Ecofin-Manovra

Giorgetti, l'apache. Blocca gli emendamenti e sfida i falchi sul Patto di stabilità: "Non firmo"

Carmelo Caruso

In Italia frena gli assalti di Forza Italia, ma resta il problema delle pensioni per i medici. In Europa fa il "meloniano" e minaccia di non firmare

Gli schiaffoni di Giorgetti. E’ una serie. Puntata del 9 novembre. Il nostro ministro, lo spilungone di Cazzago, all’Ecofin, sul nuovo Patto di stabilità, dice che non le ha prese, ma  date. A tedeschi e francesi risponde: “Questa bozza non ci piace ancora. Non firmiamo”. Ha ordinato al ministro Ciriani di fare “manovra pulita”, cassare gli  emendamenti onerosi della maggioranza.  Girate pagina, non c’è la pubblicità.


Dicevamo dunque che lo spilungone Giorgetti non proroga il Superbonus, come desidera Tajani, il vicepremier bonus-malus, e al momento non ha neppure i denari che chiede il personale sanitario. Servono 3 miliardi. Non ci sono. Fazzolari, da Bruno Vespa, promette che qualcosa verrà trovato. La battaglia è stata  presa in carico da FI che non emenda ma non si arrende. Purtroppo con le interviste va  un disastro. Al Tg1, Raffaele Nevi, tajaneo, ha detto: “Sulla manovra abbiamo fatto uno sforzo importante per mettere 15 miliardi di nuove tasse”. Mannaggia Freud. Per fortuna c’è il senatore antagonista di FI, lo strepitoso Dario Damiani, spalla di  Lotito, Lotitollah. Risponde al Foglio: “E’ vero che gli emendamenti onerosi sono stati spazzati via ma ciò non significa che le nostre richieste non possano essere assorbite in un emendamento di governo. Abbiamo tante frecce al nostro arco”. Attenzione, la famiglia Berlusconi, Pier Silvio Berlingueroni, ha già allertato i parlamentari di FI, perché tira una brutta aria. Si scommette che Mef e Chigi inseriranno una pecetta in manovra   per aumentare il tetto pubblicitario della Rai. Ma questi sono altri argomenti e ci distolgono dalla serie, “Gli schiaffoni di Giorgetti”. Lo spilungone, infatti, a miglia di distanza, nelle nebbie nordiche, avrebbe fatto l’apache con l’omologo tedesco, Lindner, e pure con Bruno Le Maire, il francioso, di natura ottimista che comunicava ai cronisti di stanza: “Sul Patto di stabilità ci stiamo muovendo nella giusta direzione”. La presidente di turno dell’Ecofin, la ministra del Bolero, la spagnola Calviñho, ha preparato una bozza che recepisce in parte le richieste italiane. Facciamo un punto sulla bozza  (è sempre bozzofila, un proliferare di bozze, ovunque) che a Bruxelles chiamano Landing zone. Gli investimenti per la Difesa non vengono scorporati dal debito ma ci sarebbe una “considerazione particolare”, così come per il cofinanziamento nazionale dei fondi Ue. Resta un problemino. I tedeschi, i falchetti, non si muovono dalla soglia del 3  per cento e ripetono ancora agli italiani, ai paesi con debito superiore al 60 per cento: “Respektiere die drei, verstanden?”. Si sono irrigiditi. Come se fossero morbidi, di solito. Vogliono il calo del debito entro sette anni. I danesi  lavorano al compromesso per i paesi con debito oltre il 60 per cento (Italia). Prevede un percorso di aggiustamento spalmato fino a 11 anni. Meloni e Giorgetti fanno la faccia feroce. Lo spilungone  avrebbe lasciato intendere che, sapete che c’è?, quasi, quasi mi tengo il vecchio Fiscal compact, quello del tre per cento con procedura d’infrazione. Si fa ovviamente per dire. Sarebbe un disastro per Francia, Spagna, Portogallo e Italia naturaliter. Ma l’Italia, modello albanese, fa da se. Non ci sta a comprare la corda con cui impiccarsi, direbbe Fazzolari. La ministra col Bolero, Calviñho, ha  smentito: “Non ci sono paesi che vogliono ritornare al vecchio Patto”. Da buona spagnola ha pure aggiunto che sul Patto  siamo “come nel Cammino di Santiago; stiamo per intravedere la cattedrale”. E certo che lei la vede. Vuole fare la presidente della Bei e togliere la sedia al nostro Daniele Franco (l’ex ministro di Draghi, l’economista più tenero del continente). La spagnola si è apparecchiata la tavola con il francioso Le Maire, ma Macron non è convinto. Il buon Franco sta simpatico a Lindner, ma Scholz non si esprime. Gli spagnoli hanno però fatto eleggere, ritirando la loro candidata, la tedesca Claudia Buch a presidente del Consiglio di Vigilanza Europea. Vantano un credito. Sembra la Rai. Non si esclude che da tutto questo tira e molla non si avvantaggi Franco o la commissaria Vestager. Paolo Gentiloni, l’italiano, il commissario Ue, che come diceva Meloni “deve fare gli interessi dell’Italia”, ricorda a Meloni che il tempo stringe (pure il suo da commissario). Il ministro Fitto, al Senato fa invece il saggio: “La partita del Patto di Stabilità  è complessa”. Viene tutto aggiornato al 23 novembre per una sessione straordinaria. In attesa, potete rivedere la serie “Gli schiaffoni di Giorgetti”. E’  a pagamento, costo che Giorgetti vi detrarrà dalla prossima dichiarazione dei redditi.

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio