l'intervista
Il neo capogruppo Gasparri ci spiega cosa cambia ora per FI (e il governo)
Il nuovo presidente dei senatori azzurri: "Io nominato perché più vicino a Meloni? Non rinuncerò a dire quello che penso. Forza Italia senza il Cav.? Siamo un impianto elettrico in mezzo ai fuochi d'artificio. Siamo un partito unito"
Ci tiene a precisarlo all’inizio di questo colloquio: “Non è una mia iniziativa. E’ stato Antonio Tajani, che conosco da cinquant’anni, a chiedermi di impegnarmi. Mettendo a frutto tutta la mia esperienza, la mia competenza. In politica funziona così: è più gratificante quando ti chiamano di quando sei tu a reclamare qualcosa”. E insomma Maurizio Gasparri torna a ricoprire il ruolo di capogruppo. Sarà il dominus di Forza Italia al Senato, dopo esserlo stato nel Popolo delle Libertà oramai dieci anni fa: “E’ stata una riorganizzazione che ha cercato di sfruttare tutte le risorse all’interno del partito. Come quando nel calcio ti cambiano di ruolo per far valere le tue potenzialità. C’è chi tira i rigori e chi costruisce il gioco. Una decisione condivisa all’unanimità. E infatti oggi Licia Ronzulli, che è sempre stata capace nel ruolo di capogruppo, dovrebbe essere designata vicepresidente del Senato al posto mio”, dice.
Eppure c’è già chi sostiene che sia una scelta figlia della volontà di Tajani di togliere potere alla cosiddetta minoranza ronzulliana, descritta come in rotta con la premier Meloni. “Sono letture che capisco, ma che non corrispondono alla realtà. Lo sa perché? Perché siamo stati io, Tajani e Barelli a dire che la legge sugli extraprofitti delle banche andava rivista. Così come abbiamo chiesto una revisione della misura che tagliava le pensioni ai medici. Ecco, queste cose continueremo a dirle, in maniera pacata. E se la maggioranza ne esce rafforzata non è perché a differenza degli altri starò zitto, ma perché ho l’esperienza per fare da tramite, agevolare la comunicazione. Ho il vantaggio di conoscere tutti”. Gasparri ci tiene a far capire che la sua nomina è anche finalizzata a “tenere unita Forza Italia”. Dopo la morte di Berlusconi si temeva una dissoluzione del partito. “E invece abbiamo resistito. I prossimi sei mesi saranno determinanti per noi. All’obiettivo del 10 per cento possiamo arrivarci. Anche se le europee sono sempre delle elezioni particolari. Vede, nessuno di noi è Berlusconi, anzi. Non vale nemmeno un decimillesimo del Cav. Per questo non ha senso rivendicare un protagonismo da solisti. Lo stesso Tajani sa di essere tutt’altra cosa rispetto a lui”.
E cosa siete voi di Forza Italia senza il cavaliere? “Siamo l’impianto elettrico in mezzo ai fuochi d’artificio. Berlusconi è stato capace di essere l’uno e l’altro. Non saremo sexy, ma rappresentiamo un’area moderata, responsabile, popolare. Anche Meloni a lungo termine dovrà essere capace di svolgere un ruolo di questo tipo”. Non avete paura di Renzi e Calenda, in termini elettorali? “E chi li ha visti! Al Senato stanno dando vita a uno spettacolo imbarazzante sui rimborsi. E sono gli unici ad aver divorziato senza matrimonio”. Tajani e la premier hanno un rapporto stretto, si fidano l’uno dell’altro. Possiamo dire che invece tra Meloni e Salvini ci sono un po’ di tensioni? “Solo sui giornali, perché nella realtà si finisce sempre per trovare una quadra. Come diceva Romano Prodi: competition is competition. Ognuno cerca di portare consenso al suo partito. Certo l’obiettivo non deve essere solo il proprio rafforzamento, ma il rafforzamento di tutta la coalizione. Perché a volte si fanno cose per crescere nei sondaggi e poi invece il consenso lo si perde. Per questo insulti e stilettate vanno evitati”.
Fatto sta che, nell’avvicinarsi alle europee, la situazione tra gli alleati è diversificata. “Perché già ai suoi tempi dicevo che Alleanza nazionale doveva entrare nel Ppe. Adesso, all’interno dei conservatori, Meloni non ha un problema di presentabilità. Mentre Salvini, che è compatibile con una destra di governo a livello europeo, ha alleati come Afd e Le Pen che sono troppo ingombranti”. Intanto, però, litigate sui territori. “Ma no. Sono normali dialettiche. Stiamo discutendo per le elezioni in Sardegna e Basilicata. Ma vedrete che alla fine risolveremo tutto. L’importante è evitare candidati sbagliati, com’è successo anche in passato quando abbiamo perso regioni e città contendibili”, dice ancora il senatore azzurro. Che sul futuro del governo non ha particolari dubbi: “Andrà avanti fino a fine legislatura”. E invece su quello di Forza Italia? E’ plausibile una fusione con FdI in un grande partito repubblicano? “Non è un tema all’ordine del giorno. Poi nella politica può succedere di tutto. Ma adesso l’obiettivo è rafforzare Forza Italia. E anche Meloni dovrebbe averlo a cuore, visto che un leader deve pensare a non tagliare il ramo su cui è seduto”.