(foto LaPresse)

il monito

Pier Silvio Berlusconi avvisa la Lega (e un pezzo di FdI): “La Rai deve rimanere così com'è”

Luca Roberto

L'ad di Mediaset chiede alla maggioranza (e alla premier Meloni) di non scompaginare l'equilibrio del duopolio televisivo: "Non conviene a nessuno"

Ha captato presagi sinistri nella maggioranza sul futuro della Rai. E dunque Pier Silvio Berlusconi ha deciso di fare da sé. Per questo ieri al Corriere della Sera ha detto: “La Rai deve distinguersi dalla tv commerciale. Torni a fare servizio pubblico”. Una presa di posizione netta che serve a puntellare il direttore generale Giampaolo Rossi, preso di mira dalla Lega, la quale auspica un ribaltamento di Viale Mazzini. Ma anche, sempre di più, da un pezzo di Fratelli d’Italia. Che adesso trova percorribile l’idea di rivoltare un carrozzone che rischia di sfondare il miliardo di euro di debiti. Un messaggio, quello dell’ad di Mediaset, rivolto anche alla premier Meloni. 

 

Così colloquiando con il Corriere, il proprietario del Biscione ha fatto capire come qualsiasi mossa per squilibrare il duopolio Rai-Mediaset abbia dei contraccolpi immediati su Cologno Monzese. Si riferisce, Pier Silvio Berlusconi, anche al taglio del canone. Una misura avanzata dalla Lega, convinta da tempo che la Rai vada colpita per la sua impopolarità nella pancia del paese. E per questo difesa anche dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nelle pieghe dell’ultima legge di Bilancio. Fatto sta che però quel taglio di 20 euro al mese il governo ha dovuto compensarlo versando alla tv di stato altre risorse, per vie traverse. E quando si è arrivati addirittura a paventare l’ipotesi di allargare le maglie della raccolta pubblicitaria per le reti del servizio pubblico, subito s’è fatta palese la contrarietà (non a caso) di Forza Italia: avrebbe comportato l’entrata in competizione e quindi minori entrate per la stessa Mediaset.

 

E insomma è evidente che Pier Silvio parli sperando che dal Carroccio intendano l’avvertimento: imbarcarsi in questa battaglia è dispendioso e controproducente per tutti. Eppure nella Lega lamentano da tempo di essere rimasti ai margini del potere catodico che conta. Quando s’è trattato di ridisegnare radio e tv, i leghisti hanno puntato sulla prima ma non ne sono rimasti così sazi. E anche  Matteo Salvini, che fa campagna contro la Rai sin da quando è stato eletto segretario della Lega per la prima volta nel 2013, vorrebbe maggior spazio per far valere il potere contrattuale del Carroccio all’interno della maggioranza. L’obiettivo è quello di riuscire ad acquisire maggior peso in una rete che si vorrebbe far propria. In questi tentativi il Capitano sa di poter  contare sulla figura di Marcello Ciannamea, alla Direzione coordinamento editoriale palinsesti televisivi, considerato vicino al ministro delle Infrastrutture. E però, raccontano alcuni, sempre più confidente del direttore generale Rossi.

 

Ma il monito di Berlusconi ha, come abbiamo già detto, anche altri destinatari, rimasti per lo più, per adesso, in un cono d’ombra: e cioè anche esponenti di primo piano del partito di Giorgia Meloni. Tra questi ci sarebbe anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, anch’egli sempre più convinto che un’azienda che arruola oltre 12 mila dipendenti, ha più di 2 mila giornalisti, quasi 700 milioni di euro di debito destinati a lievitare verso il miliardo, vada trattata alla stregua di vertenze come l’ex Ilva o l’ex Alitalia. Della serie: prima o poi dovremo porci il problema di renderla economicamente sostenibile sul libero mercato. E allora perché non iniziare da subito a ragionare su una rivoluzione che metta a soqquadro l’architettura di Viale Mazzini, a partire dalla scelta del nuovo amministratore delegato dal prossimo giugno, alla scadenza dell’incarico affidato pro-tempore a Roberto Sergio? 

 

Sono scenari che preoccupano i Berlusconi perché, in un mercato in cui in maniera sempre più vigorosa si prendono i loro spazi nuovi player non generalisti come Nove – per non parlare di La7, che dopo Gramellini e Augias sta per annunciare una nuova edizione del “Milionario” con Fedez – il venir meno di una Rai classica per Mediaset sarebbe un’incognita indigeribile. Significherebbe, a quel punto, nell’epoca della crossmedialità multipiattaforma, navigare in mare aperto. E cioè quello che sempre il padre Silvio ha voluto evitare. Sapendo che l’abbraccio, la coabitazione, consolidano un duopolio che non danneggia nessuno. La morte del Cav. questa difesa l’ha lasciata, nella maggioranza, a una Forza Italia che però è sempre più periclitante, incerta, nell’assumere posizioni forti e nel riuscire a imporsi sulla premier. Per questo Pier Silvio a Meloni le sue preoccupazioni le ha esternate anche in privato, ricevendo rassicurazioni non solo di prammatica. Però ha capito pure che c’era bisogno di parlare anche a una parte dei fedelissimi della presidente del Consiglio. E recapitare loro un messaggio inequivoco: non fate passi azzardati. Non conviene a nessuno. A partire dal centrodestra.

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