I buchi di Rovelli sulla sua firma anti Ucraina e anti Israele

Luciano Capone

Accusa il Foglio di dire "falsità" sulla sua adesione alla "Conferenza di pace" di estremisti che chiedono la vittoria di Putin e la distruzione dello stato ebraico. Ma il fisico dimostra che non sa ciò che dice e non legge ciò che firma

Deve essere un esperimento scientifico: quanto un affermato scienziato può pervertire la verità senza pagare dazio? Carlo Rovelli, fisico di fama mondiale e firma del Corriere della sera, ci accusa di aver detto falsità sul suo conto. “Alcuni giornali italiani hanno parlato di una mia partecipazione a una conferenza di pacifisti a Roma. Il Foglio e il Giornale mi hanno addirittura descritto come primo firmatario del manifesto programmatico della conferenza. Come spesso accade con questo genere di giornali, la notizia è falsa. Non ho partecipato a questa conferenza, né di persona, né in remoto, né alla sua organizzazione”, scrive Rovelli su Facebook. “Non ho scritto alcun manifesto programmatico. Mi era stato chiesto alcuni mesi fa di partecipare a questa conferenza, e avevo risposto di no. Allora (non era esplosa la situazione a Gaza), avevo firmato un appello che chiedeva, come tanti altri, e come chiede il Papa, pace in Ucraina. Tutto qui… Non ho nulla contro questa conferenza e i suoi organizzatori, e apprezzo ogni sforzo verso la pace, ma le notizie sulla mia partecipazione sono frottole, e i relativi insulti che alcuni giornali estremisti mi hanno riservato sono piuttosto ridicoli”.

 

È un esperimento di menzogne e mistificazioni, quello di Rovelli. Il Foglio, nell’edizione di sabato, ha pubblicato un articolo su una “Conferenza internazionale di pace”, tenutasi a Roma, organizzata da gruppi estremisti di No vax, comunisti e nazionalisti, a cui hanno aderito persino membri di Hezbollah e gruppi inseriti dall’Ue nell’elenco dei terroristi come il Fronte popolare per la liberazione della Palestina. 

 

La manifestazione, nata da un manifesto che in sostanza appoggia l’invasione russa in Ucraina, ha visto la partecipazione di gruppi che approvano il massacro di Hamas del 7 ottobre nei confronti dei civili israeliani e che puntano alla distruzione dello stato di Israele. “Primo firmatario del manifesto programmatico è il fisico Carlo Rovelli, autore di bestseller e firma del Corriere della Sera. Pacifista pure lui”, aveva scritto il Foglio. Non c’è nulla di falso.

 

Non abbiamo scritto che Rovelli ha partecipato fisicamente alla conferenza né che l’ha organizzata, ma che è il “primo firmatario”. Rovelli aggiunge di non aver “scritto alcun manifesto”. Ma il Foglio non ha riportato che lui ha “scritto” l’appello, bensì che lo ha sottoscritto. È tra l’altro una distinzione inutile, perché di un documento ciò che conta è il firmatario, non l’estensore materiale: la firma certifica il consenso rispetto a ciò che è scritto sopra, come dovrebbe sapere Rovelli se ha mai firmato un contratto di lavoro o di acquisto. Ciò che conta è se c’è la sua adesione. Ed è lui stesso a confermarlo: “Avevo firmato un appello che chiedeva, come tanti altri, e come chiede il Papa, pace in Ucraina”.

 

Anche qui c’è una mistificazione, perché quell’appello non chiedeva “come chiede il Papa” la “pace in Ucraina”, ma accusava il “blocco Usa-Nato-Ue” di essere “il vero aggressore” della Russia sostenendo il “regime fantoccio di Kiev” e chiedeva la resa dell’Ucraina; la cessazione dell’invio di aiuti; la rimozione delle sanzioni alla Russia e, persino, “lo scioglimento della Nato”. Tutte cose che Bergoglio non si è mai sognato di chiedere. Rovelli deve aver confuso il Papa con Putin, visto che la Conferenza si è conclusa con l’auspicio di una vittoria della Russia: “Ciò di cui hanno bisogno i popoli del mondo è una sconfitta della Nato in Ucraina”.

 

Le contestazioni di Rovelli, allora, nelle risposte sui social network sono passate ad altro; “Non sono primo firmatario di nulla”, dice, senza però spiegare se non è “primo” o se non è “firmatario”. Di certo che Rovelli sia “primo firmatario” di quell’appello risulta dal sito dell’evento dove il suo nome appare in cima alla lista, primo tra le “adesioni”, non si sa se in ordine cronologico o di importanza. Per giunta, l’organizzazione ha diffuso locandine con il volto del fisico per pubblicizzare l’evento. “Hanno messo la mia foto e il mio nome sul manifesto a mia insaputa”, risponde scajolanamente Rovelli. “Gli organizzatori hanno usato la mia foto, ma io non ne sapevo nulla. E del sito di cui parla, non ne so nulla”.

 

A questo punto, ci si attenderebbe delle scuse nei confronti dei “giornali estremisti” ingiustamente accusati che, anzi, meriterebbero un ringraziamento per avergli fatto scoprire molte cose che non sapeva. Invece no. Anche dopo aver scoperto dell’adesione di gruppi pro Hamas, esponenti di Hezbollah e della Jihad islamica dice: “Non prendo distanze. Gli organizzatori della conferenza mi sono simpatici”. Evidentemente li ritiene meno “estremisti” del Foglio. E questa è un’opinione legittima, che però non consente di mistificare la realtà. Che è questa: Rovelli conferma di aver firmato quel manifesto prima della Conferenza, non si dissocia dopo le posizioni antisemite emerse e dice che gli organizzatori gli stanno “simpatici”. Proprio ciò che ha scritto il Foglio.

 

Ieri, sul Corriere della sera, Rovelli ha scritto che “perfino la carta fondante di Hamas auspica una convivenza pacifica fra Islam e ebraismo”. Lo statuto di Hamas, in realtà, ha come obiettivo la cancellazione di Israele. Lo storico Andrea Romano ha parlato di “grossolana inesattezza” di Rovelli, perché lo statuto di Hamas dice che “All’ombra dell’islam, è possibile ai seguaci delle tre religioni – islam, cristianesimo ed ebraismo – coesistere in pace e sicurezza”. Dove la frase chiave è: “all’ombra dell’islam”.

 

Se non si vuole assumere che la mistificazione sia un metodo costante di Rovelli, che per uno scienziato sarebbe particolarmente grave, si deve allora constatare che su questi temi parla di cose che non sa, legge cose che non capisce e firma cose che non legge. Ma non può farne una colpa ai giornali.

 

Per non lasciare spazio a distorsioni, ambiguità e travisamenti, Rovelli potrebbe rispondere “sì sì, no no”, come dice il Vangelo di Matteo, a tre domande: ha firmato il manifesto della “Conferenza internazionale di pace”? Se non ha firmato, ha chiesto ai “simpatici” organizzatori di togliere il suo nome? Se invece ha firmato, ha chiesto di toglierlo dopo le posizioni filoputiniane e antisemite – tutt’altro che “pacifiste” – emerse nella Conferenza?

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali