Il caso
Terrorismo, l'allarme dei nostri Servizi: carceri e internet luoghi della radicalizzazione
Per gli 007 italiani "la situazione è preoccupante". Il Viminale: "Siamo in allerta". La storia tutta italiana dell'attentatore di Bruxelles, sbarcato a Lampedusa e messo in libertà dal tribunale di Bologna
“Allerta, ma non allarme”, ripete Matteo Piantedosi all’indomani dell’attentato di Bruxelles. La crisi in medio oriente rimbalza nel cuore dell’Europa e per il ministro dell’Interno è la conferma di una situazione complicata. Il livello di sicurezza è al massimo già da sabato mattinata, 205 target sensibili ebrei e israeliani in Italia sono monitorati. La linea de Viminale continua a essere: temiamo i lupi solitari, ma per il momento non se ne parla di proibire, come accaduto in Francia, le manifestazioni pro Palestina. In generale L’idea del governo è quella di non cambiare le abitudini degli italiani: sarebbe un messaggio devastante. I nostri servizi di sicurezza intanto lavorano su altri fronti.
Vertici dell’intelligence contattati dal Foglio parlano di “situazione preoccupante”. Superiore, come ricaduta interna, agli attentati che sconvolsero Parigi nel 2015. “I fatti di Bruxelles hanno dimostrato l’emergere di un odio razziale e fondamentalista a cui si somma una situazione ancora in via di definizione, e dagli scenari imprevedibili, in medio oriente, specie in Libano e in Iran”. I nostri apparati di sicurezza, interni ed esterni, stanno monitorando, per motivi diversi certo, sinagoghe e mosche. Ma anche la vita nelle carceri e poi tutti i siti collegabili alla Chiesa e dunque al Vaticano. Le agenzie dei nostri servizi segreti continuano a scambiarsi informazioni con quelle europee, ma anche israeliane e americane. Anche il Cnosp (il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica) è come se fosse in convocazione permanente. Le nuove tensioni di Gaza hanno riattivato la scena jihadista, ma la maggior parte degli aspiranti combattenti provengono dalle bolle online, ovvero comunità di soggetti radicalizzati in contatto tra loro attraverso il web. In Italia sarebbero un centinaio. I nostri servizi di intelligence scandagliano i siti, i social network e le piattaforme dove potrebbero partire gli indottrinamenti e l’incitazione all’odio o, peggio ancora, a veri e propri atti di terrorismo. Resta il rischio di infiltrazione da parte di lupi solitari o gruppi di jihadisti all’interno dei flussi migratori irregolari, come quelli provenienti dalla Tunisia e dall'Algeria. “C’è rischio di radicalizzazioni”, dice ancora Piantedosi nel giorno in cui a Milano ci sono stati due arresti per terrorismo.
La storia di Abdesalem Lassoued è emblematica. L’attentatore tunisino che ha ucciso due cittadini svedesi a Bruxelles arrivò a Lampedusa il 26 gennaio 2011 a bordo di un barchino, fotosegnalato a Porto Empedocle. Il 9 aprile viene dimesso dal Cie di Torino e rilasciato con un permesso di soggiorno per “motivi umanitari” con validità fino al 9 ottobre. Il 23 giugno ancora un fotosegnalamento, ma in Norvegia per una richiesta di asilo. Così viene conseguentemente attivata la procedura di “Dublino” per il rientro in Italia, che avviene l’8 novembre a Torino.
Il tunisino rientra in Italia come “dublinante” dalla Svezia il 24 aprile del 2014. Il 26 maggio del 2016 formalizza la richiesta di protezione internazionale a Bologna dove era stato rintracciato nel corso di un controllo, ma la commissione territoriale respinge e dopo tre giorni viene portato al Cie di Caltanissetta per il rimpatrio. Il 14 ottobre sempre del 2016 il tribunale di Bologna, nel fissare l’udienza per la trattazione nel merito dichiara che il ricorso ha effetto sospensivo automatico. L’uomo si allontana dall’Italia e il 17 aprile del del 2020 l’Unità Dublino Italia rifiuta la richiesta di ripresa in carico dell’uomo avanzata dal Belgio poiché l’ultimo permesso di soggiorno rilasciato dal nostro paese era scaduto da oltre 2 anni e che da lungo tempo non vi erano oggettivi riscontri della sua presenza sul territorio nazionale. Questo caso ricorda al governo, qualora ce ne fosse il bisogno, l’esigenza di cambiare le regole sui migranti. A partire dall’Europa (ieri il videocollegamento di Meloni al Consiglio europeo: condanna unanime a Hamas e sostegno al diritto di Israele a difendersi nel rispetto del diritto internazionale umanitario). La situazione rimane comunque delicata. Ecco perché è stato annullato anche il Med-Dialogues, la conferenza organizzata dal ministero degli Esteri e dall’Ispi, prevista a Roma dal 2 al 4 novembre. Erano attesi tutti i vertici dei paesi africani e arabi.