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Storia distorta

Ecco come arginare l'onda di fake news su Hamas e Israele. Parla Emanuele Fiano

Marianna Rizzini

La sinistra è sospesa tra la presa di posizione pro-Israele e i distinguo dei collettivi studenteschi e universitari. Il parlamentare del Pd, esponente della Comunità ebraica milanese, esorta a parlare con i ragazzi per evitare che "si diventi disumani per disinformazione"

Le piazze pro-Palestina dove risuonano, in un calderone indistinto, parole di non-dissociazione da Hamas; le scuole dove può capitare che in una story su Instagram compaiano parole come “quant’è bello quando brucia Tel Aviv”. E ancora: la manifestazione a Milano dove, a reggere uno striscione con scritto “non finanziare l’Apartheid israeliana”, è Francesco Giordano, ex terrorista condannato per l’omicidio del giornalista Walter Tobagi, uomo noto per le contestazioni contro la Brigata Ebraica il 25 aprile. La sinistra si trova sospesa, ora, tra la presa di posizione pro-Israele (in Parlamento e non solo) e i distinguo (sempre in Parlamento e non solo) di una sua parte, compresa quella che lambisce i collettivi studenteschi e universitari. Come evitare che, specie a quindici, sedici, diciotto o vent’anni, si cada nella confusione, tra parole che rimbalzano sul web e cattivi maestri, nell’incapacità di distinguere vero, falso e verosimile? Emanuele Fiano, già parlamentare pd ed esponente della Comunità ebraica milanese, di questo tema si occupa non soltanto dal 7 ottobre, ma dal 7 ottobre tanto più si interroga sul come aiutare le nuove generazioni a ragionare con la propria testa.

  

Anche per questo si è detto disponibile ad andare nelle scuole per “parlare di storia con i ragazzi” e per scongiurare il pericolo che “si diventi disumani per disinformazione”. “Se si osserva la storia del Novecento”, dice Fiano, “si vede che non è mai solo in bianco o solo in nero. Ed è un errore pensare che tutto ciò che avviene nel mondo palestinese è buono perché i palestinesi sono deboli e oppressi e che tutto quello che proviene da Israele è da condannare perché Israele è uno stato potente”. Per quanto riguarda la storia del Medio Oriente, dice Fiano, “bisogna sottolineare che Hamas non rappresenta il popolo palestinese, e si fa strame della storia se non si torna al 2006-2007, quando Hamas vinse a sorpresa le elezioni e però poi prese con la violenza il controllo della Striscia dall’Autorità Palestinese, riconosciuta a livello internazionale, eliminando i concorrenti di Fatah”. Altro elemento da mettere sul tavolo, dice Fiano, “è che oggi, dopo il 7 ottobre, al contrario di quanto accadde ai tempi dell’operazione israeliana ‘Piombo fuso’, non si sono alzate le voci degli arabi israeliani e neanche molte voci in Cisgiordania. E questo nonostante Hamas avesse chiamato alla ribellione.

  

E’ un dato molto rilevante. Quando si parla di Palestina libera si dovrebbe aggiungere che la libertà è anche libertà da Hamas”. La confusione imperante porta anche a sovrapporre colpe e periodi storici. “Io penso che riavvolgere il nastro del conflitto arabo-israeliano per capire l’oggi”, dice Fiano, “non significhi omettere le responsabilità israeliane – non l’ho mai fatto, non l’hanno mai fatto i laburisti israeliani, gli stessi che hanno sostenuto l’idea dei due popoli e due stati, ai tempi degli accordi di Oslo e oltre. Ma tutto questo non c’entra con Hamas. Basta leggere il suo statuto. Uno statuto che negli anni Ottanta evocava un’unica entità territoriale, anche se poi è stato in parte modificato. Ma il punto è che Hamas non si prefigge una lotta di rivendicazione territoriale, a differenza di Olp e Fatah, quanto la guerra contro il nemico ebreo e la cancellazione di Israele”. All’errata sovrapposizione tra Hamas e popolo palestinese si aggiunge la propalazione via web di falsità, slogan, immagini spesso fuorvianti per chi non è informato. “Viviamo in un’epoca digitale, l’informazione viaggia spesso senza mediazione”, dice Fiano: “Manca l’approfondimento, c’è un lavoro serio da fare. Un lavoro che riguarda il mondo dell’educazione e della cultura”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.