dopo la rottura con giambruno
Solidarietà a Giorgia Meloni, unica nostra icona femminile di sinistra
Sbarazzarsi di un idiota e altri riscatti di genere. Venuta da una famiglia disfunzionale della periferia di Roma, la premier è stata cameriera, baby sitter, politica militante, primo capo di partito donna e prima donna a Palazzo Chigi. Un esempio progressista
A distanza di qualche giorno dal rocambolesco pubblico inizio della pubblica fine dell’unione Meloni-Giambruno, è ancora più antipatico – ma diciamolo pure, un po’ da perdenti – nutrire la folta schiera di chi aspettava il cadavere sul fiume e ora coglie l’occasione per rinfacciare alla premier le sue posizioni sulla famiglia tradizionale, sulla pubblicità delle pesche – o forse non erano pesche che non sono di stagione –, le copertine natalizie su Chi, le proposte di legge. Ché davvero non si può contestare a Giorgia la sua tradizione politica di sempre solo perché oggi si trova nella tempesta privata.
Prima di tutto perché politica e vita privata sono, entro certi limiti, due percorsi intrecciati ma diversi – e sebbene sia comprensibile, ma sempre meno fondato, auspicarsi un po’ di coerenza, francamente non può dirsi che sponsorizzare un modello di famiglia tradizionale ed essere contrari all’adozione per le coppie omosessuali significhi poi non potersi separare da un marito beccato a fare il coglione con le sue imbarazzatissime colleghe – che questo sia vero o che sia solo un pretesto, come vorrebbero alcune teorie complottiste immediatamente circolate, poco importa.
In secondo luogo, perché davvero alzi la mano la sorella e la concittadina che non empatizza con Giorgia Meloni, che mentre scalava le impervie vie della politica, tutta sudata e con l’orologio biologico che ticchettava come per tutte noi, si è caricata questo signore belloccio e mediocre, con il bananone in testa, che non sarà stato certamente all’altezza, ma assolveva, per così dire, al proprio ruolo e alle proprie funzioni biologico-sentimentali.
Ma quante di noi, amiche sorelle e concittadine, quante, magari realizzate o in preda alle fatiche dell’ambizione, quante di noi con tutte le ciambelle venute col buco tranne una, quella del versante privato e l’ancora più crudele versante pubblico della vita privata – ma quante di noi si sono a un certo punto accontentate, quante perlomeno sono state sul punto di accontentarsi. Quante si sono raccattate questo maschio qualunque, con caratteristiche medie ma buona volontà e disponibilità a condividere un percorso famigliare (merce rara, lo sappiamo, sempre più rara) – per combattere la paura della solitudine, assolvere a questa tappa della filiazione o intimamente o socialmente irrinunciabile. Per non andare da sole ai matrimoni, o alle cene di rappresentanza, sedare le domande impietosite dei parenti, per occupare le interminabili domeniche pomeriggio di novembre, o anche solo per fare una lunga pausa dai fallimenti sessuali e sentimentali accumulati con cadenza mensile. Ma come si fa a biasimare, come si fa a mostrare crudeltà.
Semmai, a voler proprio trovare qualcosa da dire, andrebbe solo ricordato a Giorgia (sommessamente, quando passerà la tempesta, senza pizzicare l’asino mentre fa la salita) e a tutte noi, che, avendone la lucidità, o la concreta possibilità, di tutte le qualità rinunciabili – e va bene povero, va bene bruttino, senza grande senso dell’umorismo, ex grasso con la pancia flaccida, anche non fedelissimo volendo, però diciamo un livello base di intelligenza, un’intelligenza minima si potrebbe dire, ecco questa intelligenza minima dovrebbe essere una condizione essenziale anche degli accontentamenti più eclatanti, anche delle situazioni più tragiche (che noi comunque non giudicheremo).
Su tutto sia consentito passare sopra, anche il borsello, per dire, o il bananone in testa, per dire, o un filo di tirchieria, ma sotto una soglia minima di intelligenza toccherebbe avere la forza di volontà di non scendere mai. E questo non tanto (o non solo) per trovare quotidianamente un interlocutore degno, o per mantenere un decoro a livello sociale – non posso mai dimenticare una delle mie più care amiche, in fase di accontentamento, mortificarsi alle cene per le inaccettabili uscite del suo compagno, il volto contratto e lo sguardo imbarazzato – quanto per profili di sicurezza, di contenimento del pericolo.
Ora io non so se la premier abbia mai letto “Le leggi fondamentali della stupidità umana” di Cipolla – suppongo di sì, ma la verità ineliminabile è che gli stupidì sono, più di ogni altra cosa, estremamente pericolosi. Nel grafico cartesiano delle utilità, gli stupidi sono quelli che fanno il male per sé e il male per gli altri, una perdita secca su tutti i fronti. Gli stupidi, che come dice il maestro, non possono neppure fingere di essere intelligenti, eppure ci provano, sono incontrollabili, come la grottesca (ultima) performance di Giambruno tristemente conferma.
Fortunatamente la premier, che invece è assai intelligente, ha saputo sfruttare l’imbarazzante vicenda a proprio vantaggio – e con una capriola di dignità notturna ha scaricato senza ambiguità questo fardello, questo gaffeur impenitente, via, sciò, con un post misurato ma deciso ha preso distanze lunari dall’uomo mediocre che si era raccattata in tempi non sospetti. Capriola di dignità che, prima di tutto e più di tutti, ha esaltato, commosso e interessato (le chat friggevano sorelle e concittadine!), unito in una grande standing ovation il versante femminile progressista – vogliamo dire di sinistra? – che già aveva dovuto fare i conti con il Modello Meloni sin dalla sua schiacciante vittoria elettorale.
Ci abbiamo fatto i conti già da un po’, con il fatto che, a ben guardare, Giorgia Meloni è l’unica vera storia di sinistra della recente politica italiana, l’unica nostra icona femminile. Giorgia, venuta da una famiglia disfunzionale della periferia di Roma, cameriera, baby sitter, politica militante, primo capo di partito donna, primo presidente del Consiglio donna, Giorgia venuta dalla Garbatella a mettere in riga questo nugolo di vecchi attrezzi che borbottano in sottofondo.
Giorgia che non si sposa e fa una figlia – il marito la tiene in braccio mentre lei giura nelle mani del presidente della Repubblica, solo in Scandinavia ce lo potevamo immaginare, solo in Australia, in quell’altro emisfero lì potevamo pensare di vedere una scena simile, e invece quella scena, noi sfortunate femmine progressiste italiane l’abbiamo dovuta prendere in prestito da Giorgia Meloni – la stessa donna che ora, con una capriola di dignità, molla il suo compagno (compagno!) perché danneggia la sua immagine pubblica, lo molla (apparentemente o realmente, si è detto, poco importa) per la sua inaccettabile volgarità. Giorgia che ci sta portando via tutto, i comizi, l’emancipazione dalla periferia, la scalata sociale e professionale. Giorgia ti abbiamo vista indossare anche alcuni orecchini etnici, anche i gioielli etnici ci sta portando via, Giorgia ci porti via tutto. Tutto dobbiamo prendere in prestito da Giorgia Meloni, anche questa separazione lampo, anche la protezione della propria immagine e dignità professionale, anche il brivido di piacere inconfessabile lungo la schiena alla prima circostanza che si registri di un uomo danneggiato nella propria carriera perché ha pestato il piede della moglie sbagliata. Con dispiacere e parimenti con ammirazione, ti guardiamo portarci via tutto. In attesa di tempi migliori, solidarietà e in bocca al lupo a Giorgia, la nostra unica grande icona di sinistra.