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Governo

Il Meloni cargo, Fascina chiede ora il rimpasto di Pichetto e Zangrillo

Carmelo Caruso

Le frizioni tra Lega e FI fanno viaggiare il governo verso la stazione del rimpasto. Ci sono ministri che non tengono la velocità di governo. In FdI, Urso. Piantedosi si avvicina a Tajani

Anche Meloni ha le sue Ferrovie: una è la FrecciaMeloni, l’altra è il Meloni merci, il Meloni cargo. Sulla prima viaggiano i ministri di fascia alta, sul cargo viaggiano almeno tre ministri di Forza Italia e il ministro Adolfo Urso. Con Lollobrigida si è capito come funziona: chiama la capotreno e prosegue in auto. Torna la questione “squadra di governo” e a riaprirla non è il caso Lollobrigida. Al Senato, durante il Premier time, è stato il leader di Italia viva, Matteo Renzi, rivolgendosi alla premier, a fischiare la fermata: “Signora presidente, se pensa di raccontarci che ha la squadra migliore del mondo e che tutto va bene avrà un risveglio terribile”. Il cambio di binario lo chiede ora una parte di Forza Italia. Da due giorni, un inedito, Marta Fascina, la vedova del Cav., si mostra in Transatlantico. Inutile dire che non parla. Ai giornalisti, come le principesse, risponde: “Grazie, grazie”. I deputati di FdI quando la vedono passare dicono: “Attenzione, c’è la signora cento milioni”. La “signora cento milioni” e la sua corrente si stanno presentando adesso da Tajani, il titolare della biglietteria, e gli chiedono di staccare un biglietto. Vogliono un ministero per il sottosegretario Tullio Ferrante, sottosegretario ai Trasporti. Fascina e la corrente intendono replicare lo schema Ronzulli-Gasparri. Ronzulli è stata eletta, ieri, vicepresidente del Senato, Gasparri ha preso il suo posto da capogruppo.  Meloni ha più volte ripetuto che è sua intenzione concludere il mandato senza rimpasti, ma di intenzioni sono piene le biblioteche. Sono accomodati sul Meloni cargo i ministri Pichetto e Zangrillo. Sono loro due i primi che rischiano di scendere alla stazione europee 2024.


Innanzitutto bisogna fare i conti con una Lega che dopo il successo olandese di Geert Wilders, l’alleato europeo di Salvini, cerca nuovi spazi. Il 3 dicembre, a Firenze, alla Fortezza da Basso, Salvini convoca gli underdog, anzi i dog della destra europea. E’ un evento per lanciare la campagna elettorale dei partiti che vogliono sbranare l’Europa, i partiti popolari, socialisti e pure i conservatori che rispetto a Identità e Democrazia, il gruppo di Salvini e Le Pen, sembrano dei nobili che giocano a bridge.

 

A Firenze, sono attesi Marine Le Pen, Alice Weidel. Meloni, si sa, è cambiata. Al Senato ha dichiarato di non ricordare  di aver detto “di uscire dall’Euro”. Nel 2014 aveva fatto molto di più: aveva aperto il congresso di FdI e il suo programma recitava “scioglimento concordato dell’Eurozona”. Era un’altra e che abbia cambiato idea è straordinario come è straordinario che il suo governo venda Mps ai fondi stranieri, che i patrioti siano sbarcati a Wall Street.

 

A destra di Meloni è rimasto Salvini. Sulla affidabilità della Lega ci sono da inizio legislatura forti dubbi da parte di FdI. Meloni, soprattutto al nord ha chiesto ai suoi dirigenti di lasciare “spurgare” il Carroccio,  perché un Salvini che perde consenso è un Salvini che può rivelarsi incontrollabile. FdI è dell’opinione che l’avanzata delle destre estreme, almeno in Europa, produrrà, e sarà inevitabile, l’effetto contrario: “In vista delle europee scatterà il cordone sanitario contro la destra estrema e alla fine rimarranno popolari e socialisti alla guida Ue”. La Lega ha però lanciato due fumogeni. Il primo. I tre emendamenti simbolici, alla manovra, prima presentati e poi ritirati con tanto di scuse da parte di Massimiliano Romeo, il capogruppo del Carroccio al Senato. E’ lo stesso Romeo che sul caso Lollobrigida ha detto ieri: “Comportamento da evitare”. La Lega non ha ministri in discussione. Viaggiano tutti sul FrecciaMeloni. Salvini è il passeggero che si lamenta con educazione e che (lo ha fatto per schivare la domanda su Lollobrigida di Manolo Lanaro del Fatto quotidiano) vuole “un 5G che funzioni sul Frecciarossa”.

 

C’è però un suo vicino di poltrona che sta cambiano carrozza. Con il pretesto di andare a prendere il caffè, Matteo Piantedosi, si è avvicinato a Tajani. I grandi fatti israelo-palestinesi li ha fatti conoscere meglio. Comune era l’opinione che le manifestazioni pro Palestina non andassero limitate. Piantedosi, per qualche settimana, era stato spostato sul Meloni cargo, il treno merci dove viaggia il ministro Urso. Tra le occupazioni preferite di Urso c’è lo studio dei cv dei suoi dirigenti al ministero. Quando ne trova uno come quello di Antonio Lirosi, che ha collaborato e bene, con i governi di sinistra, ragiona su come liberarsene. Sul cargo, insieme a Urso, c’è la ministra Casellati. A parte abrogare leggi regie, e fare la parte di chi scrive la riforma del premierato, viene ritenuta in Forza Italia la ministra cartolina, “Baci da Chigi”.

 

A Pichetto, il ministro gozzaniano, delle care e piccole cose, hanno caricato invece un ministero estremamente complesso. Da settimane ha il dl Energia impantanato. Dovrebbe entrare in questo Cdm. Dovrebbe. Zangrillo ha invece due sfortune. E’ il ministro della Pubblica amministrazione, in anni, dove l’unico mandato, da parte di Giancarlo Giorgetti, è tagliare la spesa. L’altra sua sfortuna è che ha buoni legami sia con Tajani sia con l’area Ronzulli. La corrente Fascina-Sorte-Benigni avrebbe chiesto lo scambio di binario, la staffetta. Al posto di Zangrillo, Ferrante, oggi sottosegretario ai Trasporti. Ci sarebbe stato pure un tentativo, una folle proposta a Tajani: l’azzeramento di Ronzulli. Nell’incastro sarebbe stato Zangrillo a prendere il ruolo di Ronzulli e Ferrante trasferirsi al ministero. Tajani ha detto ‘no’ a una scelta che avrebbe umiliato Ronzulli. E però, non riconoscere un ministero alla corrente Fascina-Sorte-Ferrante sarà sempre più difficile. Barelli e Gasparri sono laziali e Sorte, il coordinatore di FI, in Lombardia, è finora il protagonista della campagna acquisti più spericolata nei confronti della Lega. I passaggi da una parte all’altra sono quotidiani. A uno scippo di FI segue uno della Lega. L’ultimo, due giorni fa. In Calabria, al governatore Occhiuto, è stato portato via il consigliere, Giuseppe Mattiani, e per presentarlo è arrivato addirittura  Salvini. In FdI c’è inoltre da sempre un passeggero che attende di salire sul FrecciaMeloni e ha pure il biglietto. E’ Galeazzo Bignami, il viceministro dei Trasporti, che Meloni vuole premiare il prima possibile. E’ la banchina di Meloni  e adesso si sta affollando  come le grandi stazioni. Qui il problema non è più  scendere, ma salire.

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio