Non è il Protettorato italiano del Regno d’Albania, ma insomma il governo di Tirana è pronto a ospitare – “a titolo gratuito”, dicono da Palazzo Chigi – due centri per migranti che potranno accogliere fino a 39 mila persone all’anno (circa 3 mila a pieno regime) “Quando l’Italia chiama noi rispondiamo”, dice il presidente Rama, a Roma per la firma del protocollo con Meloni. Edi e Giorgia sono amici. Lei passò da lui uno scorcio di ferie quest’estate a Valona con la famiglia (Andrea Giambruno, la sorella Arianna e il ministro Francesco Lollobrigida). “Altro che aperitivi: stavamo mettendo a punto questa intesa”, dice ora la premier. L’Albania dunque è il nostro Ruanda dove il primo ministro britannico, Rishi Sunak, spedisce i richiedenti asilo?
Si sa che Sunak, Rama e Meloni organizzarono un vertice a sorpresa lo scorso mese Granada, a margine del Consiglio d’Europa, in nome “della guerra ai trafficanti”. Alla riunione, che fece indispettire la presidenza spagnola, parteciparono anche Emmanuel Macron, Mark Rutte e Ursula von der Leyen. Adesso la faccenda entra nel vivo. L’Italia utilizzerà il porto di Shengjin e l’area di Gjader per realizzare, a proprie spese, due strutture di ingresso e accoglienza temporanea degli immigrati salvati in mare dalle nostri navi (Guardia costiera, Guardia di finanza). L’accordo non varrà per le ong. Questi due centri, spiegano dal governo, serviranno a espletare celermente le procedure di trattazione delle domande di asilo o eventuale rimpatrio. La parte più controversa riguarda la giurisdizione che nelle due enclavi sarà italiana. A Shengjin, le nostre forze dell’ordine si occuperanno delle procedure di sbarco e identificazione e realizzeranno un centro di prima accoglienza e screening; a Gjader realizzerà una struttura modello Cpr per le successive procedure. L’Albania collaborerà per la sicurezza e sorveglianza. E’ molto facile che sull’accordo intervenga anche Bruxelles. Fino a ieri ancora non si era espressa, ma la portavoce dell’esecutivo Ue Anitta Hipper si è pronunciata invece sul piano annunciato dall’Austria per lavorare con Londra per l’esternalizzazione delle procedure di asilo in Ruanda. “La nostra posizione è chiara, le leggi sull’asilo dell’Ue attualmente in vigore si applicano solo alle domande presentate sul territorio di uno Stato membro, ma non al di fuori di esso”, sono state le parole della portavoce. E l’Albania così come il Ruanda non è uno stato membro della Ue, almeno non ancora. A una domanda più puntuale del Foglio, sempre dalla Commissione spiegano: “Siamo stati informati di questo accordo, ma non abbiamo ancora ricevuto informazioni dettagliate. Comprendiamo che questo accordo operativo dovrà ancora essere tradotto in legge dall’Italia e ulteriormente implementato. E’ importante che qualsiasi accordo di questo tipo rispetti pienamente il diritto comunitario e internazionale”.
Dal governo dicono che l’Albania non riceverà finanziamenti per diventare una sorta di Lampedusa dei Balcani. Di sicuro c’è la partita per l’adesione di Tirana alla Ue di cui Meloni è grandissima sponsor e Roma investe molto nel rapporto con i Balcani occidentali “per cui riteniamo più corretto parlare di riunificazione dell’Europa anziché di allargamento”. E poi non bisogna dimenticare i rapporti commerciali fra i due stati. “L’accordo nasce dalla storica, profonda amicizia e cooperazione che si articola nei rapporti commerciali: l’interscambio vale il 20 per cento del pil albanese”, dice Meloni. In ballo ci sono investimenti su infrastrutture e anche sul gas, con gli interessi dell’Eni. Rama durante le dichiarazioni alla stampa dice che un accordo simile lo avrebbe fatto solo con Roma e aggiunge che “siamo l’unico paese europeo dove ci sono stati più ebrei dopo la Seconda guerra mondiale, dove migliaia di italiani sono stati protetti e non sono stati lasciati in preda ai nazisti. Abbiamo protetto dalla pulizia etnica migliaia di persone che scappavano da Milosevic e abbiamo dato rifugio a donne e famiglie afghane, quando la Nato ha mollato l’Afghanistan”. L’accordo ha preso in contropiede il resto del governo, tenuto all’oscuro o quasi. Dal Viminale rimandano a Palazzo Chigi. Dalla Lega e Forza Italia nessuno commenta. Le opposizioni parlano di nuova Guantanamo (Riccardo Magi di +Europa), di deportazione (Angelo Bonelli dei Verdi), di violazione dei diritti (Peppe Provenzano del Pd).
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