il caso
Il decreto Energia salta per la quarta volta dal Cdm. L'industria scalpita
Proroga del mercato tutelato e concessioni idroelettriche continuano a bloccare il provvedimento del ministro Gilberto Pichetto Fratin. Tra le misure ferme c'è anche la fornitura di energia a prezzi calmierati alle imprese
Per il ministro Gilberto Pichetto Fratin rimandare la fine del mercato tutelato e difendere la posizione dei concessionari dell’idroelettrico è più importante che garantire in tempi brevi energia e gas a prezzi calmierati all’industria. Il paragone può sembrare azzardato ma sono proprio le interlocuzioni con la Commissione europea sulle due misure che riguardano concorrenza e liberalizzazioni a bloccare da quasi un mese il decreto Energia. Ieri il ministro ha detto che il confronto con Bruxelles potrebbe concludersi in tempo per portare il provvedimento in Consiglio dei ministri la prossima settimana, ma la stessa fiducia è stata espressa anche due settimane fa e ieri per la quarta volta il decreto è rimasto fuori dal Cdm. Così, l’ostinazione a non voler tenere fuori mercato tutelato e concessioni idroelettriche sta bloccando tutte le altre misure del provvedimento, annunciato per la prima volta a luglio e considerato dalle parti di via Cristoforo Colombo il più importante dall’insediamento.
Dentro ci sono novità che riguardano lo sviluppo delle rinnovabili, tra cui la realizzazione di un polo per l’eolico offshore e un fondo per compensare le regioni che installano nuovi impianti, ma anche correttivi normativi per dare una spinta ai progetti di cattura e stoccaggio della Co2 e favorire la decarbonizzazione. Centrali e molto attese sono anche le novità che riguardano la fornitura di energia all’industria attraverso i meccanismi di gas e energy release, di cui beneficerebbero 4.800 imprese a forte consumo. In ballo c’è la possibilità di sfruttare i giacimenti nazionali di gas a questo scopo, come previsto già senza successo dal governo Draghi.
Proprio dai grandi consumatori industriali riuniti in Confindustria è arrivata ieri una prima e decisa sollecitazione al ministro, che incontreranno nei prossimi giorni. In una nota le imprese hanno espresso la loro “forte preoccupazione” per l’ennesimo rinvio, che mette l’industria italiana in una posizione di svantaggio rispetto a quella di Francia e Germania, dove i governi hanno messo in campo sgravi fiscali ad hoc. Ulteriori ritardi “avrebbero effetti permanenti sulla tenuta delle imprese esposte alla concorrenza internazionale”. Il messaggio al ministro è chiaro: fare in fretta e, se è il caso, scegliere quali sono le priorità.