il mistero continua

Scherzo telefonico a Meloni, il caso coinvolge l'ambasciata italiana ad Addis Abeba

Simone Canettieri

Durante l'audizione al Copasir del sottosegretario Mantovano è emerso che la richiesta di contatto dei comici russi passò anche dal rappresentante italiano presso l'Unione africana. Che ora si scopre aver lanciato un allarme sul rischio delle mail di phishing il 12 ottobre, venti giorni prima della diffusione della conversazione

La richiesta – via mail – di un contatto telefonico fra il finto presidente  Moussa Faki Mahamat e la premier Giorgia Meloni arrivò ad Addis Abeba,  girata dagli uffici di Palazzo Chigi, al nostro rappresentante permanente italiano presso l’Unione africana. Tuttavia  nessuno sollevò alcun problema. E così andrà in scena quello che passerà alla storia come lo scherzo telefonico di due “comici” russi, Vovan e Lexus, a Meloni, il 18 settembre. Non succederà nulla nemmeno dopo la telefonata quando la premier, chiusa la conversazione inizierà a nutrire sospetti sulla autenticità del suo interlocutore.


Una beffa che ha fatto il giro del mondo e che è costata il posto al consigliere diplomatico del governo Francesco Talò, ufficialmente dimissionario anche se ancora in carica in attesa della nomina del sostituto. La ricostruzione è emersa durante l’audizione al Copasir del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e con delega ai Servizi segreti, Alfredo Mantovano. Un pasticcio che coinvolge l’ufficio di Palazzo Chigi, ma forse anche la Farnesina da cui dipende il rappresentante permanente presso l’Unione africana Alberto Bertoni ad Addis Abeba. Ma attenzione alle date: la telefonata è del 18 settembre e viene diffusa in rete mercoledì 1° novembre. Ora però c’è un altro mistero da chiarire sul sito ufficiale dell’Unione africana compare una nota sul rischio delle mail di phishing rivolte a capitali stranieri. E’ del 12 ottobre, venti giorni prima che esploda il caso. Nella nota si dice che è giunto all’attenzione dell’Ufficio di presidenza della Commissione dell'Unione africana che “diverse capitali straniere sono state vittime di indirizzi e-mail falsi che pretendono di essere e-mail ufficiali del vice capo di stato maggiore per conto del presidente della Commissione dell’Unione Africana, chiedendo telefonate ai leader stranieri”. Tre ipotesi: la denuncia italiana arrivò comunque all’Unione africana, qualcosa è stato coperto o altri leader sono stati vittima di scherzi simili. Intanto il Copasir dovrebbe audire anche Talò.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.