L'intervista

“Meloni soffre la psicologia dell'escluso, dovrà superarla”. Parla Ernesto Galli della Loggia

Gianluca De Rosa

"Passare in pochi anni dal due per cento alla guida del governo può essere logorante psicologicamente", dice il professore, commentando le parole della premier sui complotti contro di lei. "Così mette le mani avanti per non cadere indietro"

“La psicologia ride della realtà, si muove su altre lunghezze d’onda”, Ernesto Galli della Loggia non è sorpreso. I toni dell’intervento della presidente del Consiglio nel suo discorso di sabato contro “le meschinità”, “i giornaloni e i salotti tv”, con allusioni ad avversari  “che si rotolano nel fango”, non lo hanno stupito. Un monologo di abissi evocati. Un discorso da underdog, ma pronunciato da un underdog che è ormai al governo da un anno. Che stona proprio per questo: lo declama chi controlla  le leve dei ministeri, delle partecipate e ha una stampa non ostile. Insomma un underdog che ce l’ha fatta. “C’è un passato – dice Galli della Loggia – che non riesce a essere cancellato, quello della minoranza assoluta, degli esclusi”.  ”Il mondo da cui Meloni arriva – prosegue il professore – è stato oggettivamente per decenni ai margini, se non proprio fuori dal sistema, un fatto che ha lasciato un deposito psicologico molto forte”. Ma tutto questo si tiene con l’ambizione di Meloni di creare in Italia una destra repubblicana e moderna? “Non c’è dubbio che per aspirare a fare questo – dice l’editorialista del Corriere della Sera – questa antica tara deve essere superata. A discolpa della presidente del Consiglio – prosegue – va detto che nella storia del nostro paese quella di Meloni non è stata una minoranza qualunque: erano i fuori legge, gli esclusi per definizione, non sorprende quindi che in un momento di difficoltà questa cosa riemerga. E’ la psicologia dell’escluso: puoi anche essere stato ammesso in prima classe a suon di voti, ma se per una vita hai viaggiato in terza, ti senti addosso sguardi non proprio amichevoli. Soprattutto se non ti fidi fino in fondo dei tuoi compagni di viaggio”.

 

Anche questo secondo Galli della Loggia spiega il nervosismo della premier. “Passare in pochi anni dal due per cento alla guida del governo può essere logorante psicologicamente: la squadra che Meloni ha messo su è mediocre e lei se ne sta lentamente accorgendo”. Il professore paventa anche un’ulteriore ipotesi. “Con quel discorso la premier mette le mani avanti per non cadere indietro: sa che qualcuno tra i suoi ha degli scheletri nell’armadio che possono essere fatti oggetto di attacchi o di rivelazioni pesanti”. Tutte considerazioni corrette, anche se per Galli della Loggia  non bisogna comunque esagerare, non bisogna dare troppo peso al monologo della premier. “C’è un’ossessione giornalistica eccessiva su quelle parole, peraltro pronunciate in un momento di evidente difficoltà personale”. Per di più Galli della Loggia è convinto, che se è vero che c’è “un problema di toni”, Meloni non sia sopraffatta da paranoie, ma da preoccupazione in parte legittime e fondate. “Per sua fortuna – dice – non ha mai evocato l’espressione fatale ‘poteri forti’, la sua polemica l’ha fatta con quell’ambiente che ha molto a che fare con l’amichettismo intellettuale, con i salotti buoni del giornalismo televisivo, quel circuito d’opinione certo minoritario elettoralmente, che però conta eccome”. E ce l’ha con lei? “Io ricordo qualche mese fa Carlo De Benedetti parlarne definendola una demente, non credo sia mai successo che un importante imprenditore usasse un espressione del genere  per parlare di un presidente del Consiglio. Ci sono cose che feriscono anche chi ha il potere. Per fortuna, mica puoi mandare la polizia ad arrestare un fotografo o un giornalista sgradito. A Meloni potremmo dire: è la democrazia bellezza. E però dovremmo ricordarlo anche a noi stessi: la premier, in una democrazia, è una come noi, non dobbiamo pensare che sia una specie di faraone sacro e imperturbabile, di Draghi ce n’è uno solo ed è stata un’eccezione”.

 

E però non è che siano proprio tutti contro di lei, anche in tv e sui giornali. “Ripeto – dice Galli della Loggia – la premier sa benissimo che c’è una parte del paese per cui è un’usurpatrice, che la considera illegittima e abusiva. Penso che questo tipo d’impressione le arrivi attraverso molti canali e non le faccia  piacere”. Il professore,  che ci siano o meno buoni motivi per giustificare i timori di Meloni, è comunque convinto che sia necessario superare questa sindrome d’accerchiamento. “Non tanto e non solo nella comunicazione”, dice. “Quello che ancora davvero manca, come ha scritto bene il vostro giornale, è una visione da offrire al paese con atti concreti. Se questo accadrà allora, a prescindere dal resto, Meloni avrà vinto la sua scommessa, altrimenti fallirà”.

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