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il commento

Ripartiamo da Foggia. Schlein rivendica la vittoria: ho fermato le destre

Salvatore Merlo

La segretaria del Partito democratico cerca di dare la carica al centrosinistra: “Da oggi Foggia può scrivere una pagina di futuro diverso, questa è la dimostrazione che uniti si vince”. Un altro buon modo per non vedere cosa sta accadendo in Italia

Bisogna riconoscere che non è facile trovare le parole più adatte a mitigare il dolore, a lenire la piaga, a illudere sull’entità del disastro. Un tempo le due parole più gettonate erano “sostanziale tenuta”. Oggi invece, che siamo in tempi di austerity, di parola ne basta una, quella pronunciata ieri dalla segretaria del Pd Elly Schlein nella terza tornata elettorale persa dal centrosinistra: “Foggia”. Ecco la parola. Foggia! Compagni, il centrosinistra riparte  da Foggia. Di più: “Abbiamo fermato le destre... a Foggia”. Ecco. I soliti spiritosi ricorderanno con sciocca pignoleria che  c’è stato un momento in cui anni fa si doveva ripartire da Vasto, ma non andò granché bene. Poi ci si è spostati più al centro, “ripartiamo da Narni”. E non andò benissimo manco quella volta. Capita. Infatti più di recente, prima d’una sfortunata puntata su “ripartiamo da Campobasso”, c’è stata anche quella di “ripartiamo da Vicenza” (lì Schlein non andò a fare campagna elettorale: unica vittoria della sinistra in un capoluogo).

Ma nessuno adesso si permetta  d’ironizzare sul  messaggio che ella, anzi Elly, ha videotrasmesso ieri per dare la carica al centrosinistra: “Da oggi Foggia può scrivere una pagina di futuro diverso, questa è la dimostrazione che uniti si vince”. Nessuno si permetta di dire che a Foggia hanno vinto perché, come direbbe ella, anzi Elly,  manco lì li hanno visti arrivare. Ovvero perché Schlein e Giuseppe Conte non si sono presentati  insieme su un palco. Queste sono stupidaggini. Spirito da prete. Di patata. Vediamo di essere seri. Caporetto, la guerra di Grecia, l’8 settembre, Custoza, Adua, sebbene un po’ lontane sono implicite nella tradizione del disastro nazionale, nell’immutabile catena genetica della sconfitta, un po’ come il Trentino-Alto Adige e il resto delle regioni e delle città italiane lo sono per il Pd. Ma Foggia è un’altra faccenda. Foggia è tutta un’altra storia. Come disse l’onorevole Di Donato allorché la Dc crollava nel 1993: “Certo, abbiamo perso Roma, Milano, Napoli, Venezia, Palermo… Ma ci sono anche segnali incoraggianti. Penso ai successi di Gerace, Pizzo Calabro e Praia a Mare”.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.