Spazio a sinistra?
L'attivismo-protagonismo di Landini visto da Cesare Damiano
Il segretario della Cgil, la contrapposizione frontale con Salvini, il ritrarsi dalla primissima fila di Schlein (e di Meloni). Parla l'ex sindacalista, già ministro del Lavoro con Prodi
"La precettazione è priva di fondamento”, ha detto ieri il segretario Cgil Maurizio Landini all’indirizzo del ministro dei Trasporti Matteo Salvini, il cui mantra è: “Mi sono sentito in dovere di assumermi l’onore e l’onere di garantire il diritto allo sciopero…non di 24 ore ma di 4 ore”. E mentre Cgil e Uil, nelle persone di Landini e di Luigi Bombardieri, valutavano la possibilità di impugnare l’ordinanza di precettazione del ministro, la voce del segretario Cgil si stagliava contro Salvini ancora più alta. Alta e sonora nel campo dell’opposizione, dove pure la segretaria del Pd Elly Schlein avrebbe potuto e potrebbe farsi forte del fatto di aver riempito Piazza del Popolo l’11 novembre. Tanto che il relativo ritrarsi di Schlein dalla primissima linea ispirava forse ieri al ministro meloniano per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani la frase “la Cgil vuole marcare la scena e dettare la linea nel centrosinistra, cercando di riempire un vuoto politico”. Come si sta muovendo Landini? Con quali obiettivi? Lo abbiamo chiesto a un osservatore che conosce bene la materia, e cioè a Cesare Damiano, ex sindacalista, già ministro del Lavoro nel secondo governo Prodi, ora presidente dell’Associazione Lavoro&Welfare.
“Faccio un passo indietro”, dice Damiano, “guardando alla mia esperienza: mi sono iscritto alla Cgil nel 1970, quando segretario era Luciano Lama, e al Pci nel 1975, segretario Enrico Berlinguer. Sono cresciuto con l’idea – quella era infatti la scuola – dell’autonomia del sindacato rispetto alla sfera politica. Ecco, quell’autonomia è tanto più evidente in una situazione in cui la politica ha perso terreno”. In questa ottica, dice Damiano, “la figura di Landini appare come la figura che ha promosso una serie di iniziative dall’opposizione, iniziative partecipate e visibili, penso alla manifestazione del 7 ottobre scorso, con abbraccio Landini-Schlein per la Costituzione, e penso a oggi, momento in cui Landini ha alzato, accanto a Bombardieri, la bandiera della mobilitazione generale e ha messo nel mirino la legge di Bilancio, contestandola alla radice per i suoi effetti economici e sociali. C’è insomma un indubbio protagonismo del segretario cgil, tanto più quando sulla scena si nota l’opposto attivismo di Salvini: un modo, quello del ministro, per sviare il paese dai problemi reali. Il governo infatti, prima con il premierato, ora con il fuoco contro lo sciopero generale, cerca di depistare i cittadini di fronte al fatto che la crescita non c’è, per non parlare delle pensioni”. In questo quadro, le mosse di Landini possono ricordare quelle di Sergio Cofferati nei primi anni Duemila? “Cofferati”, dice Damiano, “si muoveva in una logica politica ma non ha mai oltrepassato il confine dell’autonomia. Con Landini ora, a mio avviso, non è in atto un’invasione del campo Pd quanto una distinzione sullo stesso campo. Il Pd, con Landini alla Cgil, più di prima, ha possibilità di convergenza. Certo, è vero che nel campo del centrosinistra non c’è un’unità consolidata, ma è ora, in questa amalgama in profondo movimento, che bisogna puntare sulla mobilitazione”.