l'editoriale del direttore
Gli scioperi fuori dalla realtà di Landini & Co.
Rivendicazioni sballate, proteste senza obiettivi, numeri in libertà e attenzione alla crescita e al debito pari a zero. Se il governo vive su Marte, i sindacati hanno preso quantomeno residenza su Plutone
Loro su Marte, lui su Plutone. Il segretario della Cgil Maurizio Landini ha rilasciato ieri una potente intervista a Repubblica per rilanciare con forza i contenuti dello sciopero generale convocato per oggi (sciopero numero sessantaquattro dell’anno, detto tra parentesi, di questi ventisei sono stati organizzati di venerdì, il 41 per cento, ma trattasi naturalmente di coincidenza). Nel denunciare le atrocità commesse dal governo, Landini accusa la maggioranza di molte nefandezze, rimproverandola di aver attuato “un attacco alla democrazia”, “un attacco alla Costituzione”, “un colpo ai diritti” e riscontrando naturalmente “un attacco al diritto di sciopero” (Landini, detto tra parentesi, crede così tanto alle sue parole, alla descrizione cioè dell’Italia come un paese a un passo dalla dittatura, che come misura di difesa estrema, dinanzi all’aggressione del governo, si dice pronto persino a valutare un imperioso “ricorso al Tar”).
A metà dell’intervista, il segretario della Cgil, chiuso nel fortino a valutare se un attacco alla democrazia valga un ricorso al Tar, per evidenziare la distanza dalla realtà del governo offre un’immagine evocativa: “Anziché vivere su Marte, il governo vada a fare la spesa e a sentire la sfiducia e la delusione di chi l’ha votato”. E’ possibile che Landini abbia ragione e che il governo su molti temi viva su Marte. Ma a giudicare dalla piattaforma ufficiale utilizzata dalla Cgil per giustificare il suo sciopero di oggi se il governo vive su Marte il sindacato ha preso quantomeno residenza su Plutone. La maggioranza di Meloni ha molti difetti ma i capi di imputazione mossi da Landini a Meloni appaiono essere semplicemente fuori dalla realtà. Landini contesta a Meloni di non aver “cancellato la legge Fornero”, lamentandosi dunque del fatto che il governo sia stato troppo responsabile sui conti pubblici.
Landini accusa Meloni di “non aver tassato gli extraprofitti”, lamentandosi dunque del fatto che il governo abbia scelto di fare marcia indietro rispetto a un provvedimento irresponsabile. Landini accusa Meloni di aver “incentivato l’evasione fiscale”, ignorando il fatto che il ministero dell’Economia ha da poche settimane sottoscritto un nuovo accordo con l’Agenzia delle entrate impegnandosi a riscuotere tra il 2023 e il 2025 2,8 miliardi di euro in più rispetto al triennio precedente. Landini accusa il governo di aver “tagliato gli investimenti pubblici e sulle infrastrutture”, dimenticando che nei prossimi cinque anni l’Italia riceverà centinaia di miliardi dall’Unione europea per investire anche nelle infrastrutture, ma parlare del Pnrr significherebbe dover parlare di efficienza e di fronte al rischio di dover pronunciare quella parola meglio puntare sull’agenda Antani.
Landini accusa poi il governo di essersi “limitato a confermare i cento euro in più nelle buste paga” già previsti nella precedente manovra, ammettendo dunque che il governo i soldi in busta paga in più, rispetto ai contratti base, li ha messi. Landini accusa il governo di non fare nulla per “favorire il lavoro stabile a tempo indeterminato”, ma dimentica di ricordare che negli ultimi anni le misure che hanno contribuito a creare lavoro stabile a tempo indeterminato sono le stesse che la Cgil ha cercato in tutti i modi di contrastare (il Jobs Act che Landini vorrebbe abolire ha contribuito a creare in tre anni, dal 2014 al 2017, 918 mila occupati in più e oggi, anche grazie alla flessibilità concessa dal Jobs Act, l’Italia ha un numero di occupati da record, con un 83 per cento di occupati a tempo determinato). Landini accusa il governo di aver portato avanti politiche destinate ad aumentare la diseguaglianza (la Banca d’Italia, in audizione alla Camera, ha affermato, tre giorni fa, che le misure previste nella manovra vanno a beneficio di “tre famiglie su quattro”, “principalmente quelle più povere”, e gli interventi previsti comportano “una lieve riduzione della diseguaglianza dei redditi, con l’indice di Gini che diminuirebbe di 0,3 punti percentuali”).
Se il governo, in economia, vive su Marte, Landini, quantomeno, vive su Plutone. E a testimoniare la distanza siderale, galattica, che ha la Cgil rispetto alla realtà economica dell’Italia vi è un dettaglio ulteriore. Due giorni fa, la Commissione europea ha indicato i due grandi limiti della manovra dell’Italia: poca attenzione alla crescita, poca attenzione al debito. Abbiamo controllato quante volte, nelle rivendicazioni sindacali che animano lo sciopero di oggi, compaiono le parole “crescita” e “debito” e abbiamo scoperto che l’attenzione dedicata dalla Cgil alle due grandi priorità dell’Italia corrispondono al numero di volte che il leader della Cgil, negli ultimi sei anni, ha utilizzato la parola “produttività”: zero. Da Plutone è tutto, a voi studio.