerazione della propria differenza: è il contrario di togliere diritti, è aumentarli".
Per cosa vorrebbe essere ricordata, Roccella? "Sarei fiera di poter dire che grazie al nostro lavoro domani le donne avessero una maggiore libertà: fare figli se vogliono. Le donne italiane, secondo i sondaggi, dicono di volerne in media due, e poi non li fanno: c'è un problema di libertà, serve maggiore accesso al lavoro. Poi dico che sono fiera di fare parte del primo governo a guida femminile, un sogno di quando ero giovane".