la manovra e oltre
Le "contromanovre" scoperte dell'opposizione
Meloni dice che "la coperta è corta". Per il M5s la coperta non esiste: decine di miliardi di spesa senza fornire un numero. Il Pd indica una lsita della spesa da 22 miliardi aggiuntivi con coperture indefinite. Fa eccezione la proposta di Azione
Sulla legge di Bilancio Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti dicono che “la coperta è corta”. Ma per le opposizioni, nel giorno delle contromanovre, si tratta di un falso problema. Nel senso che M5s e Pd alla coperta non ci pensano proprio. Né criticano il governo, come ad esempio fa la Commissione europea, per il deficit e il debito elevati.
La “manovra giusta”, ovvero la legge di Bilancio alternativa, presentata da Giuseppe Conte è una lunga lista della spesa. Aumento degli incentivi alle imprese (oltre 2,5 miliardi), ripristino dell’Ace – l’agevolazione per la patrimonializzazione delle imprese abrogata dal governo (4,8 miliardi), aumento della spesa sanitaria al 7 per cento del pil (15 miliardi), taglio strutturale del cuneo fiscale (15 miliardi dal 2025), salario minimo con sussidio alle imprese, ripristino del Rdc (2,5 miliardi). Poi spese e bonus vari: pacchetto pensioni (stop al taglio dei rendimenti privilegiati dei dipendenti pubblici, ripristino di Opzione donna, riscatto gratuito della laurea), bonus psicologo, bonus libri, fondi per la disabilità, pacchetto taglia-mutui, agevolazioni per il “rientro dei cervelli”... Il tutto costerebbe qualche decina di miliardi, raddoppiando l’entità della manovra. Il condizionale è d’obbligo, visto che nella proposta di Conte non sono quantificate le spese (le stime sono nostre) né le coperture. Nel documento del M5s non c’è un numero, neppure quello delle pagine. L’unica fonte di gettito indicata, senza però dare cifre, è una tassa sugli extraprofitti di banche, assicurazioni, settori della difesa e farmaceutico.
La “contromanovra” del Pd soffre della stessa impostazione. Nella sua relazione Elly Schlein fa un lungo elenco di problemi a cui corrisponde una lunga lista della spesa, seppure meno onerosa di quella del M5s. Aumento della spesa sanitaria (4 miliardi, oltre ai 3 messi dal governo), fondi per la non autosufficienza (600 milioni), aiuti contro la povertà energetica, bonus psicologo, aumento dei salari, ripristino dell’Ace (4,8 miliardi), fondi per il trasporto pubblico (un miliardo), incentivi per i pannelli solari, aumento fondo per gli affitti e le borse di studio (500 milioni), aiuti per il Mezzogiorno, credito d’imposta per il salario minimo, pacchetto pensioni (stop al taglio nella Pa, Opzione donna, pensione di garanzia), proroga di un anno della maggior tutela (in violazione del Pnrr), contrarietà al piano di privatizzazioni per ridurre il debito pubblico. Il Pd quantifica la sua “contromanovra” in 22 miliardi aggiuntivi ma le coperture, citate dal responsabile economico del Pd Antonio Misiani, sono del tutto vaghe: il solito contrasto all’evasione fiscale (che non può essere messo a copertura); taglio dei 23 miliardi di Sussidi ambientalmente dannosi (senza specificare quali: si sa che Pd vuole aumentare le accise sul gasolio, come propone Ultima Generazione, ma il resto?), revisione delle tax expenditure (anche qui il Pd non dice quali spese fiscali tagliare: casa, imprese, famiglie, lavoro o salute?).
L’unica eccezione alle contromanovre senza numeri è la proposta di Carlo Calenda: Azione propone una manovra da 24,4 miliardi (stesso importo del governo Meloni), in cui a ogni spesa corrisponde una copertura. La scelta politica di fondo è la rinuncia al taglio dell’Irpef da 4 miliardi previsto dal governo per un corrispondente aumento della spesa sanitaria. Nel merito quella di Calenda è, come tutte, una proposta criticabile. Ma nel metodo è lodevole: tratta i cittadini da adulti, ricordando che non esistono pasti gratis né manovre senza coperte.