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La Lega fa piangere la Fornero. Di gioia
Una rassegna delle battaglie di Matteo Salvini contro l'attuazione della riforma Fornero sulle pensioni, che la legge di Bilancio del governo Meloni attua pienamente
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Da anni Matteo Salvini giura che abolirà “l’infame legge Fornero”, e invece nella seconda legge di Bilancio del governo di cui è vicepremier si va verso la sua piena attuazione. In campagna elettorale il leader della Lega aveva promesso, in linea con la Cgil di Maurizio Landini, Quota 41; secondo la bozza della manovra invece ci sarà Quota 104, con penalizzazione. Cioè per accedere alla pensione anticipata, non serviranno semplicemente 41 anni di contribuzione come promesso da Salvini, ma 63 anni di età e 41 di contributi e con una penalità sulla parte retributiva dell’assegno.
Ciò che propone il governo è, in sostanza, un passo ulteriore verso l’entrata a pieno regime della riforma previdenziale approvata dal governo Monti, ma anche un’adesione ai suoi principi ispiratori: l’uso del criterio contributivo invece del retributivo. Nel pacchetto pensioni del governo ci sono anche altre restrizioni, come l’allargamento delle “finestre” d’uscita. Ma, soprattutto, c’è la reintroduzione di un altro principio “forneriano”: l’adeguamento automatico all’aspettativa di vita della soglia di età per accedere alla pensione anticipata, un meccansimo che era stato bloccato proprio su proposta di Salvini durante il governo Conte. Ora si rincorrono tentativi di modifica al margine, ma la strada è tracciata. Nella Nadef il governo Meloni elogia la riforma Fornero perché “ha migliorato in modo significativo la sostenibilità del sistema pensionistico, garantendo una maggiore equità tra le generazioni”. In sostanza, nel passaggio dall’opposizione al governo si è passati da “abolire la legge Fornero” ad “attuare la legge Fornero”.