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in consiglio dei ministri

Ecco il Piano Mattei di Meloni per l'Africa: c'è la cornice ma non i contenuti

Giulia Casula

Dopo un anno del primo annuncio, il Consiglio dei ministri stabilisce governance e linee stretegiche che l'esecutivo Meloni perseguirà nell'ambizioso progetto di cooperazione con il continente africano. Tra sei mesi il programma d'azione 

A un anno dal primo annuncio, approda in Consiglio dei ministri il progetto con cui l'Italia intende riposizionare l'Africa al centro della politica estera avviando rapporti di collaborazione con gli stati africani, come più volte ribadito dalla premier Giorgia Meloni. Come si apprende dalla bozza del decreto-legge circolata in questi giorni, il governo Meloni punta a costruire "un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano, volto a promuovere uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza".

Il testo del decreto si compone di sette articoli relativi alla durata, la struttura, gli ambiti di intervento e la missione perseguita dal progetto il cui nome - Piano Mattei - deve la sua origine al fondatore dell'Eni Enrico Mattei, il quale negli anni '50, in qualità di ministro dell'Industria, si fece promotore di un importante disegno di cooperazione economica tra l'Italia e i paesi africani produttori di petrolio.

Il decreto prevede l'istituzione di una cabina di regia che sarà presieduta dalla stessa Giorgia Meloni, mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani ne sarà vicepresidente. Della cabina faranno parte anche gli altri ministri, il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, il direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, i presidenti dell’Ice-Agenzia italiana per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, della società Cassa depositi e prestiti e della società Sace, ai quali si aggiungono – come si legge dalla bozza del decreto legge – “i rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica, del sistema università e ricerca, della società civile e del terzo settore, rappresentanti di enti pubblici o privati, esperti nelle materie trattate (individuati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri”. La cabina sarà poi affiancata da una struttura di missione ad hoc composta da "due unità dirigenziali di livello generale, tra cui il coordinatore, due unità dirigenziali di livello non generale e da 15 unità di personale non dirigenziale, individuate tra la presidenza del Consiglio dei ministri e tra il personale dei ministeri e di altre amministrazioni pubbliche”. La spesa prevista si aggira attorno ai 2,1 milioni di euro ai quali si accompagneranno i 500 mila destinati agli esperti esterni.

Dal provvedimento si apprende che il Piano richiederà sei mesi, di cui due per la creazione delle strutture burocratiche e quattro per la redazione di un programma d'azione che avrà durata quadriennale. Al termine del mandato il governo dovrà trasmettere alle Camere una relazione sullo stato di attuazione del Piano, previa approvazione da parte della cabina di regia. La relazione dovrà indicare le misure volte a migliorare e ad accrescere l’efficacia degli interventi previsti che riguarderanno ambiti diversi, tra i quali "cooperazione allo sviluppo, promozione delle esportazioni e degli investimenti, istruzione e formazione professionale, ricerca e innovazione, salute, agricoltura e sicurezza alimentare, approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali" e ancora "tutela dell’ambiente e adattamento ai cambiamenti climatici, ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture anche digitali, promozione dell’occupazione, prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare". 

Il testo di legge sulla cooperazione sull'Africa si aggiunge agli altri 45 decreti emanati dall'esecutivo nell'ultimo anno per via della “straordinaria necessità e urgenza di potenziare le iniziative di collaborazione tra Italia e gli Stati del Continente africano”, si legge ancora nel provvedimento.

La bozza ha già suiscitato diverse critiche dalle opposizioni che l'hanno definita "un elenco di buone intenzioni, una cornice generale ma con poca concretezza": insomma un programma ancora vago che, al netto degli ambiziosi propositi, rischia di tradursi in un nulla di fatto se verrà seguito da politiche chiare e definite in materia di migrazioni e energia,  

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